Home Editoriale “Ma la casa mia dov’è?”

“Ma la casa mia dov’è?”

Non è davvero la prima volta che il vescovo Francesco sceglie il tema della casa, come ha fatto quest’anno per il messaggio alla città, in occasione del Corpus Domini. Già nell’ottobre del 2007, nel suo primo incontro con le autorità, a San Gaudenzo, l’allora neo pastore della comunità riminese denunciava: “Gli affitti sono troppo elevati”, “l’edilizia popolare non ha lo sviluppo necessario”. Soprattutto le giovani coppie “stentano a trovare soluzioni abitative compatibili con il loro stipendio e con il desiderio di fare famiglia e di generare dei figli”. Senza contare gli immigrati, che “non trovano abitazioni confacenti e dignitose a prezzi accessibili”.
Con la crisi economica il problema della casa è diventato crescente e rappresenta oggi un’emergenza ed una urgenza a cui bisogna dare risposta, sia per quanto riguarda gli alloggi disponibili, che spesso ci sono ma sono vuoti, sia per quanto riguarda la difficoltà, per tante famiglie, a saldare le rate del mutuo. Un punto particolarmente problematico questo: è necessaria, anche a livello pubblico, una strategia che riconosca che la casa per una famiglia è più che una proprietà o un investimento. Per questo le banche e gli istituti finanziari sono chiamati ad impegnarsi diversamente da ciò che è accaduto fino ad ora, pena il rischio che ancora più famiglie perdano la casa.
I dati Caritas sono chiari: con la crisi aumenta il numero di coloro che, pur appartenendo al ceto medio, rischiano la povertà, mentre è altrettanto evidente che il problema della casa, che può diventare motivo di indebitamento insostenibile, si fa sempre più pressante. Come, sul tema, sembra allarmante anche la condizione degli emigranti, il cui problema permane come sfondo, ormai pluriennale, sulla scena di questo e di altri disagi. Il diritto a una casa adeguata è centrale per la protezione della dignità umana, poiché dall’avere un’abitazione sicura dipendono molti altri diritti, come la salute, l’istruzione e il lavoro.
Senza dimenticare mai che, dietro a tante statistiche e cifre, ci sono persone concrete.
Nel suo messaggio il Vescovo fa anche proposte concrete rivolte a chi ha responsabilità pubblica e finanziaria, ma anche un appello a ciascun fedele e cittadino: “Abbiamo bisogno – dice – di occhi nuovi. I nostri sono troppo vecchi. Resi strabici dall’egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Assuefatti a scorrere troppo rapidamente i malinconici, interminabili elenchi delle nuove povertà”. Il cambiamento, prima ancora che nei muri, va fatto nel cuore.

Giovanni Tonelli