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Imprese: Del Conca, ceramiche a stelle e strisce

Da sinistra, il compianto Enzo Donald e Marco, Davide e Paolo Mularoni
Da sinistra, il compianto Enzo Donald e Marco, Davide e Paolo Mularoni
Da sinistra, il compianto Enzo Donald e Marco, Davide e Paolo Mularoni

Imprese: una crescita impensabile per Ceramiche del Conca, in totale 17 milioni di mq di piastrelle. Dal 1979 il Gruppo ha sviluppato quattro aziende di cui tre in Italia e una in USA. Assunzioni, sviluppo e ricerca per un mercato in costante espansione. Venduto all’estero l’80% della produzione

Ceramica Del Conca, oggi Gruppo leader a livello internazionale, è una delle imprese leader del territorio della provincia di Rimini, che più hanno saputo investire in risorse umane e tecnologiche d’avanguardia nel rispetto dell’ambiente e dell’antica tradizione che contraddistingue i grandi brand italiani nel mondo.
“Negli USA la considerazione per il made in Italy è sempre stata ai massimi livelli e noi vogliamo puntare su un mercato in crescita”, diceva Enzo Donald Mularoni, Ceo del Gruppo Del Conca, recentemente scomparso. Ed è proprio ciò che è successo: a due anni dall’inaugurazione del nuovo stabilimento americano situato a Loudon in Tennessee, la produzione sta per raddoppiare. Grazie all’arrivo di nuovi macchinari i 3 milioni di mq. prodotti in un anno diverranno 6 milioni, pari al 10% del mercato di fascia alta assorbito negli Usa.
Il figlio Paolo, Presidente di Ceramiche Faetano, una delle consociate del Gruppo, svela gli investimenti effettuati per il nuovo stabilimento negli States: “50 mln di dollari; la sede, inaugurata nella primavera 2014, è gia in una fase di espansione e si avvale di un ulteriore investimento di 30. mln di dollari. La superficie della struttura è compresa tra i 30.000 e i 40.000 mq. e nel prossimo inverno – anticipa a TRE – verrà completata per implementare maggiormente la produzione. Ancora una volta stiamo cercando di accelerare i tempi in vista di un traguardo più importante”. Mularoni conferma anche l’assunzione di altro personale per lo stabilimento americano: 40 nuovi dipendenti, per la precisione, che si andranno a sommare agli 85 attuali per un totale, sulle 4 sedi, di circa 600 addetti.

La prima… piastrella. Dalle produzioni di un tempo alle odierne c’è un abisso; la piastrella in ceramica oggi, oltre ad essere funzionale e robusta, è considerata un oggetto d’arredo, un elemento sul quale si concentrano alte tecnologie, design, qualità. E qui nel riminese, molti anni fa, grazie all’iniziativa della famiglia Mularoni, fu fondata Ceramiche Del Conca. “L’azienda fu fortemente voluta da mio padre Enzo Donald insieme a nonno Cino –afferma Paolo Mularoni, architetto, 37 anni -. Nel 1979 rilevarono una piccola azienda a San Clemente posta vicino al fiume; prese nome Ceramiche Del Conca. La fabbrica fu ampliata; dopo pochi anni, abbiamo acquisito Ceramica Faetano (RSM) da dove originariamente proviene la mia famiglia. Nel 2002 è stata aggiunta Pastorelli, azienda del territorio modenese. Facendo utili proiezioni di vendite, con dati alla mano, abbiamo considerato che il mercato internazionale costituiva una fetta importante della nostra produzione, circa il 65%, e che gli Stati Uniti da soli assorbivano il 50% dell’export, per cui, per ovvi aspetti logistici, abbiamo deciso di aprire una nuova sede all’estero. Nel marzo 2014 abbiamo inaugurato Del Conca USA, la filiale americana che ha iniziato, da zero, la sua produzione”.

L’industria subisce trasformazioni: occorre sfornare novità per essere competitivi?
“Nel settore delle piastrelle occorre essere innovativi nelle tecnologie, nel processo produttivo e nel design; alcune delle nostre creazioni sono tasselli nella storia della ceramica moderna e hanno reso l’azienda e il distretto un punto di riferimento per l’intero mondo della ceramica”.

Ad esempio?
“Siamo conosciuti per aver ideato due2, il gres porcellanato di 20 mm; il suo spessore, pari al doppio delle altre piastrelle, è la giusta soluzione per pavimentare ogni tipo di superficie esterna per resistenza all’usura, allo scivolamento, alle azioni meccaniche e agli agenti atmosferici, abbinata a un valore estetico pari ai più avanzati prodotti per interno. due2 è stato ideato per essere installato a secco in modo semplice e rapido, su erba, sabbia, ghiaia; la sua caratteristica è che la posa non avviene come per le piastrelle tradizionali che vengono incollate, queste sono così robuste che si possono posare senza colla, si appoggiano. E’ una specialità del nostro stabilimento di San Clemente, entrata in produzione 4/5 anni fa. Questo prodotto e il sistema innovativo da noi creato ha riscontrato un fortissimo interesse sul mercato ed è frutto di una nostra ricerca”.

Come è avvenuta l’espansione al mercato estero?
“L’internazionalizzazione del mercato, l’aumento della produzione, è stato un percorso graduale, ma necessario e logico. Negli anni ’70 e ’80 le piastrelle erano vendute principalmente su piazza italiana, poi, inizio anni ’90, abbiamo iniziato a vendere negli Stati Uniti e in altri paesi europei ed il mercato di riferimento si è spostato soprattutto all’estero. Adesso per il nostro gruppo (Del Conca, Faetano, Pastorini e Del Conca USA) le vendite all’estero sono circa l’80% dell’intera produzione”.

Per sviluppare ricerca e innovazione avete un settore con personale dedicato?
“Si, il prodotto ceramico italiano (che sia gres porcellanato o ceramica) è molto considerato, ha un’ottima reputazione e si percepisce di fascia alta; questa reputazione si può mantenere facendo ricerca, stando aggiornati sulle tendenze, sulla funzionalità, completando con un’offerta di prodotti ampia e su larga scala perché aziende di altri paesi sono più competitive di noi, ma su prodotti di fascia bassa. Noi non produciamo piastrelle di tipo economico per una nostra filosofia aziendale per cui, al nostro brand, idealmente si associa sempre un prodotto bello e di qualità. Il famoso made in Italy è un valore aggiunto”.

In che modo?
Noi poniamo la massima attenzione su ciò che immettiamo sul mercato; il marchio diventa una garanzia sull’acquisto. Fare un prodotto di alta gamma non significa creare necessariamente un prodotto di lusso o di nicchia, il nostro non ha caratteristiche legate alla fascia economica alla quale non importa la qualità, ma è necessario che costi poco”.

Quali sono le vostre dimensioni aziendali?
“L’immagine più completa riguarda l’intero Gruppo perché anche le strategie produttive sono concertate insieme; il mondo è sempre più globalizzato, non si può lavorare a piccole entità separate, ma occorre farlo insieme. Il fatturato si aggira intorno ai 150 milioni di euro (corrispondenti all’intero fatturato di Del Conca S.Clemente, Ceramiche Faetano, Pastorelli e Del Conca Usa), i dipendenti attualmente sono 560 ma andremo a sfiorare i 600 con le nuove assunzioni in Usa”.

Fra i dipendenti avete personale diplomato, laureato?
“Si, l’azienda ha delle dimensioni tali per cui sono necessarie competenze e qualifiche su tutti i livelli. E’ importante possedere una qualifica tecnica nell’ambito della produzione, ma in amministrazione è necessario avere un titolo di studio specifico”.

Quali volumi di vendita sviluppa l’azienda?
“La nostra capacità produttiva attuale è di 14 milioni di mq. (Del Conca, Faetano e Pastorelli) ma dobbiamo aggiungere i 3 mln. di Del Conca Usa per un totale di 17 mln. di mq. di piastrelle”.

Il Gruppo sviluppa numeri in costante crescita: riuscite a soddisfare le richieste?
“Stiamo lavorando per espandere la nostra capacità produttiva anche in Italia, perché siamo convinti sia necessario continuare ad investire ed espandersi. Se l’azienda possiede dimensioni più rilevanti, può sostenere meglio la competizione internazionale che spesso nasce da gruppi con dimensioni più grandi del nostro”.

Le materie prime sono di provenienza italiana?
“Solo in piccola percentuale ci serviamo di materie prime italiane, l’argilla proviene dall’Ucraina mentre una sabbia cristallina simile al quarzo (feldspato) viene dalla Turchia”.

Possedete certificazioni di qualità?
“Si, abbiamo il marchio UNI come garanzia per qualità e sicurezza (monitoraggio del sistema di produzione), ma la cosa di cui andiamo fieri è il protocollo ambientale che si traduce nel riciclare nel processo produttivo tutto quanto è possibile, vale a dire le acque così come le polveri e le piastrelle difettose vengono riciclate e rimesse all’interno del ciclo di produzione. Tecnologie d’avanguardia ci permettono di sfruttare l’acqua che viene usata nello stabilimento per pulire i macchinari, che non viene mai rilasciata o scaricata nell’ambiente, ma viene reinserita insieme alle materie prime nella preparazione dell’impasto. Durante la cottura l’acqua evapora;è l’unica emissione, ma tramite evaporazione, non crea danni all’ambiente”.

Laura Carboni Prelati