Home Attualita I “caplith” di nonna Julienne: da Talamello alla tavola del West

I “caplith” di nonna Julienne: da Talamello alla tavola del West

È un 2012 decisamente dedicato alla buona tavola. Perlomeno a giudicare dagli articoli pubblicati di recente dai vari quotidiani di tutto il mondo che vedono Rimini e la sua provincia protagonista.
Alla conquista del West, con i cappelletti di Talamello. È una storia certamente singolare e allo stesso tempo comune a molte famiglie di emigranti romagnoli nel mondo, quella raccontata da Rosie Dempsey al quotidiano statunitense Courier of Montgomery Country. La nonna di Rosie, Julienne Righi, è infatti nativa di Talamello, e ha portato con sé, nella cittadina di Conroe, in Texas, dove ora vive, molte delle tradizioni gastronomiche tipiche della nostra provincia. Prima tra tutte, a Natale, i cappelletti, che la lettrice, senza saperlo, chiama in inglese caplith, un termine che non potrà non far sorridere chi conosce il dialetto romagnolo. Come non si potrà non sorridere quando Rosie racconta, nella lettera al periodico, che la nonna la corregge ogni volta che, per semplificare, chiama il piatto ravioli per spiegare di che si tratta ad amici e conoscenti! Impressionante il numero di cappelletti che nonna Julienne, aiutata dai figli e dalle nuore, prepara per tutto il vicinato: quest’anno sono stati più di 1.400, per la gioia di molte famiglie di texani che, per l’occasione, non mancano di far visita alla donna. Ma non è finita qui: Rosie racconta anche che, caplith a parte, il suo piatto preferito, tra quelli che prepara la nonna ogni anno, è una specie di impasto di farina, arrotolata e servita con dentro formaggio o salumi, chiamato piada. Vi dice niente?

Il gourmet polacco che ama i formaggi riminesi. L’offensiva romagnola, per quel che riguarda il cibo, non si esaurisce certo qui, ed è così che, dopo i cappelletti texani, Talamello mira a conquistare anche la Polonia. A tessere le lodi dell’ambra, il celebre prodotto caseario locale, è infatti un giornalista nonché noto gourmet polacco, Piotr Adamczewski che, nel proprio blog, parlando dell’ambra di Talamello, arriva a dire: <+cors>“Fidatevi della mia parola. È un formaggio delizioso. Purtroppo non è possibile comprarlo nel nostro paese. Ma forse, prima o poi, riuscirà a guadare il fiume Vistola <+testo_band>(il confine della Polonia) perché l’offensiva culinaria italiana contro la Polonia continua ad intensificarsi. Bravi!”. Insomma, cuochi romagnoli, fate un pensierino all’idea di aprire un ristorante in quel di Varsavia.

Vorrei tornare ad essere un bambino a Rimini. Terminiamo il nostro viaggio per il mondo proponendo l’intervista che il quotidiano tedesco Thueringer-Allgemeine dedica a Marcello Fabbri, uno degli chef più apprezzati in Germania, che per ben nove volte di seguito ha conseguito la stella della “Michelin” alla guida del ristorante Anna Amalia ospitato dall’Hotel Elephant di Weimar, dove risiede da ormai 18 anni. Molto belle le parole che, nell’intervista, Marcello dedica alla propria città natale, Rimini: “Non mi interessa guadagnare tanto, quanto fare quello che è importante per me nella vita. In cima a questo elenco ci sono le mie vacanze in Italia. Vivo ormai da molti anni qui a Weimar, dove ora sono di casa. In Italia però ho ancora mia madre e mia sorella maggiore e almeno due volte l’anno voglio visitare la mia famiglia. Qualcuno una volta mi ha chiesto cosa desidererei, se potessi scegliere qualsiasi cosa. Gli ho risposto che mi piacerebbe tornare a essere bambino a Rimini. Perché quello per me è stato un periodo della mia vita molto bello e spensierato”.
Che come ultima fermata per questo nostro primo viaggio del 2012, non poteva essere migliore.

Fabio Parri