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Educare alla salute, educare alla vita

“Il tempo che stiamo vivendo porta alla nostra attenzione lo smarrimento, o quantomeno l’indebolimento, del significato e del valore della vita umana, e le drammatiche vicende della cronaca recente ne sono la dimostrazione eclatante”: lo scrive nell’introduzione al sussidio “Educare alla salute, educare alla vita”, in occasione della XVII Giornata mondiale del malato (11 febbraio 2009), il direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute della Cei, don Andrea Manto. “Il disinteresse sistematico per la dignità dell’uomo e per le sue domande più caratterizzanti e profonde (il senso della vita e della morte, della sofferenza e della salvezza) è forse la principale causa – prosegue don Manto – di quella emergenza educativa che Benedetto XVI ha richiamato in diversi pronunciamenti”. “Educare alla salute”, come indica il titolo, diviene quindi – nel contesto attuale – un dovere fondamentale non solo per le famiglie, ma anche per la comunità cristiana nel suo complesso, in vista del riconoscimento e rispetto “della dignità della persona umana”.

Il “male di vivere”.
“Molte dipendenze, da alcol, droghe, o particolari abitudini avvilenti, derivano da un mal orientato bisogno di assoluto, che viene saturato attraverso beni finiti, incapaci di valorizzare la dignità umana”, spiega ancora il documento, rilevando che si tratta del “dramma del male di vivere molto diffuso nella nostra società e che purtroppo affligge anche tanti giovani”. Spesso si rischia di dimenticarsi o scindere le pur giuste preoccupazioni per la salute da un orizzonte spirituale più alto. Così nel sussidio si annota che “è importante nell’educazione della persona e in ogni età, far crescere la consapevolezza della nostra nobile reciprocità e della nostra apertura all’eterno, che costituiscono unità di senso attraverso cui guardare tutti i nostri beni e in primo luogo la vita e la salute”. Senza questa prospettiva di eternità, “anche il senso dell’uomo viene minacciato e inquinato: l’uomo non riesce più a percepirsi come misteriosamente altro rispetto alle diverse creature terrene… chiuso nel ristretto orizzonte della sua fisicità, si riduce in qualche modo a una cosa e non coglie più il carattere trascendente del suo esistere come uomo”.

Salute e giustizia.
Il documento si occupa di un aspetto che sta coinvolgendo sempre più anche le società occidentali in rapporto ai paesi poveri: il rapporto tra salute e risorse finanziarie disponibili (cioè i bilanci pubblici). Nel testo si afferma che “si va dalla ripartizione delle risorse sanitarie a livello planetario, per cui l’idea di minimo decente nel Nord del mondo corrisponde ad un insieme di prestazioni sanitarie che non sono neppure immaginabili nel Sud del pianeta, sino al rischio di determinare la durata della degenza ospedaliera di un paziente solo in base ad un budget prefissato e non alle sue reali esigenze cliniche”. Viene rilevato che “nel secolo XX si è imposta una visione nuova che allarga la comprensione della salute alle strutture sociali, lavorative, ricreative, educative, abitative, alimentari. In quest’ottica la promozione della salute è più della rimozione delle patologie o il ripristino di una ideale normalità organica, ma è prevenzione di comportamenti e condizioni di vita che permettono alla persona il conseguimento di un pieno benessere psichico, fisico e relazionale”.