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Dammi un cuore che ascolta

Il titolo riporta lo slogan nazionale della Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni: “Dammi un cuore che ascolta!”. Mettiamoci allora in ascolto di due storie di vocazione: Francesco e Giulia (26 anni lui, 21 lei) che si avviano alla celebrazione del matrimonio, e il diacono Andrea che di anni ne ha 27 e diventerà prete a settembre.
Accogliamo da questi tre giovani la bellissima notizia che Dio chiama e che quindi è vivo ed è qui in mezzo a noi. Ringraziamo il Signore che nella sua straordinaria ordinarietà incontra le nostre vite e le fa entrare nella grande storia del suo disegno e del suo Regno, a cui può contribuire chiunque, ascoltando la sua voce e, seguendolo, faccia della sua vita una vocazione!

Francesco e Giulia: si sposeranno il prossimo 5 maggio!
Siamo Francesco e Giulia, una giovane coppia di fidanzati che tra qualche settimana si sposerà. Ci siamo incontrati quattro anni fa in un campo di volontariato per bambini in un piccolo paese di minatori in Romania. L’incontro con i poveri ci ha fatto scoprire l’un l’altro. Per il primo anno abbiamo vissuto la nostra relazione a distanza (Giulia abitava a Rimini mentre Francesco a Milano). Dopo un anno di treni, stazioni e weekend, Giulia si è trasferita a Milano per iniziare l’Università; dando inizio così a una nuova stagione fatta di una quotidianità che ci ha aiutato ad approfondire la conoscenza reciproca. In quel periodo Francesco ha deciso di partire per 6 mesi, mettendo in pausa il suo lavoro, per un’esperienza di volontariato all’estero. Inaspettatamente nella lontananza in ognuno di noi stava nascendo il desiderio del matrimonio. Una volta che Francesco è tornato in Italia, abbiamo sentito la necessità di verificare questo desiderio e abbiamo deciso di iniziare un percorso con una guida spirituale di coppia, che ci aiutasse in questa scelta. In questo percorso, durato circa un anno e mezzo, abbiamo cercato di ascoltare quello che il Signore ci stava chiamando a vivere sia come singoli che come coppia. Il cammino di discernimento ci ha dato gli strumenti per provare a capire quello che stavamo vivendo attraverso la lettura della Parola, incontri con altre coppie e momenti di preghiera. Le paure non sono mancate. Tuttavia il non avere sicurezze economiche, la giovane età e altri pensieri che ci preoccupavano, sono stati superati dalla conferma di questa chiamata. Il tempo del discernimento e dell’ascolto si è concluso con la decisione di sposarci. Una volta presa questa importante scelta abbiamo visto come il Signore ci tiene per mano e ci accompagna attraverso le tante persone a noi vicine, che ci stanno aiutando nella costruzione della nostra futura famiglia. Oggi eccoci qui a tre settimane dal matrimonio grati, gioiosi e curiosi di conoscere ancor di più il progetto che Dio ha su di noi.

Andrea: sarà ordinato prete il prossimo 30 settembre!
Tante volte mi sono state rivolte queste domande: “quand’è che hai sentito di dover fare questa scelta di vita? C’è stato un momento, un evento, una intuizione particolare? Quando hai sentito che il Signore ti chiamava a questa scelta?”. Rimanendo sui fatti esteriori potrei rispondere che c’è stata una frase che mi ha rivolto un amico la veglia di Pentecoste del 2006: “Da grande ti vedrei bene da prete”. Da quel momento probabilmente si è fatta più chiara la direzione in cui interrogarmi sul futuro, ma non penso che il tutto sia cominciato lì. Piuttosto potrei dire che quel seme sia caduto in un terreno già preparato da una storia precedente di conoscenza, amicizia e innamoramento del Signore.
Pur essendo cresciuto in una famiglia cristiana, gli ultimi anni del catechismo li ho vissuti con un forte senso critico negativo, tanto da arrivare ad affermare di non credere in Dio. In quel periodo è stata fondamentale la paziente testimonianza dei miei genitori, delle mie catechiste e dei miei educatori di AC. La loro fede e la loro vita mi hanno provocato ad interrogarmi seriamente riguardo a quel che mi dicevano. In quei momenti è nato in me il desiderio di recuperare tutto il tempo e le occasioni di ascolto perse nella chiusura. Il sacramento della cresima, che mi apprestavo a ricevere, l’ho vissuto come vero momento di inizio di un cammino più attento e serio.
Il cammino nell’AC è stato per me un tempo molto utile per conoscere meglio il Signore, grazie al sapiente equilibrio tra preghiera, confronto e gioco proposto dai nostri educatori. La loro generosità nel dedicarci molto del loro tempo e della loro amicizia era coerente testimonianza di ciò che ci dicevano: oltre all’incontro del sabato pomeriggio ci si incontrava la sera al centro giovani, la domenica mattina alla messa e al pomeriggio di nuovo al centro giovani; per non parlare delle uscite, i campeggi, qualche servizio agli eventi che coinvolgevano tutta la comunità parrocchiale.
In quegli anni ho anche riscoperto il valore dell’amicizia e dell’amore, quanto questi siano potenziati e irrobustiti se fondati nel Signore e vissuti come lui li ha testimoniati. In Cristo ho scoperto il vero uomo forte, sapiente, completo. Nell’amore di Dio ho riconosciuto la vera forza invincibile della storia. Da qui il desiderio di vivere la vita come lui l’ha vissuta: un dono per gli altri. A quel tempo il mio desiderio per il futuro era di diventare dottore, per curare le sofferenze, affascinato dalla complessità e perfezione del corpo umano. Ma allo stesso tempo nutrivo anche il desiderio di far conoscere a tutti la bellezza di Dio che stavo scoprendo a poco a poco. Era tanto il fascino e il desiderio di approfondire il rapporto con Dio che attendevo le uscite e i campeggi come occasione quasi di ritiro, di preghiera e di contemplazione, favorito anche dal silenzio dei meravigliosi paesaggi alpini che facevano da contorno.
Non meno importanti sono state le testimonianze dei preti che ho avuto la fortuna di conoscere più da vicino nella mia parrocchia. La loro vita felice e ben spesa mi ha fatto chiedere se anche io non potessi averne una simile. Inoltre è stato molto importante negli anni delle superiori confrontarmi con un padre spirituale. Un ruolo molto particolare, che sempre di più mi rendo conto essere stato utile alla mia crescita umana e nella vocazione, è stato quello dei miei genitori. Negli anni delle superiori sono state molte le occasioni di confronto e scontro riguardo agli impegni che vivevo in parrocchia e alle mutate prospettive future a cui stavo meditando. Questo mi ha spronato ad aggiornare frequentemente e approfondire le motivazioni che mi spingevano a fare le scelte. Giunto così alla fine del percorso di studi superiori mi sono trovato, con ragionevole serenità, a fare il passo di entrare in seminario in vista dell’ordinazione sacerdotale, che ad oggi è ormai prossima.
A questo percorso in seminario devo molto, pur nelle difficoltà affrontate. Il rapporto col Signore si è nutrito di tanti momenti di preghiera personale e comunitaria, degli studi di teologia e dei tanti viaggi formativi che non avrei mai pensato di fare. Inoltre mi ha permesso di conoscere meglio la vita e l’identità della Chiesa nei suoi più svariati aspetti.

a cura del CDV