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Droga a Rimini, quel buco nell’anima

droga_partyTremila tossicodipendenti. Tanti secondo gli ultimi dati ce ne sono nella provincia di Rimini, i quali spendono ogni anno circa 15 milioni di euro totali in dosi. Cocaina ed eroina sono tornate a crescere in Riviera. Oltre alle forze dell’ordine, lo certifica anche il dottor Leonardo Montecchi, il quale si occupa di dipendenza da stupefacenti dal 1978 e lavora presso il Sert di Rimini. Lo psichiatra ha visto cambiare il mercato dello spaccio, dal tipo di sostanze al profilo dei consumatori, e lo scenario di oggi non promette affatto bene.

“Tutto cominciò con l’eroina negli anni 70 – il medico fa un breve excursus sulla storia degli stupefacenti –, poi negli anni 80 arrivò l’epidemia della cocaina. La zona di Rimini ne è stata duramente colpita. Dalle nostre parti c’è sempre stata una notevole quantità di tossicodipendenti e non a caso sono sorte comunità d’importanza nazionale come San Patrignano e l’associazione Papa Giovanni XXIII. Il fenomeno è calato negli anni ’90 a seguito di operazioni di prevenzione e per la psicosi dovuta all’aids”.

E oggi dottore che periodo viviamo?
“Cocaina ed eroina sono tornate a crescere negli ultimi anni e oggi siamo in un regime di poli-tossicodipendenza dove cioè il consumatore non si fossilizza più su un unico tipo di droga. Il discriminante rispetto al passato è la siringa. Ai giorni nostri l’eroina viene sniffata e fumata, e costa molto poco. Una dosa viene pagata anche meno di 15 euro”.

Anche la cocaina oggi è alla portata di tutti?
“Sì. Un tempo il cocainomane era un benestante che frequentava ambienti mondani in cui era presente la polvere bianca. Oggi la cocaina è uscita al di fuori dei contesti privilegiati. Ad esempio vanno di moda gli aperitivi serali a cui fa seguito il suo consumo. Essa può essere anche bruciata e fumata: è il cosiddetto «crack» e fa molto più male di quella sniffata”.

Come mai?
“Perché fa perdere il controllo di sé. Peggio ancora chi la inietta in vena o chi la miscela con la eroina nel cosiddetto effetto ‘speedball’. Una combinazione micidiale”.

Quali sono i rischi degli aperitivi a base di cocaina?
“Il mix di alcol e cocaina genera un composto che annulla l’effetto sedativo dell’alcol e rende il soggetto sovraeccitato. Ma l’effetto finisce di colpo e ci si ‘spegne’ tutto d’un tratto, e se in quel momento si è alla guida di un veicolo si può capire bene il pericolo che si corre”.

Eppure la mitologia attorno a questa droga persiste.
“Sì, e c’è poco allarme sociale al riguardo. Parliamo molto della cannabis e mai degli effetti negativi della cocaina che, a differenza di quanti molti pensano, dà dipendenza fisica e può causare overdose e infarti”.

Dopo decenni di lotta alle droghe, come mai ci troviamo di nuovo di fronte ad una crescita dei consumi?
“Il fenomeno delle sostanze illegali ha una dimensione mondiale e difficilmente può essere risolto sul piano nazionale. Il fatto è che è possibile che una persona nel corso della propria vita venga a contatto con una sostanza stupefacente, ma dobbiamo domandarci soprattutto come mai in alcuni casi si passa alla dipendenza? Perché non è per tutti la stessa cosa. A volte succede che uno smetta con l’eroina e diventi alcolista. O una ex dipendente che diventa anoressica o bulimica. Il male a monte non è la sostanza, bensì la dipendenza. In questo senso dobbiamo aiutare le persone”.

Possibile che le cause di queste dipendenze siano anche genetiche e non solo psicologiche o sociali?
“Ci sono diversi studi al riguardo. Il mio gruppo di ricerca pensa che ci siano, sì, dei fattori genetici che si combinano però con la storia infantile del soggetto, dando vita a una sorta di predisposizione. Il soggetto che vive un trauma può sviluppare la dipendenza”.

Ci faccia un esempio.
“Due ragazzi vengono al Sert e mi dicono che hanno entrambi perso da poco la compagna e da allora fanno uso di eroina. Il primo ha perso da piccolo anche un genitore, mentre il secondo no. Il primo soggetto si trova in una condizione più grave, perché il recente trauma può aver riattivato quello più antico, e quindi ha maggiore probabilità di rimanere dentro al circuito della dipendenza rispetto all’altro soggetto”.

Che condizione vivono i suoi pazienti?
“Seguo un ragazzo che mi ha confessato di aver subìto un abuso sessuale a 11 anni. Mi ha detto che quell’evento gli ha causato come un ‘buco nell’anima’ e che riesce ad alleviarne il dolore solo usando eroina od oppiacei. In questi soggetti ci sono delle ferite aperte che andrebbero curate”.

Come si posiziona la provincia di Rimini a livello nazionale nel consumo di droghe?
“Siamo al di sopra della media nazionale. Non siamo una realtà tranquilla come Forlì. Sulla costa viviamo dinamiche metropolitane e le contraddizioni delle grandi città. A volte Rimini lancia le mode. Ho un collega di Londra con il quale mi confronto e capita che delle droghe nuove presenti in Riviera non siano ancora arrivate là da lui”.

Leggiamo di continui arresti di pusher. Quanto sono efficaci queste misure?
“Fermare soltanto i giovani che spacciano lascia il tempo che trova. Bisogna risalire ai distributori della droga, le mafie, per disarticolare il mercato. In quello dell’eroina i frequenti arresti di spacciatori possono persino essere controproducenti. Se un eroinomane abituato a un venditore che gli prepara la dose con il 5% di eroina passa improvvisamente a un nuovo pusher che, per farsi apprezzare, mette il 20% di eroina, per il consumatore c’è il serio rischio di incorrere in overdose, ovvero di morire”.

Quanto conta la famiglia nella prevenzione?
“Molto, ma la famiglia oggi è cambiata e c’è meno attenzione verso i figli. Si delega tutto alla scuola, alle strutture specializzate, alle forze dell’ordine, quando invece occorre una maggiore attenzione educativa e più dialogo da parte dei genitori”.

Quali segnali nei ragazzi possono destare sospetto agli insegnanti?
“L’apatia, l’isolamento e il non andare bene a scuola”.

Mirco Paganelli