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In cattedra

Sia chiaro: bene ha fatto la Provincia a tutelarsi, informandone il ministro, da quegli inqualificabili redattori di un sito calabrese che hanno scritto di evitare la Romagna, che qui ci sono i terremoti, e di preferire l’assai più rassicurante Calabria, che in realtà a stabilità non è mica messa tanto meglio. I redattori hanno rimosso subito il testo incriminato ma ormai erano stati svergognati. Letta dall’esterno, la vicenda invero suona un po’ come quando a due bambini piace la stessa bambina, e uno per farsi bello le dice che l’altro è un puzzone e l’altro a sua volta lo dice alla maestra. O si pensi alla telenovela della maxiruota. Riccione la voleva, Rimini gliel’ha fregata e qualcuno di là ha detto: “allora ce ne facciamo una noi per conto nostro”. Oppure il baillamme sulla Bandiera Blu. Quest’anno, numeri alla mano, le Marche hanno sbeffeggiato la Romagna, in particolare Rimini: “noi di bandiere ne abbiamo un sacco e voi no, pappappero”. E da Rimini hanno risposto “noi la bandiera non l’avevamo chiesta per niente, facce di serpente”. Anche se il meglio è arrivato dalla cittadina abruzzese di Vasto. La Bandiera l’hanno avuta, ma solo per mezza spiaggia perchè l’altra non era nei requisiti. Hanno provato a gloriarsi lo stesso del riconoscimento facendo finta di niente, ma la magagna è subito venuta a galla. Un po’ come quelli che, ai miei tempi della scuola, indossavano le Mike sperando che nessuno si accorgesse che non erano Nike. Sarà pur vero che in Italia quanto a promozione turistica sappiamo fare scuola. Ma magari non la seconda elementare.