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Mistagogia – Dimmi come preghi e ti dirò cosa credi

mistagogiaLa Mistagogia. Un termine che alcuni usano e che pochi comprendono. Cosa significa, come è cambiata la sua prassi nei secoli, quale il cammino dopo il Concilio?

L’abbiamo talmente smarrita, che oggi ignoriamo addirittura il significato della parola. La Diocesi di Rimini, recentemente, ha voluto farne tema di un Convegno rivolto ai catechisti (Mistagogia, tra teoria e pratica); dopo Pasqua, invece, coinvolgerà i nuovi battezzati adulti, coloro che riceveranno per mano del Vescovo i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima e eucaristia) durante la Veglia di Pasqua.

«Mistagogia»:  cosa significa?
Letteralmente indica l’andare verso il Mistero (dal greco mysterion: mistero e agein: andare) e, in ambito cristiano, quel percorso di catechesi (chiamate appunto Catechesi mistagogiche) che nei primi secoli era rivolto dal Vescovo ai neo battezzati nella settimana dopo Pasqua.

Ne costituiscono un esempio le Catechesi ai Misteri del Battesimo, Cresima ed Eucaristia, di Cirillo di Gerusalemme e di Ambrogio di Milano del IV secolo, le quali, nonostante la distanza chilometrica, possono essere benissimo poste in parallelo (in sinossi) tanto si assomigliano!
Perché e in che cosa? Non solo e non tanto nei contenuti, ma soprattutto nel metodo di fare catechesi, che purtroppo abbiamo smarrito dal II Millennio, concentrandoci sulle definizioni raccolte nei Catechismi finalizzati alla cosiddetta “dottrina”. I Padri della Chiesa, però, non procedevano così: erano “padri” e, in quanto padri della fede, diventavano anche “maestri”.
Vediamo allora alcune differenze tra la catechesi dei primi secoli (II-X secolo) e poi quella del II Millennio, che ancor oggi tanto ci influenza.

Elisabetta Casadei

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[accordion title=”CATECHESI I MILLENNIO”]

CATECHESI DEL I MILLENNIO: SCUOLA DELLA LEX ORANDI
(regola della preghiera)

1. Quando: si svolgeva solo dopo aver ricevuto i sacramenti (e non prima!); la preparazione anteriore, che durava anche 2 o 3 anni (a seconda dei casi), verteva sulla Scrittura, sulla preghiera e sul cammino di conversione morale. Non sui sacramenti!
2. Linguaggio e libri: solo una volta ricevuti i sacramenti, il mistagogo (colui che faceva mistagogia) chiedeva ai neofiti di raccontare la loro esperienza: “Allora, cosa avete ricevuto? Cosa hai udito? Che cosa hai visto? Cosa hai detto? Perché il sacerdote ti unto? Perché sei sceso nella vasca battesimale? Perché ti sei girato verso Oriente? Perché la Chiesa ha pregato per te con quelle parole?” – chiedevano Ambrogio e Cirillo ai loro neofiti. Essi non tenevano una lezione, ma con la Scrittura e il Rituale battesimale alla mano (il libro liturgico), leggevano insieme ai loro “figli” l’esperienza vissuta quella Notte di Pasqua, con un linguaggio “caldo”, dialogato, fatto di immagini e di gesti, come è quello della Scrittura (il giardino dell’Eden, il peccato di Adamo, l’Esodo e il Mar Rosso, la Croce di Cristo, ecc.), tanto che ti pareva di “entrarci dentro”.
3. Luogo: le catechesi si tenevano in chiesa, guardando l’altare o il fonte battesimale.
4. Maestri: l’altare con la croce; il mistagogo (fosse stato anche il vescovo) si poneva al loro lato (non davanti!), guardando con un occhio il Maestro e con l’altro i neofiti.
5. Destinatari: non i bambini, ma gli adulti; non degli scolari, ma dei figli appena nati alla fede.
6. Metodo: quello della Lex orandi, ossia “prima si prega” in chiesa (dal latino orare) e “poi si crede”; “si crede ciò che si è pregato; si crede come si è pregato”. Da qui, l’adagio di Prospero d’Aquitania (segretario del papa Leone Magno): lex orandi, lex credendi (la regola della preghiera stabilisce la regola della fede).[/accordion]

[accordion title=”CATECHESI II MILLENNIO”]

CATECHESI DEL II MILLENNIO: SCUOLA DELLA LEX CREDENDI
(regola della fede)

1. Quando: prima di ricevere i Sacramenti si doveva andare alla “dottrina”. (Ancor oggi i sacramenti coincidono spesso, per tanti ragazzi, con la “festa del Ciao!”, e per tanti fidanzati/conviventi gli incontri pre-matrimoniali sono ancora un prezzo da pagare).
2. Linguaggio e libri: dalla Scrittura e dai “testi” liturgici si è passati alle “teste” dei teologi, autori delle Summe, dei manuali e poi dei catechismi per il popolo. Il linguaggio è diventato “teologico”, con idee chiare e distinte. (Ancor oggi siamo eredi dei catechismi).
3. Luogo e Maestri: dalle chiese si è passati alle aule delle Università e degli oratori, con pareti spoglie e prive dei “primi maestri” (l’altare, la croce, il fonte battesimale); i mistagoghi sono diventati semplici catechisti.
4. Destinatari: i neofiti sono diventati studenti e scolari. (Ancor oggi il catechismo è quasi esclusivamente per i bambini di età scolare, anziché per gli adulti, con la conseguenza che i cristiani sono adulti culturalmente e professionalmente, ma dal punto di vista della fede possiedono solo i rudimenti del catechismo fatto da bambini).
5. Metodo: quello della lex credendi, ossia “prima studio e poi prego, come ho appreso al catechismo”; ossia “prego come ho capito”.[/accordion]

[accordion title=”CATECHESI III MILLENNIO”]

LA CATECHESI DEL III MILLENNIO: SCUOLA DELLA LEX ORANDI, LEX CREDENDI

La Catechesi del III Millennio non dovrebbe anzi tutto cadere nell’errore di “buttar via l’acqua col bambino”, poiché il patrimonio teologico II Millennio è assai prezioso. Non si potrebbero comprendere i sacramenti senza Tommaso d’Aquino (+1274) e il Concilio di Trento (1565); tuttavia, essi non bastano da soli, come suggerisce un noto liturgista (C. Giraudo).

Il metodo catechetico del III Millennio deve saggiamente unire tutto il patrimonio della Chiesa, facendo proprio l’adagio di Prospero d’Aquitania: lex orandi statuit legem credendi (la regola della preghiera stabilisce quella della fede), che potrebbe anche riassumersi così: Dimmi come preghi e ti dirò cosa credi. Una modalità che intuirono anche altri padri e maestri della fede: “Quando preghiamo – scriveva Origene – non facciamo vaniloquio, ma teologia”; oppure “Diteci come pregava Agostino a Ippona, Ambrogio a Milano e Crisostomo a Costantinopoli, e vi diremo il Credo delle loro Chiese” (L. Beauduin).

Un tentativo che è andato in tale direzione sono state per esempio le catechesi, pubblicate per tre anni su ilPonte e che abbiamo tenuto nel Duomo di Rimini ogni domenica, per quasi due anni, poco prima della Messa, sui segni, gesti e parole dell’Eucaristia, con il Messale e il Lezionario alla mano; un esperimento – mi hanno fatto notare – tra gli unici in Italia.
Tali catechesi sono state pubblicate nei due volumetti Tutto (o quasi) sulla Messa, che hanno trovato immediatamente il favore del pubblico (la prima ristampa a 6 mesi dall’uscita; recensito su diverse riviste, tra cui IlRegno; richiesto alla Fiera del Libro di Francoforte per traduzioni in spagnolo, polacco, ceco e slovacco), per il loro linguaggio semplice, immediato, a tratti umoristico. Diverse parrocchie (anche all’estero) lo hanno adottato per la formazione dei loro catechisti e ministri istituiti, tanto che l’editore Effatà ha disposto anche un’edizione in E-book.[/accordion]

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