Giovani, belli e insoddisfatti

    Valutare e identificare quali sono i bisogni della popolazione giovanile del territorio. La provincia di Rimini ha indagato e redatto un report. Alla base dello studio un piccolo peccato di presunzione: affermare che i giovani non sono consapevoli dei loro bisogni più profondi. Ad ogni modo premessa o non premessa: il tema è caldo, la questione cruciale, i nodi da sciogliere tantissimi. Il primo riguarda il valore intrinseco della ricerca stessa che: palesa, interpreta e quisquiglia su informazioni raccolte nell’anno accademico 2003-2004. Informazioni retrodatate? Forse sì, visto che non si fa altro che dire e ridire che le cose cambiano in fretta, così tanto in fretta che non si riesce in tempo a comprendere un fenomeno che questo è già cambiato. Ma gli intenti sono buoni, parlare con i ragazzi, sentire ciò che vogliono e poi agire di conseguenza con politiche ad hoc sul territorio. Questo è quanto affermato dall’assessore provinciale Maurizio Piccioni, che con la sua delega alle politiche giovanili, si ritiene più che soddisfatto di quanto è stato fatto sin dal 2001 e che pone molta fiducia nell’illuminazione che deriverà dal cumulo di risposte. “Abbiamo letto dei fenomeni costanti. Anche per questo motivo consideriamo questi dati importanti nella loro lettura”, così Giuseppe Prosperi, preside del Liceo Scientifico Einstein di Rimini, presenta i dati statistici in un’aula magna rumorosa di ragazzi attenti a ciò che si dice loro, per poi scoprirli sconcertati di ciò che essi stessi hanno detto di loro.

    Lo studio
    La ricerca ha una popolazione statistica molto ampia. 3427 i test somministrati. 2439 quelli compilati. Con una percentuale di risposta più che positiva, 71%. Sono classi II, III e IV, con alunni di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Coinvolti nell’indagine, gli studenti del Savioli, il Malatesta, il Marco Polo, il Da Vinci, l’Alberti, il Valturio, l’Einaudi, il Serpieri e il Molari.
    In uno studio con intenti così profondamente investigativi, di norma si lavora con dei focus group e non con dei questionari. Questo perchè alla quantificazione della questione si preferisce la qualificazione del problema. Esiste però una via di mezzo. Fare delle domande prima e discuterne. Così 500 ragazzi del Molari si sono riuniti, ne hanno discusso e sono venute fuori le domande del questionario. In questo modo sono stati gli stessi ragazzi a scegliere il linguaggio con cui parlare di se stessi e le categorie con cui descriversi.
    Dopo questa fase preliminare si è deciso di indagare in quattro aree precise: tu e la scuola, tu e il lavoro, tu e il tempo libero, tu e gli altri.
    Ne viene fuori che dalla scuola i giovani vogliono servizi rivolti ad aggregazione e socializzazione, più che istruzione e formazione. L’87% degli intervistati ritiene che la scuola possa favorire la socializzazione con la creazione di appositi spazi e ritengono che ‘lo stare insieme’ si possa fare attraverso impianti sportivi, punti di ritrovo, spazi per musica e arte. Per il 46.5%, fanno aggregazione le uscite didattiche, per il 18% le feste creative, per il 14.8% le attività sportive, per l’11.2% i lavori di gruppo, per il 5.2% le assemblee di classe.
    Il 31.2% degli studenti interpellati, pone in cima a ‘quello che vorrei’, laboratori attrezzati e aggiornati e a seguire il 15.5% vorrebbe aule con attrezzature e arredi adeguati. In fondo alla lista dei sogni: la biblioteca ad orario continuato (4.2%) e una videoteca ben attrezzata e fornita (2.4%).
    La scuola deve far star bene, quindi, e il 23.6% dei suoi frequentatori, ritiene che la socializzazione sia la motivazione più forte dell’andarci.
    Solo il 3.9% degli intervistati (con prevalenza di risposte negli istituti professionali) ritiene che la cosa più importante per star bene a scuola sia l’attività didattica. “È vero il 94.8% chiede che la socializzazione passi attraverso le attività integrative, ma – sottolinea Giuseppe Prosperi – questo può essere considerato un falso dato. Lo dico alla luce di un senplice fatto. Nella mia scuola, 1200 studenti, saranno in 20 a partecipare al laboratorio teatrale. Ci sono delle discrepanze che è bene non trascurare”.

    Il mondo
    del lavoro

    Per quanto riguarda il lavoro, pare che questa sia una generazione molto orientata verso il futuro, con l’86.7% degli intervistati che segnala un bisogno di essere consigliata e guidata in vario modo. Il 34.8% di loro, ritiene che il percorso scolastico scelto non è coerente con le proprie attitudini professionali. Un dato che si scontra con l’87.9% di chi dichiara di aver scelto liberamente la scuola, senza aver subito nessun condizionamento. “Ma quale dato contrastante. -tuona dall’aula silenziosa lo studente Andrea – A 14 anni non puoi sapere come sei, quali sono le tue attitudini e dove sei forte. Scegli per sentito dire, perché ci và il tuo amico, perché hai sentito che si studia poco, etc”.

    Il tempo
    libero

    Nel macrocosmo del tempo libero, il 37.4% dei ragazzi passa il suo tempo di libertà con gli amici. Il 17.1% con il partner, il 13.2% facendo sport, il 9.8% in hobbies e in coda l’1.8% si annoia e l’1.7% fa volontariato; con la voce ‘attività sportiva’ che sale in cima ai passatempi preferiti con il 28.4% (37.8% dell’intera popolazione maschile). Sceglie la musica il 19.4% e uno ‘strano’ 13% ‘non indicato’ (con un 15.9% che non risponde alla domanda ‘qual’ è il tuo hobby preferito?’).
    Ma questi giovani hanno fiducia nel futuro? Il 45% crede che l’hobby di oggi possa trasformarsi nel lavoro di domani.

    Gli altri
    Per quel che riguarda, infine, il rapporto con gli altri, il principale malessere rilevato è quello che deriva dall’esclusione dettata dal formarsi di piccoli gruppi all’interno della classe. È difficile che i ragazzi chiedano alla scuola delle soluzioni a fatti o problemi che si svolgono fuori dalla scuola.

    Angela De Rubeis