Home Attualita Francesco Arrigoni – “Io, premiato da National Geographic”

Francesco Arrigoni – “Io, premiato da National Geographic”

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Una vacanza non programmata in Francia. Lione, St-Etienne, Grenoble e poi giù verso la Provenza. Con una tappa a Cannes e a Nizza prima di far ritorno a casa. Il solito rito di scaricare le foto e quell’immagine catturata in un tramonto di fine marzo che gli rimane impressa. Poi la routine quotidiana fatta di metropolitana, Moleskine, penne a inchiostro liquido, disto laser, scalimetri, vecchie righe, tavole da disegno sparse in tutto lo studio e di nuovo metropolitana. E proprio durante uno dei suoi tanti momenti morti nelle viscere milanesi, Francesco Arrigoni, riminese, 38 anni, professione architetto, si imbatte in un numero di National Geographic che potrebbe avergli cambiato la vita.

Il riassunto è giusto?
“Giustissimo – ride Francesco – non so se davvero mi potrà far cambiare vita, ma sicuramente mi ha regalato una grande possibilità oltre che una soddisfazione enorme”.

Ci racconta bene cosa è successo?
“Semplicemente che mentre leggevo la rivista mi sono imbattuto in un concorso fotografico intitolato «Luoghi e Paesaggi» e immediatamente mi è venuta in mente una foto che avevo scattato a Nizza nel famoso viaggio non programmato. Di quel pomeriggio ricordo tutto. Stavo passando in questa piazza dove all’orizzonte il sole stava iniziando a tramontare. Sullo sfondo c’era una grande ruota panoramica come quella che abbiamo sul molo. In primo piano, invece, c’erano dei bambini che stavano giocando in mezzo a zampilli d’acqua. All’improvviso i getti si sono fermati e il caldo che c’era in quel momento ha fatto evaporare l’acqua. Quella che, invece, ricopriva le mattonelle ha fatto da specchio al cielo. Ho avuto la fortuna di fare questo scatto, diciamo che mi sono trovato nel luogo giusto al momento giusto. Comunque, tornando a noi, quando sono rientrato a casa sono andato a riprendere la foto e l’ho spedita. Ma l’ho fatto per gioco, mai e poi mai pensavo che potessi vincere il primo premio. Anche perché il concorso era aperto ai professionisti”.

Invece…
“Invece è successo che dalla sede italiana mi è arrivata una lettera nella quale si diceva che la mia immagine era stata scelta come la migliore di tutto il concorso. All’inizio non ci volevo credere, pensavo a uno scherzo di qualche amico, ma poi ho capito che era tutto vero. Il premio? Un bel Master di Reportage all’accademia «John Kaverdash» oltre alla pubblicazione sul numero di dicembre 2015 e pochi giorni fa ho saputo che sarà anche l’immagine di un corso fotografico in Cd che sta realizzando National Geographic e che uscirà a luglio prossimo”.

Quindi lascerà riga e squadra per dedicarsi all’obiettivo fotografico?
“Sinceramente non lo so, mi lascio trasportare dagli eventi perché tutto può accadere all’improvviso. Diciamo che questo corso mi sta aprendo un mondo nuovo, molto affascinante anche se l’architettura rimane, e per il momento è, il mio lavoro”.

Una professione che l’ha portata via da Rimini.
“Sì e no, nel senso che fin da bambino, per seguire i miei genitori, mi sono trasferito a Milano dove ho frequentato le scuole. Ma ogni fine settimana libero eravamo sempre a Rimini. Poi, dopo la laurea in Architettura mi sono guardato un po’ in giro e mi sono accorto che non c’erano molte prospettive e ho deciso di andare in Spagna, a Siviglia, dove sono stato sette anni facendo esperienze bellissime. Nel 2008, però, la crisi iberica sommata a quella mondiale mi ha fatto propendere per tornare a casa. Sono stato a Roma per un paio d’anni e poi mi sono trasferito a Milano dove ho aperto un mio studio. Il lavoro c’è, e non mi posso lamentare. Per Expo, per esempio, ho realizzato il padiglione delle Maldive”.

Ha mai pensato di tornare a Rimini?
“Sinceramente parlando, il pensiero mi viene ciclicamente, ma poi penso alle prospettive lavorative e lo abbandono subito. Per chi vuole fare il mio mestiere Rimini non è certamente la città più adatta. Ma diciamo l’Italia in generale. Siamo un Paese vecchio sotto certi aspetti ma – cosa ancor più grave – con poca prospettiva. Si costruisce senza pensare al futuro. E poi abbiamo delle leggi troppo complicate, troppo farraginose. Per avere dei permessi devi aspettare settimane su settimane, fare file enormi, trovare documenti di tutti i tipi. In altre parti d’Europa, non dico del Mondo, ma d’Europa, è tutto molto più snello e semplice. Diciamo che se Milano avesse il mare sarebbe l’ideale. Anche perché la piada me la faccio da solo”.

Francesco Barone