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Dina Sassoli: la prima Lucia Mondella

Tra le eccellenze riminesi è senz’atro da annoverare la riminese Dina Sassoli che passo dopo passo, partendo dall’Arco d’Augusto e dal Ponte di Tiberio, conquistò la notorietà nazionale, al cinema, in teatro e in televisione. La Sassoli nacque a Rimini il 5 agosto 1920 e dopo la frequenza negli Istituti scolastici della città, a soli 18 anni, vinse uno dei primi concorsi di bellezza della storia italiana, promosso dall’Azienda di soggiorno di Rimini unitamente alla Scalera Film. Proprio quest’ultima, oltre a premiarla con 2.000 lire, cifra allora enorme, la mise subito sotto contratto, permettendole di partire per Roma, destinazione Cinecittà, con la possibilità di iniziare immediatamente la carriera cinematografica. Così nel 1939, diciannovenne, ebbe una prima parte in Papà Lebonnard di Jean De Limur, ma il successo arrivò più tardi con il ruolo di Lucia ne I promessi sposi di Camerini del 1941 con al fianco Gino Cervi nella parte di Renzo. Il regista la scelse tra la sorpresa generale, preferendola ad altre attrici più affermate, per la sua semplicità e freschezza. La sua carriera fu costellata poi da tante interpretazioni come prima donna, nel periodo cinematografico dei cosiddetti “telefoni bianchi”: sono infatti del 1942, tra le altre, due sue presenze nei film La Morte civile di Poggioli e Colpi di timone con al fianco Gilberto Govi.

Ormai divenuta una star, viaggiava spesso tra Roma e Parigi e qui incontrava la sua amica di sempre Mariella Lotti, anche lei diva dei telefoni bianchi, la scrittrice Alba de Cespedes, l’accademico di Francia Marceau e Sofia Loren, con i quali si intratteneva spesso in amicizia. Si sposò nello stesso 1942, con il giornalista antifascista Silvano Castellani, ricercato dalla polizia, che terrà l’attrice un po’ lontana dal cinema. Rimasta sola per la morte del marito, avvenuta il 15 novembre 1945, ebbe una relazione sentimentale con Massimo Serato, interrotta però bruscamente con l’ingresso di Anna Magnani nella vita dell’attore.

Tra i suoi numerosi film (quasi 50 in carriera) sono da ricordare Nessuno torna indietro del 1943, con Vittorio De Sica; Due lettere anonime di Camerini, con partner Clara Calamai e Andrea Checchi del 1945; o Un giorno nella vita del 1946 con Massimo Girotti ed Amedeo Nazzari per la direzione di Alessandro Blasetti. Nel primo dopoguerra si dedicò poi al teatro con compagnie famose quali quelle di Cervi, con il quale recitò nel Cyrano di Bergerac di Emidio Paone, o quelle di Gassman e della Proclemer nell’opera Kean, ottenendo sempre successi e lusinghieri giudizi.

Tra i tanti lavori teatrali sono anche da ricordare Il sogno di Oblomov con Bonacelli, e Zio Vania di Gabriele Lavia. La Sassoli, proprio a proposito del teatro, ricordava che “…il teatro è un gran bel giocattolo e la tournee un’esperienza quasi goliardica”. L’attrice, per la notorietà acquisita e per la fiducia che ispirava, tenne anche, a partire dal 1946, una corrispondenza con i lettori sul settimanale “La settimana Incoom illustrata”, nella rubrica “Piccola posta”.

Nel suo palmarès non poteva mancare la televisione, in cui fu una pioniera interpretando, in modo formidabile agli albori della TV nazionale nel 1955, il primo atto unico intitolato L’ospite senza invito e, più tardi, nel 1972, Le sorelle Materassi (regia di Mario Ferrero, con Rina Morelli). Fino all’ultimo continuò a recitare nei film: Oggetti smarriti di Giuseppe Bertolucci, Voltati Eugenio (1980) e La Storia (1986) di Luigi Comencini.

L’attrice scomparve il 24 marzo 2008, all’età di 88 anni, tra i rimpianti di tanti colleghi, registi ma anche gente comune che l’aveva apprezzata per le sue spiccate doti artistiche e per una grande umanità. I suoi funerali si tennero solennemente a Roma nella Chiesa degli artisti, in Piazza del Popolo. Rimini non l’ha mai dimenticata: una prima volta nel marzo/aprile 1990, quando la mostra “Rimini e il cinema” approdò in Russia con un omaggio proprio a lei dedicato. Ultimamente poi, nel marzo di quest’anno, su proposta della Commissione Toponomastica, la Giunta comunale di Rimini ha deciso di dedicarle, nel decennale della scomparsa, una strada nella zona del Villaggio I Maggio, sottolineando come questo riconoscimento si collochi “nel percorso di valorizzazione delle figure femminili che hanno segnato la storia della città e non solo”. Un giusto riconoscimento ad un’attrice che pur dimorando stabilmente a Roma, veniva spesso a Rimini, passeggiando sul corso riminese o davanti al Fulgor, ricordando il coetaneo Fellini, gli inizi nella nostra città e quel treno che a 18 anni la fece volare verso il successo.
Enrico Morolli