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L’elemosina che non paga

Quando al semaforo mi si avvicina un ragazzone di colore e mi chiede di lavare il vetro si becca un bel diniego e rischia un’omelia più lunga di quella della domenica. Perchè sono convinto e glielo dico, che quell’atteggiamento, quel “lavoro”, quell’elemosina insistentemente richiesta (anche se con un sorriso) fa pian piano crescere nella gente un sentimento razzista, più delle bordate di Bossi e amici. Un giovane, nel pieno delle forze, non deve umiliare se stesso, non deve ridurre la sua dignità per pochi centesimi di euro ad un lavoro inutile.
Senza poi considerare tutti i giri strani che stanno dietro alla gestione dei diversi semafori non funziona né il pietistico “Ho fame” oppure “Sono senza documenti”, perché comunque non sarebbe mai quella la soluzione.
Eppure davanti e dietro me, la gente, magari non si fa lavare il vetro, ma non rinuncia ad un’elemosina… “Poveretto” pensa… Ma è proprio in quell’aggettivo che s’insinua lentamente la differenza fra la persona e l’essere inferiore. Lì si crea il diverso, quello che non può, né sa stare alle regole del vivere civile, ma che proprio per questo, alla fine della tolleranza (perché questa finisce), verrà emarginato e poi espulso, come un elemento estraneo che nuoce e disturba.
Il problema non è la fame. Rimini ha due ottime mense per i più poveri (Caritas e Sant’Antonio) sempre aperte e ben funzionanti. Nei Centri di Ascolto chi vuol essere davvero aiutato ad uscire da certe storie, trova, nei limiti del possibile, un aiuto e non solo una pacca sulle spalle.
Non esiste dunque oggi sul nostro territorio un’emergenza “umanitaria” che giustifichi situazioni indegne, anomale, illegali. La rete della solidarietà è ampia e funzionante. Dunque anche il dibattito che ogni anno rinasce sul fenomeno degli abusivi che vendono in spiaggia ormai ha fatto il suo tempo. Se non vogliamo introdurre un nuovo concetto rovesciato di razzismo, la lotta all’abusivo come tale, qualunque sia il suo colore (bianco, nero, giallo o viola) va perseguita. L’obiettivo di chi vuole difendere davvero la dignità umana contro ogni razzismo dovrà d’ora in poi essere rivolto a chi legifera. Sono certe leggi, infatti, quelle che rischiano di creare nuove forme di illegalità e miseria.

Giovanni Tonelli