Home TRE-TuttoRomagnaEconomia Denaro “sporco” e riciclaggio, segnalazioni al lumicino nel riminese

Denaro “sporco” e riciclaggio, segnalazioni al lumicino nel riminese

riciclaggioIn provincia di Rimini, dal 2009 al 2014, le segnalazioni alla Banca d’Italia di operazioni sospette di riciclaggio da parte di banche, istituti finanziari, uffici postali e professionisti, sono passate da 222 a 439. Nel resto della regione e d’Italia l’aumento è stato molto più alto. Il fenomeno non esiste o resta un tabù di cui non parlare?

La recente polemica sulla “pericolosità” dell’uso del contante, che favorirebbe il riciclaggio di denaro di provenienza illecita – tesi tutta da dimostrare (se fosse vero, dal giorno della riduzione a mille euro dell’uso del contante, deciso dal Governo Monti nel 2011, ci dovrebbe essere stata una forte diminuzione dell’evasione e del riciclaggio) – ha riacceso i riflettori sulla ripulitura, nell’economia legale, dei proventi di attività illecite.

Il problema indubbiamente esiste, soprattutto al Sud e nel ramo del commercio, ma è lo strumento indicato per contrastarlo a suscitare qualche perplessità, visto anche che nella maggioranza dei Paesi europei non esiste alcun limite.
Rimini, nel recente passato, è salita agli onori della cronaca per l’abbondante circolazione di biglietti da 500 euro (un taglio che non esiste in nessun altro paese, basti pensare che negli USA il pezzo più grosso è di 100 $) che hanno destato più di un sospetto. A cosa servissero tante banconote lo ha rivelato un articolo apparso sul settimanale L’Espresso del 19 gennaio 2012, dove si poteva leggere: “A Bologna…..tiravano fuori dal bagagliaio della Maserati Gran Turismo sacchi stracolmi di banconote: i banchieri di San Marino venivano a prelevarli in città per trasportarli nei caveau del Titano…”. C’era già la limitazione del contante, ma circolavano a sacchi. E le banche non facevano troppe domande sull’origine.

Da qualche tempo la Banca d’Italia raccoglie le segnalazioni di sospetto riciclaggio provenienti dalla “periferia”, in stragrande maggioranza (95%) da istituti finanziari, soprattutto banche e poste, e solo in minima parte (il 3%) da professionisti (commercialisti, notai, avvocati, ecc.). Anzi, dai commercialisti, che dovrebbero saperne abbastanza, sono arrivate, nel 2014, appena

148 segnalazioni in tutta Italia (lo 0,2%). L’anno prima ancora meno.

In sei anni, dal 2009 al 2014, questo genere di segnalazioni sono triplicate sul piano nazionale e regionale, ma sono solo raddoppiate a Rimini (+ 98%), luogo dove, pur circolando sacchi di denaro, sono aumentate di meno (da 222 del 2009 a 439 nel 2014). In Emilia Romagna si tratta quasi di una anomalia. Va poi ricordato che dai professionisti riminesi fino al 2012 non è arrivata nemmeno una segnalazione. Poi questo dato non è stato più rilevato a livello provinciale dalla Banca d’Italia, ma visto l’andamento nazionale è difficile credere che a Rimini le cose siano cambiate molto. Sempre in questa provincia, nel primo semestre 2015 le segnalazioni sono state 242, poche unità in più dell’anno scorso.

Primo Silvestri