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Gli auguri del Vescovo Francesco

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Caro Giuseppe di Nazaret,
quest’anno tocca a te darmi una mano per aiutarmi a formulare gli auguri per il prossimo Natale alla mia Chiesa. Ho pensato proprio a te, perché ti ho contemplato nell’incantevole presepe dell’eremo-santuario di Saiano. A differenza del piccolo Gesù e della dolcissima Maria, bagnati da una calda luce che spiove dall’alto, tu te ne stai assorto in un lungo cono d’ombra, come sorpreso da un fiotto di stupore davanti allo spettacolo del Natale. Così tu mi appari in pieno come il Giusto venuto a dare testimonianza alla Luce.
Mi commuove la tua presenza schiva e silenziosa nel presepe. Tu non ci stai lì “per sbaglio”. Tutto cominciò mesi addietro, la sera in cui Maria ti confidò il suo segreto. Ti parlò di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e celato nel suo grembo. Poi ti chiese di uscire dalla sua vita, di dirle addio e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore, e le sussurrasti parole mai udite sotto i cieli alti della Galilea, mentre la luna spalmava di argento i fianchi rocciosi dell’Ermon. “Maria, rinuncio volentieri ai miei piccoli progetti. Voglio condividere i tuoi. Basta che mi fai venire con te”. Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente.
Caro Giuseppe, quest’anno il Natale arriva in un’ora di violenze mostruose: bastano nomi come Siria, Berlino, Lampedusa, Gorino per infilare una litania di morte che dall’ultima guerra mondiale non s’era più vista. Se poi aggiungiamo parole insanguinate come femminicidi, senzatetto, razzismo, terrorismo, persecuzioni, peculati, rapine, c’è da rimanere desolati e rabbrividiti.
Anche l’albero della Chiesa sembra un tronco inaridito. Ma c’è un fenomeno nuovo, evidenziato dal Giubileo. Sta spuntando un piccolo germoglio: stanno ritornando le conversioni. È vero che continua l’emorragia di molti praticanti che abbandonano le nostre comunità, ma diversi cristiani chiedono di essere aiutati a ricominciare a credere.
Per te, Giuseppe, la fede non è stata la cenere di una tradizione. È stata il fuoco di un amore, che ti ha portato a fidarti di Dio e ad affidarti a lui. Ti sei lasciato amare e ti sei arreso, umile e disarmato, al suo amore. Hai preso con te la Madre e il bambino e non te ne sei mai pentito…
Allora, diglielo tu a quanti stanno decidendo di ricominciare a credere. Se riconoscono qualche povera Maria e qualche piccolo Gesù attorno a sé e se ne prendono cura, la vita cambia. Io glielo direi così: “Amici, siate egoisti: fate del bene! Il vero modo per star bene è fare del bene”. Ma perdonami questo suggerimento. Tu troverai parole molto più appropriate.
Grazie. Buon Natale!