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Imprenditori crassi e supini

Giorgio Grassi, riccionese, inventore della Grabo di Coriano (che produce palloncini per tutto il mondo), non farà mai il politico, perché, come dicevano gli indiani, è un “lingua dritta”, poco incline al politically correct. In un’intervista al Corriere Romagna è entrato “a piedi uniti” sugli imprenditori riminesi, rei di non fare investimenti nel sociale, nella cultura e nello sport, di non restituire, di fatto, nulla a quel territorio, dove sono cresciuti in qualità e ricchezza. Rimini sta cambiando, ma gli imprenditori sono assenti, forse perché impauriti dalla crisi o forse solo perché sono egoisti: “Non vedo imprenditori, ma prenditori. Non si fanno scelte in funzione di quella che sarà la città fra 10-20 anni”. L’occasione è il mancato contributo ai lavori di ristrutturazione del Romeo Neri, ma il discorso che, senza peli sulla lingua, Grassi fa, è molto più ampio “i forzieri sono pieni, ma il cuore è vuoto. Il sistema economico locale non sta restituendo al territorio nulla di quello che prende”. Poi i numeri. “Rimini produce centinaia di milioni di euro in termini di margini operativi lordi, prima degli ammortamenti e delle tasse, però la ricchezza è mal distribuita e il divario fra ricchi e poveri è sempre più grande”.
A botta calda, forse troppo calda, gli ha risposto Paolo Maggioli, presidente di Confindustria locale, che invece di fare distinzioni, come sarebbe stato pure lecito (non tutti sono così egoisti), si è dilungato nel raccontare le benemerenze un po’ troppo fragili, in realtà, dell’associazione riminese su università e altri spiccioli. I primi imprenditori riminesi da noi interpellati si sono invece dichiarati d’accordo con Grassi ed uno si chiede “a che serve che Confindustria tenga in cassa 4 milioni invece di investirli in qualcosa di buono”. Ma non è questione di Confindustria, quanto di imprenditoria molto assente. Se ne lamentava Bellavista e oggi tutto lo sport riminese, ridotto alla canna del gas; i media locali impegnati a elemosinare pubblicità sottocosto e sempre a rischio di chiusura; le attività culturali in generale…
Non è necessario andare in America o nel Nord Europa per vedere le aziende che investono nella crescita del territorio in cui sono nate, finanziando università, infrastrutture, eventi culturali e sport per i giovani… Basta arrivare a Cesena e vedere come Orogel faccia da traino a sport e comunicazione (Teleromagna); a Ravenna dove gli industriali foraggiano il Ravenna Festival al 70%; a Pesaro, dove Scavolini è stata lo sponsor/patron più longevo dello sport italiano. Insomma, pur in maniera rude, Grassi ha lanciato un sasso che merita di essere raccolto.

Giovanni Tonelli