Home TRE-TuttoRomagnaEconomia Garanzia Giovani, 1500 riminesi assunti ma due su tre sono precari

Garanzia Giovani, 1500 riminesi assunti ma due su tre sono precari

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Si cominciano a vedere i primi frutti di Garanzia Giovani, il piano europeo per l’abbattimento della disoccupazione tra i 15 e i 29 anni. In provincia, i senza lavoro in questa fascia d’età sono quasi 5.000, 9.000 i “neet”. Un calo nell’ultimo anno c’è stato e 1500 under30 riminesi hanno trovato un impiego (uno su tre di quanti si sono iscritti) ma in due casi su tre il contratto è precario. E non si sa quanto dureranno ancora gli incentivi statali

Garanzia Giovani – Abbiamo affrontato più volte il tema del piano europeo per l’abbattimento della disoccupazione giovanile, per scindere il trionfalismo degli annunci politici iniziali dalla realtà dei fatti. A due anni di distanza dall’avvio del progetto, in Italia il tasso di disoccupazione della fascia d’età tra i 15 e i 29 anni è diminuito di pochi decimi percentuali ed è ancora il doppio dei livelli pre-crisi; in provincia di Rimini è persino il triplo di allora attestandosi al 23,5 per cento. Dopo quasi un decennio di recessione, l’assenza di lavoro è perciò una condizione che riguarda ancora molte famiglie riminesi e in particolare i suoi membri più giovani. Più precisamente i disoccupati di tutta la provincia con meno di 30 anni sono 4.950 a cui si sommano i circa 9.000 neet, ovvero coloro che non studiano e non lavorano, e che rappresentano il bacino di utenza dell’iniziativa europea. Per misurare l’efficacia di Garanzia giovani a livello locale c’è un solo sistema: far parlare i dati.

LA CORSA AI CENTRI PER L’IMPIEGO

Innanzitutto va segnalato il numero crescente di ragazzi che di settimana in settimana si avvicinano ai Centri per l’impiego per chiedere informazioni e iscriversi al programma europeo nonostante l’atavica e italica riluttanza dei cercatori di lavoro verso questi uffici. Sono infatti 4.200 i riminesi che ad aprile risultavano registrati al portale del piano: quasi la metà di tutti i neet. Che interpretazione si voglia poi dare di un avvicinamento così massiccio dei giovani a un servizio dello Stato in tempi di montante disaffezione – specie giovanile – alla “cosa pubblica”, sta a noi scegliere tra un ultimo gesto disperato di chi non sa come rendersi indipendente dai genitori alla voglia di mettersi in gioco a tutti i costi.
Ricordate poi l’ambizioso slogan di partenza del progetto europeo? “Dare un lavoro o un’alternativa ad ogni giovane entro 4 mesi dalla sua iscrizione al piano”. Ma a livello nazionale lo sforzo non sembra stato pari alle aspettative. Gli enti accreditati sono infatti riusciti ad erogare una misura (così si chiamano le opportunità di orientamento, formazione o inserimento al lavoro di Garanzia giovani) a soltanto un giovane su quattro. Va meglio a Rimini dove al 60% degli iscritti è stata presentata una proposta; un dato persino più alto della media regionale. Ma di che misure si tratta?

TIROCINIO, CHE PASSIONE!

Per metà dei casi parliamo di tirocini. Delle oltre 2.500 proposte fatte ai giovani iscritti in provincia di Rimini, quasi 1.300 sono percorsi di formazione all’interno di aziende, i quali non possono essere considerati un lavoro vero e proprio. L’incidenza degli stage a Rimini, per di più, è nettamente superiore alla media regionale. In provincia si ricorre molto anche agli orientamenti specialistici (650) ed ai contratti di apprendistato (608). Questi ultimi sono presenti in quantità nettamente superiore rispetto alle altre province emiliano-romagnole, probabilmente perché drogati dalla presenza degli apprendistati stagionali in Riviera. Non si conosce poi il numero esatto di quelli a cui viene proposto un posto di lavoro incentivato dal bonus occupazionale, ma, considerato il dato regionale di 1.818 bonus, possiamo ipotizzare che questi a Rimini non siano più di un centinaio.
Quanti dunque diventano occupati per mezzo di Garanzia giovani? Se da un lato le aziende sfruttano i tirocini per mettere all’opera della forza lavoro dal costa irrisorio (due terzi dell’indennità che spetta al giovane viene rimborsato all’impresa dai fondi pubblici), dall’altro lato il 60-70% dei tirocinanti – in base a quanto riferisce la Regione Emilia-Romagna a TRE – trova lavoro alla fine del percorso. Sommando questi stabilizzati agli apprendisti e ai bonus occupazionale, possiamo dire che in provincia di Rimini circa 1.500 giovani hanno trovato lavoro grazie a Garanzia giovani, ovvero uno su tre di coloro che si sono iscritti al programma. Di questo dato possono essere fornite due letture opposte. C’è chi può parlare di successo, perché 1.500 ragazzi che prima erano a casa ora contano su uno stipendio, e chi può considerarlo un “risultato discreto” visto che il numero dei senza lavoro è ancora grave. Ed è quello che sostiene il segretario NIDIL-CGIL di Rimini Lora Parmiani. “I neet restano troppi, mentre Garanzia giovani aveva l’obiettivo di limitare fortemente questa situazione”. L’altro aspetto non positivo – prosegue la sindacalista – “sono le aziende che usano i tirocini come lavoro quasi gratuito e non forniscono alcuna opportunità ai ragazzi, ma solo sfruttamento. Allo stato attuale, questi imprenditori beneficiano degli incentivi, passando talvolta da un tirocinio all’altro, senza alcuna distinzione con quelli che invece usano più correttamente l’incentivo. Mancano controlli e maggiori vincoli alle imprese”.
Va poi precisato che, a livello regionale, coloro che trovano lavoro grazie a Garanzia giovani firmano in due casi su tre un contratto precario. Non solo. Fino a marzo di quest’anno l’azienda che assumeva un giovane dopo un tirocinio poteva beneficiare di un bonus che andava dai 1.500 ai 6.000 euro a ragazzo in accordo al suo grado di profiling (ovvero la sua distanza dal mondo del lavoro misurata in base alle sue condizione socio-anagrafiche). Da dopo quella data il bonus è stato raddoppiato. Questo vuol dire che un’impresa che offre un contratto a tempo indeterminato o un apprendistato professionalizzante a chi ha svolto un tirocinio avviato entro il 31 gennaio 2016 può ricevere fino a 12.000 euro di premio. Ma cosa succederà quando finiranno gli incentivi?

UN PIANO LUNGO… NON SI SA QUANTO

Non ci è ancora dato sapere fino a quando la Regione metterà in campo le risorse che oggi mantengono in vita Garanzia giovani. A Rimini c’è chi teme che i 74 milioni di euro stanziati da Bologna potrebbero finire entro l’anno. “Quando i giovani vengono a chiedermi in ufficio se potranno avviare un tirocinio in Garanzia giovani dopo la stagione estive nel prossimo autunno – dice Luca Drudi, responsabile del progetto per il Centro per l’impiego di Rimini -, gli dico che non si può sapere, perché le risorse potrebbero esaurire. Spetterà dunque alla Regione decidere se aggiungerne delle altre. Noi del Centro per l’impiego ci siamo dati come orizzonte di lavoro la fine dell’anno, ma qualora ci fosse un boom di tirocini i fondi potrebbero finire prima”. Le risorse regionali del piano sono state destinate in gran parte alle misure di formazione e tirocinio (50 milioni di euro). L’accoglienza, la presa in carico e l’orientamento pesano per 8,8 milioni di euro, mentre all’apprendistato – la forma di inserimento al lavoro preferita dai sindacati – è stata destinata la quota minore (193 mila euro).

TIRANDO LE FILA…

Grazie – anche – a Garanzia Giovani, nell’ultimo anno sono diminuiti i giovani a spasso, in Italia come altrove. A Rimini ci sono un migliaio in meno di neet (il dato è approssimativo, non disponendo di statistiche locali) e i disoccupati di 15-29 anni sono calati di oltre 1.200 unità. Bisogna però tenere conto che in Emilia-Romagna, per coloro che trovano lavoro alla conclusione di una misura proposta dagli enti accreditati, i contratti precari superano quelli stabili di 2 a 1 (Report 2014-2015). Non si dimentichi, infine, da dove veniamo. Nel 2008 i giovani disoccupati della provincia di Rimini erano un terzo di quelli di oggi e i neet erano circa la metà. Le poche centinaia di persone messe a lavorare da Garanzia giovani, dunque, rimangono un buon segnale. Ma per tornare a dare stabilità alle famiglie, di “garanzia” ai giovani ce n’è ancora da dare. E tanta.

Mirco Paganelli