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La Chiesa che sognamo. Facciamo strada

sintesi-e-proposte-dei-gruppi_articleimageUna tappa di un cammino che non vuole esaurirsi in un solo confronto, per quanto valido e costruttivo, e una esperienza “ecclesiale”, ossia un’esperienza di unità nella diversità, di ascolto dello Spirito Santo. Sono i due motori con cui si è messa in moto l’Assemblea Sinodale di Pentecoste, la due-giorni del 2 e 3 giugno proposta dalla Chiesa riminese. L’appuntamento è presso la parrocchia di San Giuseppe al Porto (Rimini) con “La Chiesa che sognamo, fare strada assieme”, questo è il titolo – molto suggestivo – dell’Assemblea. Il Vicario generale don Maurizio Fabbri illustra le principali vie che conducono a questo appuntamento.

Come nasce l’Assemblea? Cosa si propone?“L’Assemblea sinodale Diocesana nasce dal raccogliere un invito pressante di Papa Francesco alla Chiesa Italiana in occasione dell’Assemblea Ecclesiale di Firenze nel novembre 2015. Queste le parole del Pontefice: «Sebbene non tocchi a me dire come realizzare questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi [Chiesa italiana] un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni…».
Si tratta quindi di raccogliere un ‘sogno’ di Chiesa quale quella prospettata da Papa Francesco sulle tracce del Concilio Vaticano II: una casa accogliente, che vive la gioia del Vangelo e che, come un ‘ospedale da campo’, si fa prossima ad ogni persona, con le sue fatiche e speranze, perché possa sperimentare la misericordia di Dio. Una ‘Chiesa in uscita missionaria’, ossia che esce dai suoi recinti per offrire il primo annuncio del Vangelo, entrando nelle periferie fisiche ed esistenziali degli uomini di oggi. Ma queste, lo sappiamo, rimangono parole se non si traducono in nuovi atteggiamenti mentali, nuove scelte e nuovi strumenti pastorali”.

Come arrivare “allenati” a questo traguardo?“Non basta l’intuizione di qualche prete o laico illuminato, occorre che tutto il Popolo di Dio si senta coinvolto, in un percorso ‘sinodale’ che metta in relazione tutte le sue componenti: non solo i preti, ma anche gli operatori pastorali, i gruppi ecclesiali e anche non praticanti .
Si tratta di una grande opera di ‘discernimento evangelico comunitario’ che coinvolga il Popolo di Dio nei suoi vari soggetti. Solo così quanto emergerà sarà sentito non come opera ‘di alcuni’ ma espressione di tanti e potrà attivare una coscienza missionaria condivisa”.

C’è un Comitato che ne ha seguito la “creazione”: come è stato composto e di cosa si è occupato in questi mesi di preparazione?
“Si è partiti chiedendo ai preti, ai Diaconi , al consiglio Pastorale diocesano, alle Aggregazioni Laicali, ai Religiosi di indicare alcune persone che iniziassero a lavorare insieme in un ‘Comitato Promotore’. Ci siamo ritrovati in ventitrè persone, che mensilmente si sono incontrate per chiarire cosa si voleva da questo ‘cammino sinodale’, come proporlo alle parrocchie, come formare i delegati… È stato un primo, fresco e fraterno germoglio di comunione”.

I detrattori sventolano il calendario e fanno notare la data dell’Assemblea, 2-3 giugno, a stagione turistica già iniziata…
“Sin dall’inizio, ci sono state alcune critiche comprensibili per il periodo scelto (già in pieno periodo turistico) e per il poco tempo di preparazione dell’Assemblea Diocesana. Pur rendendoci conto di questi problemi si è ritenuto di non rimandare ma di ‘attivare un processo’ che non si esaurisce nell’Assemblea di giugno ma che intanto inizi a coinvolgere le Comunità e a lanciarla sulla strada di Cristo buon samaritano”.

I delegati: chi sono, da dove vengono, quale ruolo sono chiamati a svolgere?
“Attualmente i delegati che hanno confermato la loro presenza all’Assemblea sono circa 350 di cui più di 86 preti (compresi i religiosi) e 30 diaconi. Resta da verificare la disponibilità di circa 80 persone che inizialmente avevano aderito. I delegati sono espressione di circa un centinaio di parrocchie, una decina di Istituti Religiosi maschili e femminili, quindici Aggregazioni Laicali e una decina di Uffici Pastorali Diocesani.
In concreto, ai Delegati viene chiesto di condividere la riflessione fatta nelle realtà ecclesiali di provenienza in riferimento ad una o più delle cinque aree suggerite (Famiglia, Inclusione dei Poveri, Giovani, Impegno sociale e politico, Educazione/scuola/cultura), in base a quattro domande che abbiamo proposto per il dialogo nei ‘tavoli di lavoro’ durante le due giornate di Assemblea”.

L’Assemblea Diocesana è un percorso, prima tappa a giugno. Ma non è un fulmine a ciel sereno. C’è un cammino preparatorio. Come hanno risposto parrocchie, movimenti e associazioni all’invito?
“La realtà diocesana ovviamente è molto variegata e anche le modalità di coinvolgimento delle parrocchie e realtà ecclesiali non è stata omogenea. Nei laici, religiosi, diaconi e sacerdoti che si sono coinvolti ho colto entusiasmo, la percezione di un lavoro che poteva valorizzare le loro comunità e il desiderio di un percorso comune come Diocesi. Certo, altre Parrocchie e singoli sacerdoti non si sono coinvolti forse ritenendo che c’era poco tempo a disposizione o che fosse un lavoro senza reale frutto per le proprie comunità. Ci sono parroci che parteciperanno all’Assemblea anche se non hanno svolto un lavoro preparatorio nelle proprie Comunità. Ma non mi sorprendo, spesso è più importante che l’esperienza sia positiva per chi la vive e diventa uno stimolo anche per chi per ora ‘sta alla finestra’”.

Una ulteriore novità sarà lo stile adottato in occasione dell’Assemblea: sinodale. Espressione che in tanti utilizziamo forse senza conoscerne esattamente il significato…
“«Sinodale», «sinodalità» è una parola piuttosto recente nel linguaggio ecclesiale, ma indica semplicemente il ‘camminare insieme’ (syn-odos) di una Chiesa che vuole dare voce a tutte le sue componenti e cercare insieme la volontà di Dio, i passi su cui camminare per servire il Vangelo oggi.
In concreto, si tratta di un «metodo» che implica alcuni passaggi:
a) ascolto della realtà
b) discernimento alla luce del Vangelo
c) scelte pastorali condivise e confermate dai pastori
d) attuazione
e) revisione finale.
Questa Assemblea diocesana è chiamata «sinodale» almeno in due sensi: vuole essere una tappa di un cammino sinodale che la precede e che la segue; e poi nel metodo di svolgimento in quanto vuole dare parola a tutti i delegati perché ‘nulla vada perduto’, specialmente attraverso i cosiddetti ‘tavoli’ di lavoro, sullo stile del Convegno di Firenze.
Cosa emergerà? Come si continuerà?
In questo momento non saprei dire con precisione, dipenderà da quanto verrà portato dalle singole realtà e si tratterà di esprimere un orientamento di massima su come continuare il cammino.
Ma credo che oltre ai contenuti, sarà una bella occasione di ‘Chiesa’ convocata e guidata dallo Spirito Santo (non a caso siamo a Pentecoste)”.

Don Maurizio, cosa si augura per l’Assemblea?
“Se, da una parte, non è saggio coltivare aspettative eccessive, dall’altra, mi sembra possa diventare una tappa preziosa per una coscienza di Chiesa Diocesana che sa e vuole camminare insieme, sostenendo la collaborazione tra sacerdoti e laici e andando a cercare anche chi è più ‘fuori dal giro’. Ripeto, si tratta di ‘attivare un processo’, come spesso ci ripete il pontefice, non di fare un bell’evento, ma certo non c’è cammino se non si pone un passo dopo l’altro. E facciamo nostro l’invito forte di Papa Francesco: «Non lasciamoci rubare la gioia del Vangelo!»”.

a cura di Paolo Guiducci