Home Editoriale Il “prima” che va custodito

Il “prima” che va custodito

C’è un prima e un dopo. Sempre. Ma quando la vita scorre via senza intoppi, il flusso continuo dei minuti, delle ore, del tempo va per la sua strada, a volte nella sua ordinarietà, se non banalità, altre volte in modo più sorprendente. Poi succede qualcosa che spezza, senza possibilità di ritorno, questa continuità spesso data per scontata. Ed ha sempre a che fare con la sofferenza, con abbandoni, con la morte improvvisa, ingiusta, imprevedibile. Un alluvione, il terremoto, un attacco terroristico, un incidente stradale, una malattia devastante… Una discoteca troppo piena, un gesto troppo stupido da scatenare la ressa, uno stare insieme troppo lasciato al caso, alla trascuratezza, a troppe responsabilità mai vissute fino in fondo.

Quando succede a pochi passi da te, quando tocca la carne viva di chi ti è accanto, conosci i volti coinvolti, ti accorgi che ieri era un’altra cosa e domani sarà diverso, per sempre. Ti viene da cercare compulsivamente nel baule del ‘prima’ per tentare di recuperare parole, volti, episodi, progetti, scelte fatte o omesse. Niente di quanto pensavi ‘normale’, dopo, lo è più. Il dolore viaggia a cerchi concentrici, così come il Bene, specialmente in una piccola comunità come la nostra. E fa male, e chiede silenzi e preghiera, sbatte in faccia la provvisorietà dell’esistenza. Taglia di netto la sostanza dalla futilità, accende i riflettori su quello che conta sul serio, smaschera e disintegra in un attimo le banalità di cui, invece, ci nutriamo sempre di più. Sarà forse per questo che le conquiste e i pensieri più belli, le crescite personali e comunitarie passano sempre dalla sofferenza. Ad un patto, però: che abbiamo il coraggio di ricordare. Richiamare in cuore, come dice l’etimologia di questo verbo così delicato. È la possibilità di consultare il passato, di interrogarlo, non per fuggire malati di nostalgia o di disperazione, ma per capire ed essere capaci di cura e di responsabilità nel presente e nel futuro. Insieme. Non c’è tempo da perdere. C’è un prima che chiede attenzione, educazione, risposte sensate ad ogni livello.

Nel tempo della delega, della mediocrità e delle scorciatoie urlate, ci viene più facile e spontaneo il poi. Quasi un eterno ‘poi’ fatto di chiacchiere, rivendicazioni, saggezza a buon mercato. Il poi noioso delle parole che perde anche il suo proverbiale ‘senno’. Accade questo, se il prima non è custodito, innaffiato, incoraggiato da vita buona, semplice, densa di significato. Diamo ancora una chance a quel grido di Bellezza e di vita piena, troppo inascoltato, nascosto dal rumore e nei consumi. Soffocato, anche in una calca che non ha lasciato scampo a troppe giovani vite di qui.

(*) “La Voce Misena” (Senigallia)

Laura Mandorlini