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Dire, fare, baciare. L’ affettività in adolescenza

Il corpo è grande protagonista dei cambiamenti in adolescenza. I ragazzi sono chiamati ad interpretare e accettare molte trasformazioni, che non sempre sono in grado di accogliere. Ma anche per gli adulti si tratta di confrontarsi con una nuova realtà: quella di figli che non sono più bambini ma iniziano a sperimentare in modo nuovo la loro affettività e sessualità.
“Dire, fare, baciare. Il corpo, l’affettività e la sessualità, come prepararsi ai cambiamenti?” è il titolo della terza tappa dell’itinerario nell’universo dell’adolescenza promosso dal Centro per le famiglie del Comune di Rimini.
L’ incontro, si è aperto con il terzo video realizzato da Alberto Romanotto: protagonisti Giovanni, Yunes, Rocco e Elena (https://youtu.be/CMSiwMr-Idc) che con freschezza e coraggio hanno detto la loro su questi temi così delicati e importanti.
A guidare la riflessione Tania Presepi (psicologa e psicoterapeuta della coop. sociale Il Millepiedi, consulente del Centro per le famiglie) e Loretta Raffuzzi (psicologa e psicoterapeuta presso il Consultorio Giovani dell’Azienda USL della Romagna Distretto di Forlì).

Dottoressa Raffuzzi, quali cambiamenti si trovano a fronteggiare i ragazzi in adolescenza?
“Corpo, mente e relazioni solo le tre aree in cui pre-adolescenti e adolescenti sperimentano le principali trasformazioni. Da “fedele servitore”, il corpo con la pubertà inizia a trasmettere ai ragazzi sensazioni strane e impulsi nuovi che suscitano in loro curiosità e apprensione. Contemporaneamente nella mente matura la corteccia pre-frontale e diventa possibile il pensiero astratto. L’adolescente inizia così a pensare ai grandi temi e problemi della vita. Dal punto di vista relazionale, i ragazzi sentono il bisogno di prendere le distanze dai genitori e sviluppano un nuovo interesse verso il mondo esterno, verso i coetanei e nuovi adulti. Molto fortunato è l’adolescente che trova un nuovo adulto di riferimento con cui confrontarsi, questo può fare una grande differenza nel suo percorso di crescita”.

Lei incontra ogni anno centinaia di ragazzi come coordinatrice di progetti di educazione alla salute. Che idea hanno dell’amore gli adolescenti che incontra?
“I ragazzi vivono le prime esperienze di innamoramento in maniera molto intensa, a volte dolorosa. Negli incontri che promuoviamo ci fanno tante domande, hanno forte curiosità. Noi cerchiamo di educarli anche alla differenza tra innamoramento e amore. Il primo è un momento in cui non vedi chiaramente la realtà e tendi a idealizzare. È una fase che può durare per poco o per tanto, ognuno ha un suo tempo interno di innamoramento. Poi si torna in contatto con la realtà e con i motivi più concreti e solidi di unione, e l’innamoramento può allora trasformarsi in amore. In passato la sessualità ratificava una coppia importante. Oggi non è più così e gli scambi sessuali possono essere vissuti talvolta al di fuori della dimensione di coppia. Gli adolescenti sperimentano anche le pressioni della nostra società relative all’immagine che devono dare di loro stessi”.

Come accompagnarli, allora, nella scoperta della loro sessualità?
“Come adulti siamo molto preoccupati dei rischi correlati alla sessualità, ma non possiamo parlare ai ragazzi di questi rischi senza affrontare anche gli aspetti belli della sessualità: la dimensione del dono, del piacere, dell’amore. Solo dopo aver raccontato la bellezza di questa dimensione, possiamo educarli a considerare anche i problemi. Gli adolescenti di oggi conoscono l’Aids ma poco le altre malattie sessualmente trasmissibili, che invece sono in forte aumento. Noi adulti dobbiamo affiancare senza manipolare svolgendo con passione il nostro ruolo educativo. Non possiamo proteggere i ragazzi chiudendoli in una campana di vetro ma insegnando loro anche a dire dei no e a utilizzare nelle loro scelte la testa e il cuore”.

Dal punto di vista di genitori e educatori non è semplice però l’approccio a queste tematiche. Dottoressa Presepi: quali le principali difficoltà che gli adulti incontrano?
“La sessualità è un tema che come adulti ci mette in difficoltà, perché appartiene anche a noi e alla nostra esperienza. Il rischio è quello di essere invadenti o lasciarci sopraffare dall’imbarazzo. L’atteggiamento dei ragazzi nei nostri confronti cambia, diventano irruenti e scostanti e non possiamo più comportarci con loro come prima. Dobbiamo accettare che l’intimità e la sessualità riguardano la sfera privata della persona, e questo vale anche per i nostri ragazzi. C’è una parte di loro che non conosciamo, ed è giusto che sia così. Se chiediamo agli adolescenti di essere grandi e responsabili, dobbiamo accettare e riconoscere anche questa loro autonomia da noi. Il genitore deve essere un bravo trapezista: in equilibrio tra il dover rispettare la privacy dei figli e mantenere al tempo stesso il proprio ruolo educativo”.

Come comportarsi, nel concreto?
“Far avvertire la propria presenza, ma rispettando anche i tempi e i bisogni dei ragazzi. Usare un linguaggio emotivo, che avvicini nonostante la distanza generazionale e di ruolo. Ascoltare e osservare, perché spesso a modo loro i ragazzi inviano dei segnali e occorre a volte molta attenzione per coglierli. Ci vuole tempo e la capacità di scegliere il momento giusto per intervenire. In sintesi il genitore deve esserci, ma con rispetto, accettando anche i limiti che un figlio può imporre”.
Silvia Sanchini