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Grazie per la gioia di essere preti

25-anni

Per una settimana il vescovo Francesco e 55 sacerdoti della nostra Diocesi hanno vissuto in fraternità a Loreto presso la Casa Salesiana. L’occasione è data dall’appuntamento annuale, ormai tradizionale, che il Presbiterio diocesano si è dato, un anno per gli esercizi spirituali insieme, quello dopo per un po’ di formazione. Giornate di allegria, amicizia fraterna, preghiera, confronto ed anche dibattito. Quest’anno l’occasione era data dall’Amoris laetitia, l’Esortazione Apostolica post-sinodale di papa Francesco, sull’amore nella famiglia.
Relatori qualificati il moralista don Cataldo Zuccaro, il giurista mons. Stefano Ottani, vicario generale della diocesi di Bologna e il pastoralista don Daniele Cogoni.
Ognuno di loro, secondo le proprie competenze, ha svolto un’attento esame dell’Esortazione. La ricchezza degli interventi su temi sui quali l’opinione pubblica si va confrontando, a volte in modo superficiale, è stata giudicata degna di una pubblicazione, che presto vedrà la luce per le edizioni de ilPonte.
Momento centrale della settimana la celebrazione eucaristica nella Santa Casa di Loreto. Singolare e bellissima, quest’anno, la coincidenza del giorno dell’ordinazione, 25 anni fa, per quattro sacerdoti presenti (nella foto con il Vescovo). Nella loro gioiosa testimonianza hanno ringraziato il Signore, cogliendo la bellezza della loro vocazione, i frutti di un cammino in cui si sono sentiti amati e accompagnati, avvertendo anche nella loro fragilità lo stumento della Grazia. Per la loro semplicità e immediatezza li proponiamo di seguito.

Quando sono diventato prete 25 anni fa volevo dare la vita per Cristo… in questi anni ho sperimentato di non esserne capace e tante volte ho inseguito un’immagine di come sarei dovuto essere, ma i momenti in cui Lui mi ha ripreso, e ha ridestato in me l’affezione per Lui, sono quelli in cui mi sono lasciato sorprendere e questo non è mai riducibile ad una forma, ma accade sempre attraverso una carne. Quello che corrisponde al desiderio con cui sono diventato prete, non è essere perfetto e adeguato all’immagine di quello che dovrei essere, ma cedere all’attrattiva che ultimamente è solo l’attrattiva di Gesù. Non Gesù di cui si parla, ma Gesù che accade, perché alla fine, il cuore della vicenda, per tutti è lì, in questo rapporto, con Lui.  Io sono grato perché  Gesù continua a sorprendermi e la sua attrattiva vince anche dentro tutte le debolezze e i tradimenti di questi anni: è poter incrociare il suo sguardo che risponde al cuore, non la nostra presunta impeccabilità. La verginità non è essere capaci di dare tutto a Cristo, ma lo stupore perché Lui continua ad attrarmi e a riempirmi. Ed è per questo che sono molto più lieto e contento ora di essere prete di quando sono stato ordinato 25 anni fa, e sono proprio grato a questa carne in cui riaccade.
don Roberto Battaglia

Vorrei condividere con voi due pensieri: il primo è di gratitudine nei confronti del Signore, per trovarmi qui oggi a Loreto, nella casa della Madonna insieme a voi, a festeggiare insieme questo 25°.
Maria e Chiesa… Occasione non cercata ma venuta. È l’ordinarietà della nostra programmazione annuale che ci fa essere qui oggi, come presbiterio, e questo lo considero come un regalo del Signore, una sua piccola, delicata conferma lungo il cammino. È come se tutto il cammino fatto in questi anni fosse servito per arrivare qui, oggi, nella casa di Maria: il Signore non ha buttato nel cestino niente, ha raccolto tutto…
L’altro punto che vorrei condividere è il brano che mi diede la spinta, o meglio il coraggio e la fiducia, per decidermi ad entrare in seminario. Si tratta della promessa che il Signore fa per bocca del profeta Isaia e che dice così:“Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono/Li guiderò per sentieri sconosciuti/Trasformerò davanti a loro le tenebre in luce/ I luoghi aspri in pianura”. (Is 42,16).
Ancora oggi sento questa promessa straordinariamente vera e continuamente compiuta nella mia vita: mi aiuta a dare unità al mio passato e orizzonti al futuro… Anche per questo, per la Sua fedeltà, volevo dire grazie insieme a voi.
don Osvaldo Caldari

Quattro parole…
Sproporzione: è la condizione che ho sperimentato in questi anni, a tutti i livelli. E se ciò da un lato ha suscitato paure e trepidazione, dall’altro ha aperto la via all’irruzione dello Spirito, sperimentando realmente sulla propria pelle il vaso di creta che si è e non senza timore riguardo al tesoro che mi è stato affidato.
Pertanto, ed ecco la seconda parola, ho scoperto il coraggio come spinta progressiva verso una parresia autentica, pur dentro la piccolezza della mia persona.
E ho compreso che il segreto, tutto mariano (siamo a Loreto non a caso), sta nella docilità allo Spirito di Gesù Risorto, il Vivente, che realmente ispira, parla, inventa la vita a ogni istante.
Ma il tutto va consegnato all’entusiasmo, vera cifra dell’esperienza cristiana, sogno di un Dio che vuole solo salvare, infinitamente innamorato di tutti noi, avventura fantastica che non ha eguali…
don Marco Foschi

La prima cosa che avverto è un senso di gratitudine perché mi rendo conto che essere arrivato a questo punto non è un mio merito ma è una grazia.
Nel santino che ho stampato in occasione di questo giorno ho scritto “Felice di essere amato – Felice di essere donato”.
In questa frase riassumo la mia storia di uomo che è stata investita dall’amore di Gesù e tutto quello che è successo è stato lo sviluppo di quel primo incontro avvenuto trentasei anni fa. Sono andato a fondo di una storia di amicizia con Cristo che mi ha chiesto di donare la mia vita per Lui nel sacerdozio e io semplicemente gli ho detto di sì e ho sperimentato che questa è la cosa più bella che esista sulla terra.
In questa storia è stato fondamentale, soprattutto nei momenti di fatica, di buio e di cadute rimanere fedele alle persone che Dio ha messo sulla mia strada per farmi compagnia e per riuscire a risollevarmi.
Ora chiedo alla Madonna di continuare a stendere il suo manto su di me affinché continui a dire il mio sì a Cristo e a seguirlo ovunque mi condurrà.
don Paolo Lelli