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Il Presepio: tra forza e cultura

Il 25 di novembre… e ba èzandeva e camein, i furnell il zandeva al doni la mateina… al duveva caschè de lett prima ad tôtt… e chi si incontrava per la strada, o fra parenti e nelle famiglie correva il famoso “proverbio” Santa Catareina… burdell … o neva o breina o pacareina! I fioll j’aveva dre e fog e, per andè a lett, i vuleva e trabecul se scaldein mo per i grand, te litoun, u j’era e “pret” sla “sora”…!

A caccia di ricordi
Non c’era la radio, la televisione a raccontare tutte le boiate del mondo: il bullismo, gli affari internazionali, le guerre, e addirittura qualcuno ricorda ancora Marinetti: “la guerra è la sola igiene del mondo!”.
La sera nel preparare “è zoc” per scaldare “il Bambino” del Presepio si cominciava a pregare (forse non sono in molti a ricordare che si implorava di avere qualche “grazia”) pregando i tredici “Pater ad Senta Catareina”, ma soprattutto per tener lontano le bojate, le guerre, i guai di quei tempi… Spesso per trovar lavoro per il Tonino di casa! Ma oggi i bambini non sempre preparano il Presepio però si spera che, come sempre, la fantasia di qualcuno inventi Presepi più belli!
Per questo quella volta – noi di Rimini – abbiamo inventato il Concorso per i Presepi Diocesani … speriamo che i ricordi giovino!

Caro vecchio Presepio
Ma forse è meglio non ricordare che oggi in un certo paesello, dicono che il Presepio non si deve far più… mentre da un giornale apprendiamo che nella raffigurazione della natività oggi si devono aggiungere due statuine! E le hanno già messe in vendita nel loro negozio… (non diciamo dove!).
Il fatto sbalorditivo è che queste due statuine non sono altro che “Obama e la moglie”…
Tornando ai tempi passati… l’albero di Natale era roba da gran signori mentre oggi lo troviamo anche per le strade con luci e addobbi particolari.
E val la pena ricordare che nella piazza delle Erbe (Rimini piazza Giulio Cesare e oggi Tre Martiri) c’era una gran Fiera del torrone…
Non parliamo della povera gente… chissà come passavano questi giorni di Santa Caterina?
Allora, il nonno nella sua poltrona davanti al camino teneva d’occhio le “sintille“ del fuoco, al “sureini” che, cavalcando le fiamme salivano nel cielo invernale… però senza perdere il filo dell’andirivieni delle donne… Già le donne: la piada, la piadina riminese, la preparazione del cappone per il brodo dei cappelletti… e il nonno non si stancava di predicare: “… j’utè al doni!”. Già perché le donne dovevano alzarsi prima di tutti per accendere i fornelli… con la carbonella, svegliare i bambini, preparare il latte, lavare roba nel mastello, fare la maglia con i ferri, cucire le calze bucate, tener d’occhio tutto comprese le preghiere di Santa Caterina, il Rosario… i letti caldi!
I più giovani si ricordavano di preparare il Presepio aiutati dai babbi ma intanto gli studenti pensavano che nella vigilia di Natale era “d’obbligo” fare la passeggiata “tla piaza dla Funtena”, “tl’angul di Quatr’Esse” (cioè piazza Cavour sull’angolo di via Gambalunga).
Già, gli studenti di quella volta!
Oggi sull’angolo delle Quattro Esse ci sono panchine per la chiacchierata dei vecchi! La ciacareda che ’na volta i faseva sla Palèda!

Tutta “colpa”di San Francesco
Chissà se San Francesco, quando inventò il Presepio nel Natale del 1223, vedeva nella sua mente le porcherie di quel suo mondo: i cattivi, i poveri, i ricchi, i traffici… Tante ingiustizie che certamente voleva rabbonire, addolcire nella rappresentazione della nascita di Gesù. Lui nella sua esaltazione della povertà è riuscito a pensare e raggiungere soluzioni impensabili per quei tempi. Quante ne ha fatte? A Villa Verucchio, tanto per restare in casa nostra, il mastodontico cipresso l’ha piantato lui per la famiglia Leonardi che l’ospitava prima che fosse costruito il Convento. E oggi quanti San Francesco ci vorrebbero? E continuiamo a ricordare che il 25 dicembre prese effettivamente il nome di Natale solo nel IX secolo perché sino allora si festeggiava il Mezzo Inverno, ovvero il Sole Invitto, una specie di combinazione fra le feste scandinave di Yule e quelle dei Saturnali Romani. Erano feste che duravano sette giorni… Storie antiche che a volte finivano anche in brutte storie…
Poi finalmente San Francesco ideò il presepio vivente a Greccio (Rieti) da dove poi sono derivati i nostri presepi. Ed è bene ricordare il presepio di pietra di Arnolfo di Cambio a Santa Maria Maggiore in Roma, quello di ceramica colorata di Della Robbia in Toscana, quello famosissimo della Certosa di San Martino a Napoli, il Jaufenthaler del XVII secolo a Vienna e tanti altri fino ad arrivare alle nostre parrocchie e ai nostri presepi casalinghi.
E concludiamo: il presepio è un inno di pace per tutti, specie per le famiglie e certamente lo è ancor di più oggi in mezzo a certe brutte storie che ci siamo permessi di ricordare in mezzo al bello con gli auguri e il sorriso di tutti!

Enzo Fiorentini