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“In Lui trovo la mia gioia”

“Signore, la sai l’ultima? Aspetto un figlio! Anzi, tanti figli! Tanti quanti Tu me ne vorrai donare!”
Colui che mi ha tessuto sin dal grembo di mia madre, che mi conosce fino in fondo e che è il pastore della mia vita, mi dona ora di partecipare alla sua paternità senza confini chiamandomi a diventare prete!
Ho sperimentato la paternità infinita del Signore prima di tutto attraverso la mia famiglia, nel suo clima affettuoso ed educativo, nel sentirmi “figlio amato” sempre, anche nelle situazioni più difficili della vita personale e familiare, come ad esempio la malattia di mia mamma.
Il Signore mi ha donato di conoscerlo attraverso la disponibilità e la cura di mio babbo Costantino, la fortezza e la fede di mia mamma Piera, l’affetto e la vicinanza dei miei fratelli Ermanno e Nicoletta.
La paternità e la guida del Signore si è resa presente anche attraverso don Enrico, il mio parroco, che mi ha fatto conoscere la bellezza dell’amicizia con Gesù e la passione del donargli tutta la sua vita.
Tutto questo il Signore ha predisposto perché scoprissi dentro di me il desiderio di stare con Lui, di conoscerlo sempre di più, di costruire amicizie vere e profonde, di rendermi disponibile ai fratelli, specialmente quelli più in difficoltà.
La strada per arrivare a questa consapevolezza non è stata così semplice e lineare: in particolare nel periodo dell’adolescenza mi è accaduto di perdere il contatto con i miei desideri più profondi per lasciare spazio ad una vita più superficiale e solitaria: in questo periodo a guidarmi erano specialmente le mie passioni per il calcio e per l’informatica, passioni che tutt’ora non mi hanno abbandonato. Ma il Signore mi ha sempre seguito: gli amici della classe di Ragioneria, sempre solari e simpatici, e soprattutto il dono dell’incontro con don Claudio e gli amici di Gioventù Studentesca, con i quali condividevo la fede e l’amicizia, hanno ridestato in me il desiderio di una vita piena del rapporto con Lui, della condivisione e della testimonianza della fede e del dono di me stesso agli altri.
Proprio nella semplicità della preghiera in parrocchia o a scuola prima delle lezioni, della vicinanza a mia mamma nei suoi bisogni e nelle sue difficoltà, del divertimento con gli amici e della disponibilità ad aiutarli a livello scolastico, sperimentavo quella gioia piena di cui parla Gesù e che sempre avrei voluto mantenere. Questo costituì per me l’intuizione della chiamata del Signore a diventare prete.
La vita del seminario, intrapresa appena finite le scuole superiori, grazie alla figura di don Antonio e degli amici che vi ho incontrato, mi ha aiutato a conoscermi ancora più a fondo nei miei desideri, nelle mie aspirazioni e nei miei difetti e limiti; il servizio nella parrocchia di Cattolica, nell’incontro con don Biagio e con tanti ragazzi, mi ha aiutato a capire che il Signore non mi ha scelto in base a delle mie doti o capacità particolari ma che è il rapporto costante con Lui, nell’ascolto della Sua Parola e nella vita fraterna, che porta a compimento i miei desideri e rende efficace il mio impegno per i fratelli.
Fondamentale è stato anche quest’ultimo anno di diaconato vissuto nella parrocchia della Colonnella, nella quale mi sono sentito pienamente accolto e dalla quale ho ricevuto una testimonianza grande della maternità e vitalità giovanile della Chiesa, vissuto nello studio, e, in maniera prevalente a livello di tempo, vissuto nella comunità di recupero di Sant’Aquilina.
Decisivi, in questa comunità, sono stati gli incontri con don Nevio, per la sua dedizione totale ai ragazzi, con Anna e gli altri responsabili della comunità, per la loro schiettezza e capacità di cogliere nei ragazzi ospiti le fatiche più profonde, e con molti dei ragazzi in cammino di recupero, per la loro rinascita umana e spirituale ed il loro impegno nel servizio. Grazie al Signore per tutto questo!
Dopo aver vissuto la consacrazione nell’ordine del diaconato nelle promesse di castità, povertà ed obbedienza, ora il Signore mi chiama ad allargare il mio cuore per accogliere una paternità più ampia: quella del pastore che guida una comunità. La storia fin qui vissuta mi racconta quotidianamente la perenne fedeltà del Signore al Suo amore e alla Sua chiamata; dunque non mi rimane che abbandonarmi a Lui, il Pastore buono, dicendo ogni giorno il mio “Eccomi!”, certo che il compimento dell’opera che in me ha iniziato corrisponde alla mia piena felicità, alla mia vera gioia!

don Stefano Sargolini