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“Firmo quindi sono”, una battaglia vinta

simoneparmaUn primo importante risultato nella battaglia sul diritto di firma di persone con disabilità, portato avanti con tenacia e forza fino agli ultimi giorni della sua esistenza dal riminese Simone Parma, con la campagna “Firmo quindi sono”. Il 14 luglio, dopo lunghi mesi di gestazione, è stata pubblicata la circolare ministeriale che prevede precise raccomandazioni alle pubbliche amministrazioni rispetto a questo diritto.
La circolare in questione indica gli strumenti legislativi a supporto delle tecnologie per abbattere gli impedimenti sensoriali e fisici all’espletamento delle funzioni pubbliche dei cittadini. Simone, affetto da distrofia muscolare, è scomparso il 4 novembre del 2015 a 36 anni. Il suo nome era diventato noto dopo l’impegno preso in prima persona, rispetto al rinnovo della carta d’identità senza dover nominare un delegato.
La battaglia di Simone era iniziata nell’ottobre 2014, quando recatosi all’anagrafe di Rimini per rinnovare la carta d’identità, non essendo in grado di firmare autonomamente, si ritrovò sul documento l’indicazione “impossibilitato a firmare”. Da quel giorno Simone si era sempre fatto avanti per ottenere questa semplificazione, dando vita a “Firmo quindi sono”. Nel febbraio 2015 il parlamentare Tiziano Arlotti aveva presentato un’interrogazione sul tema, con la richiesta di riconoscere legalmente l’impronta digitale quale firma per le persone con patologie gravemente invalidanti e che quindi non possono contare sull’uso delle mani. Erano poi seguiti incontri a Roma con il sottosegretario alla Semplificazione e pubblica amministrazione Angelo Rughetti, insieme alla madre di Simone, a Mina Welby, a Ivan Innocenti dell’associazione Coscioni e a rappresentanti dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare.
A sostenere la battaglia dopo la scomparsa di Simone la sua mamma ma anche rappresentanti del mondo politico, tra cui lo stesso Arlotti che alla luce del successo ha commentato: “A quasi due anni dalla scomparsa del giovane Simone Parma, la sua battaglia per i diritti dei disabili e per il riconoscimento dell’impronta digitale come firma raggiunge un primo importante obiettivo. La circolare richiama l’attenzione sulla necessità di agevolare l’accesso e la fruibilità dei servizi erogati allo sportello dagli Enti pubblici. Il documento sottolinea come l’accessibilità debba essere garantita anche per i servizi a sportello e non solo per i servizi interni e quelli online, anche grazie all’attivazione di accomodamenti ragionevoli tecnico-organizzativi e in linea con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità- Come era volontà di Simone, con questa circolare viene compiuto un passo avanti verso il pieno riconoscimento e il rispetto dei diritti e della dignità delle persone disabili – sottolinea il deputato – il provvedimento va ora applicato dalle amministrazioni comunali, a cui lo invieremo affiché gli uffici pubblici si adeguino alle indicazioni fornite, e vigileremo insieme alle associazioni sull’applicazione dei contenuti, in linea con i principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”.
“Alcune persone trasformano i propri dolori e limiti in arma per la rivendicazione dei diritti di tutti. – ha commentato  Ivan Innocenti, dell’associazione Luca Coscioni – Non si fermano alle proprie necessità ma trasformano le ingiustizie subite in azione sociale rivolta alla emancipazione di tutta la collettività. Spesso sono proprio quelle persone che meno hanno, che più invece offrono. Simone Parma ha trasformato la discriminazione subita in iniziativa pubblica per la rivendicazione di un diritto per tutti. Rivendicava che le istituzioni fossero in grado di raccogliere le indicazioni di qualsiasi cittadino indipendentemente dalla forma con cui veniva espressa. Chiedeva che si raccogliesse l’origine delle espressione individuale, la volontà, indipendentemente dal mezzo con cui si poteva esprimere”. Secondo Ivan innocenti la circolare ha un limite: “Il limite è nel termine raccomandazioni che non ha effetto di obbligare le istituzioni ad adeguarsi nei confronti di chi ha impedimenti. Questa prudenza delle massime istituzioni nazionali nei confronti di una così delicata rivendicazione di diritto riconosciuto dalla nostra carta costituzionale e da specifiche convenzioni ONU mostra quanto lavoro sia necessario fare per rendere fruibili le ragioni della disabilità che sono le ragioni della legalità”.

Simona Mulazzani