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Fotografia senza… confine

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Il confine e il suo superamento: tema e insieme metafora del SI Fest 2016, il festival che tocca l’ambito traguardo del quarto di secolo e dedica il suo titolo al Rubicone e al tema del confine.
Nell’Italia delle mille iniziative che si accendono e si spengono come lucciole d’estate, festeggiare il 25esimo anniversario è già un risultato da standing ovation.
Una metafora, quella del confine, scelta non a caso in occasione dell’anniversario del Festival (nato nel 1992 da un’intuizione del Circolo Fotografico di Savignano) per omaggiare la città di Savignano sul Rubicone che lo sostiene da tanti anni e tra le prime in Italia ad investire impegno e competenza al di fuori e al di là delle mode e da quando ancora la fotografia si percepiva perlopiù come materia per i soli addetti ai lavori. Alla città, attraversata dal fiume Rubicone e posta all’esatto punto di incontro tra le due province di Rimini e Forlì-Cesena, non poteva esserci dedica migliore del titolo di SI Fest 25, Alea Iacta Est. Alzi la mano chi non sa che si tratta della celebre frase pronunciata da Giulio Cesare varcando il fiume Rubicone il 10 Gennaio del 49 a.C. Il tema del confine riunirà autori ed esperti per tre intere giornate – 9, 10 e 11 settembre con apertura delle mostre fino al 25 settembre – in cui tra atelier, premi, librerie specializzate, sezione OFF, video proiezioni, performance ed eventi speciali coinvolgeranno i protagonisti e gli addetti del mondo della fotografia e dell’immagine sulle rive del Rubicone.
Geografico e identitario quello narrato da Danila Tkachenko; metaforico ma anche formale nelle immagini site specific di Adriatic Sea firmate da Olivo Barbieri; stilistico, a contrassegnare le avanguardie fotografiche rappresentate dagli scatti di Paola Di Bello e di Luigi Erba. Il confine e il suo superamento, declinato nei lavori di alcuni dei principali fotografi del panorama nazionale e internazionale, saranno per SI Fest 25 un tema e insieme una metafora e troveranno un interprete straordinario in Duane Michals. Il fotografo americano, visionario, innovatore, anticipatore dello storytelling con i suoi foto racconti. Michals – insieme ad Andrea Modica – sarà una delle personalità eccellenti della tre giorni di fotografia.
Da un anniversario all’altro. Anche il Premio Pesaresi festeggia e in occasione dei suoi primi 15 anni, il riconoscimento intitolato al grande fotografo di Torre Pedrera (il suo Underground portava la prefazione di Francis Ford Coppola, l’agenzia Contrasto ancora oggi lo addita tra i maestri) produce una mostra speciale a cura di Silvia Camporesi (quarantenne romagnola, membro del comitato artistico, lei stessa fotografa che si sta affermando a livello internazionale) dal titolo “La fotografia addosso”. Propone una selezione di opere tratte dai portfolio vincitori del Premio (le prime cinque edizioni prevedevano l’assegnazione di due riconoscimenti) e una selezione di fotografie di Marco Pesaresi che la curatrice ha scelto con un occhio particolare al dialogo tra le rispettive immagini.
Julien Lombardi, 35 anni, parigino, è il vincitore della 14ª edizione del Premio Marco Pesaresi 2015. A Savignano potrà essere ammirata la sua mostra “L’incompiuto”, un progetto dedicato all’Armenia che mostra visivamente lo sviluppo di uno stato ancora incompiuto.
SI Fest è un click continuo e virtuoso. Uno fotografia senza sosta che comprende anche SI Fest OFF, il circuito indipendente di SI Fest, dedicato alla fotografia emergente e alle arti visive sotto la direzione artistica di Tomas Maggioli con la co-curatela di Federica Landi; e le Letture Portfolio, importante opportunità di verifica e confronto per autori con esperti e professionisti nel mondo della fotografia. Restano nel centro di Savignano e del Si Fest, prima manifestazione fotografica in Italia a istituire la lettura portfolio in piazza, offrendo un format alternativo a quello del concorso fotografico.
Il volto del SI Fest 25 è però quello di Ulisse Bezzi, a cui è dedicata una delle esposizioni, che parla di confine, per quanto metafisico. Contadino, immerso nella campagna di San Pietro in Vincoli, fra Ravenna e Forlì, Bezzi – oggi novantenne – trascorre le sue giornate a lavorare nei campi, dedicando il poco tempo libero alla sua grande passione, la fotografia, praticata solo per piacere personale. Le sue immagini sono rimaste nascoste al grande pubblico, fino a quando nell’ottobre del 2015 arriva la chiamata del gallerista newyorkese Keith De Lellis. Diverse fotografie degli anni ’50 e ’60 del romagnolo approdano a Manhattan nella famosa galleria di Madison Avenue. Per la prima volta esporrà pubblicamente i ritratti (nella foto, uno di essi) nella mostra “Ho avuto per maestri i miei occhi”.

Tommaso Cevoli