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Diabete: in provincia 20mila ammalati”

Lo chiamano il killer silenzioso. Arriva di soppiatto. Piano piano. Nascosto tra altri sintomi. Poi, però, le analisi non lasciano dubbi. Perché il diabete è subdolo. Meschino. Se non lo si scopre in tempo può provocare danni gravissimi. Irreversibili. Non solo perché è capace di attaccare vari organi, ma anche perché coinvolge nella sua gestione tutta la famiglia. Proprio per questo, il tema scelto per la Giornata Mondiale, celebrata giovedì 14 novembre, è stato quello della famiglia. Del resto il diabete è una condizione che può essere anche molto invalidante e tutti i familiari devono essere coinvolti nella prevenzione e nella sua gestione. In Italia sono quattro i milioni di persone che hanno imparato a conviverci, in regione 78mila.
E in provincia quanti sono?
“Un numero preciso non si può dare perché i fattori in essere sono molteplici. – risponde la dottoressa Anna Carla Babini, responsabile della struttura semplice di Diabetologia dell’ospedale Infermi – Diciamo che in provincia, gli ammalati, possono essere all’incirca 20mila, con un’incidenza annua di mille nuovi casi. Quello che possiamo asserire con certezza è che dal 2009 ad oggi vi è stato un incremento del 35% del numero di soggetti con diabete censiti dall’Ausl”.
Ci spiega che cos’è il diabete?
“È una malattia cronica caratterizzata da un’eccessiva quantità di zucchero nel sangue. Tale condizione è causata da un difetto di funzionalità o di produzione, da parte del pancreas, di insulina, un ormone che ha il compito di regolare il livello di glucosio nell’organismo. Attualmente si distinguono due diverse forme principali di diabete: diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2”.
Quali sono le differenze?
“Il diabete di tipo 1, chiamato anche diabete giovanile per la sua predisposizione a svilupparsi durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è una malattia autoimmune: il sistema immunitario, identificando le cellule del pancreas che producono insulina come estranee e dannose, è portato ad attaccarle e distruggerle. Di solito i sintomi che dovrebbero far scattare subito l’allarme sono un bisogno sempre più elevato di bere, l’aumento della frequenza di pipì, un calo di peso importante e l’arrivo di una stanchezza ingiustificata. Nel diabete di tipo2, invece, il pancreas riesce a produrre insulina ma o è insufficiente oppure non è utilizzata in modo ottimale dall’organismo. In entrambi i casi, questa condizione porta a un eccesso di glucosio nel sangue. Anche qui i sintomi sono l’aumento della sete, della frequenza a far pipì, la stanchezza e le ferite che a fatica si rimarginano. Tra le cause scatenanti ci sono l’obesità, una dieta non equilibrata, la sedentarietà e l’età avanzata”.
Come si cura il diabete?
“Diciamo che per quello di tipo 1 ci sono alcuni accorgimenti che aiutano a tenere sotto controllo i livelli glicemici del sangue, come una dieta equilibrata e una frequente attività fisica. Nel contempo, però, è necessaria l’assunzione quotidiana di insulina, per sopperire alla mancata produzione di tale ormone da parte del pancreas. Parliamo di misurare il livello tre, quattro volte al giorno e di iniettarsi insulina altrettante volte”.
Per un giovane non deve essere facile accettare questa condizione.
“Esattamente. La qualità della vita, in questo caso, aumenta con l’aumentare dell’accettazione da parte del giovane della sua condizione. Proprio per questo, grazie all’associazione Diabete Romagna, abbiamo la possibilità di avvalerci di uno psicologo che può aiutare il paziente in questo percorso che, ripeto, non è facile”.
Tornando alla terapia: quella del diabete di tipo 2?
“Diciamo che come ho detto anche prima bisogna che il paziente adotti una sana alimentazione e faccia un esercizio fisico costante. Se questi accorgimenti non sono sufficienti a controllare i valori glicemici, è necessario assumere dei farmaci orali, che riducono la glicemia in diversi modi. Se posso permettermi, c’è anche un altro tipo di diabete, quello gestazionale. È una forma di diabete che colpisce le donne durante il periodo della gravidanza. Durante la gestazione alcuni ormoni secreti dalla placenta contrastano l’azione dell’insulina: solitamente l’organismo della donna reagisce producendo insulina in quantità maggiore. Se il pancreas, invece, non riesce a rispondere a quest’esigenza, la glicemia aumenta, causando questa particolare forma di diabete. Circa il 4% delle donne gravide è interessato da questa condizione, che però tende a scomparire alla fine della gravidanza”.
C’è qualche consiglio che si sente di dare a livello generale?
“I consigli sono sempre gli stessi: quelli di volersi bene e quindi di mangiare sano e di non poltrire davanti a una televisione o a un computer. Bastano 40 minuti di camminata al giorno”.