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Disoccupati a 50 anni: ricominciare si può. Come?

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Alfredo ha lavorato per una vita in un’azienda riminese del settore metalmeccanico. A 52 anni si trova improvvisamente a spasso: la ditta, colpita come tante dal macigno della crisi degli ultimi anni, fallisce e così, per Alfredo come per tanti suoi colleghi, inizia l’incubo. Prima la cassa integrazione, poi la mobilità, poi la disoccupazione. Parallelamente, si avvicina al mondo dei corsi di formazione professionale e quello che dovrebbe essere un percorso di accompagnamento ad un nuovo possibile impiego, si trasforma in un paradosso. Alfredo vorrebbe studiare informatica, imparare ad usare il computer, ma il corso in questione è al completo. “Perché non provi a fare giardinaggio?” gli propone un operatore. Il pollice verde non è la sua massima aspirazione, ma ad un nuovo lavoro deve puntare, e così ecco che accetta il consiglio. Ma il “bello” arriva alla fine del percorso: come giardiniere Alfredo non riesce a trovare nemmeno un posto, l’amico che ha terminato il famoso corso di computer sì. Non gli resta che inventarsi qualcosa per continuare a campare. Perché non rispolverare la passione per l’antiquariato e la manualità? Decide allora di mettersi a restaurare vecchi mobili e con non pochi sacrifici apre la sua partita Iva. Spese e sacrifici sono all’ordine del giorno, per qualche tempo può confidare per fortuna sull’aiuto economico della mamma e dei fratelli (lui che ha più di 50 anni!), ma qualche contributo allo Stato dovrà pure pagarlo se un giorno, anche lui, vorrà godersi la meritata pensione…

Di storie come queste potremmo raccontarne tante: persone rimaste disoccupate in un periodo della loro vita in cui tutto avrebbero immaginato fuorché di rimettersi in gioco. Su questo mondo hanno puntato i riflettori, nell’ambito della festa del 10-11 settembre a Castel Sismondo, le ACLI riminesi nel convegno Over50, ricominciare si può. Dal lavoro dipendente al lavoro intraprendente. Obiettivo, analizzare la problematica anche alla luce delle nuove sfide provenienti da un mercato del lavoro sempre più digitalizzato (la cosiddetta “Fabbrica 4.0”), ma soprattutto chiedere la costituzione di una banca dati specifica sui disoccupati over50, ad oggi assente, perché solo partendo da una precisa fotografia della situazione è possibile attivare politiche di sostegno più adeguate.

Partiamo dai dati. Si parla molto spesso della piaga della disoccupazione giovanile, particolarmente grave in provincia di Rimini dove sale al 23.5%, il triplo di quanto registrato nel 2008. Ma i più “grandicelli”, che meno fanno notizia, come se la passano?
Il segretario generale della Cisl Romagna, Massimo Fossati, fotografa la situazione degli over45 riminesi. “Questa fetta di lavoratori rappresenta la maggioranza di coloro che, con la crisi degli ultimi anni, sono entrati in mobilità: circa 7 lavoratori su 10. Oltre 2.300 persone nel 2014, 1600 nel 2015. Nel 2014, in particolare, è cresciuta tra i neo-iscritti disoccupati l’incidenza delle generazioni più mature”.
Parallelamente, però, è anche aumentato il numero degli occupati riminesi sopra i 55 anni, come riporta Silvia Spattini, ricercatrice di Adapt, l’associazione per la tutela del diritto del lavoro fondata dal compianto Marco Biagi. “In realtà, se guardiamo ai puri numeri, la situazione dei lavoratori più maturi appare meno grave di quella dei giovani, sia a livello nazionale che in provincia di Rimini. Dal 2014 al 2015, in particolare, il tasso di occupazione per la fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni, è aumentata dal 44.5% al 51,5%, mentre per quella compresa tra i 15 e i 24 anni si è avuto un calo di ben tre punti, dal 20.7 al 17%”.

I problemi però non mancano, al di là dei numeri. “Per questa classe di età – osserva ancora Spattini – si rileva una forte difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro: si parla di persone «troppo giovani per la pensione» e, al contempo, «troppo vecchie per ritrovare il lavoro in assenza di politiche efficaci»”. Non è tutto. “Circa il 40% dei disoccupati più adulti è in cerca di un impiego da due anni e più, tanto che la durata media della ricerca di un lavoro arriva, nel 2013, a circa 27 mesi”.
“Una persona che si ritrova disoccupata dopo i 50 anni tende a portarsi dietro un bagaglio di resistenze e frustrazioni maggiori” riporta Erika Ricci, responsabile Ricerca e sviluppo della Fondazione Enaip Sergio Zavatta, nata su iniziativa delle Acli e della Diocesi di Rimini. Per questo la Fondazione ha avviato il progetto “Verso il lavoro” in concertazione con altri otto enti di formazione del territorio e con i Servizi per l’impiego provinciali. “Questo progetto prevede una serie di azioni per migliorare l’occupabilità degli utenti attraverso la valorizzazione delle loro risorse e il superamento attivo dei punti di criticità – spiega ancora Ricci – . Le attività sono rivolte a tutte le persone prese in carico dai Centri per l’Impiego provinciali”.
Dare vita a politiche attive per  il reinserimento occupazionale diventa particolarmente importante per i disoccupati sopra i 50 anni. “Incentivi economici e sgravi fiscali come alcune misure già attuate in passato con la Legge Fornero – prosegue Silvia Spattini – per questa fascia di persone, non bastano. Servono risposte innovative e condivise tra impresa, lavoro, parti sociali e normative nazionali”.

Alessandra Leardini