Dalla spazzatura rinasce la dignità

    Amizero, in lingua kinya Ruanda, significa speranza. Ma è anche il nome che si è data l’associazione nata da donne che intendevano farsi coraggio e incoraggiare le altre a resistere, a vivere durante la guerra che, a colpi di machete e azioni efferate, ha sconvolta il Ruanda. Ed è ad Amizero che deve la sua rinascita Florida, una piccola donna di 50 anni, che incontriamo a Savignano. È ospite di amici che le hanno finanziato sia il viaggio, la cui destinazione principale è il Belgio, sia l’intervento chirurgico che là affronterà. Florida è moglie di un professore di fisica e madre di tre figli. Una vita serena, realizzata anche nel lavoro: in qualità di assistente sociale, si occupava per conto de governo, di pianificazione familiare e malnutrizione infantile. Ma quando la situazione politica si deteriora, la capitale, Kigali, diventa una zona franca in cui imperversano bande di giovani delinquenti, che irrompono nelle case compiendo ogni genere di violenza. Proprio in questo periodo, Florida è sola, il marito coi due figli maschi è lontano, la figlia, una bimba di 8 anni è ospite della sua madrina di Battesimo. Lì verrà trucidata insieme a tutta la famiglia ospitante. La casa di Florida viene ripetutamente saccheggiata e lei, più volte, vede la morte in faccia. Finalmente, grazie all’aiuto di père Antoine, una abate amico di famiglia, raggiunge il marito. A guerra finita, Florida non ha più padre, madre, tre fratelli e una sorella. Ma è il dolore per la perdita della figlia a provocarle un profondo stato di depressione, l’incontro con le amiche di Amizero, la loro vicinanza, il loro sostegno, l’aiutano a riprendere l’interesse per la vita.

    Bucce
    preziose

    “A Kigali – racconta Florida – mi capitava spesso di assistere a scene che suscitavano in me un grande sdegno e senso di pietà. Molte donne si trasformavano per necessità, in venditrici ambulanti e giravano per strada, coi loro cesti pieni di mercanzie sulla testa e, ovviamente senza alcune permesso. I poliziotti le affrontavano in malo modo, sequestrando la loro merce e spesso, picchiandole anche. Bisognava far qualcosa per queste donne, ma come? Allora le socie di Amizero si sono riunite ed hanno esaminato il problema: le donne in difficoltà erano analfabete, noi non avevamo fondi ma loro, una cosa ce l’avevano, la forza delle loro braccia e della loro disperazione. Quindi dovevamo trovare qualcosa di adeguato. Analizzati i bisogni delle città, ci è venuta l’idea di organizzare la raccolta dei rifiuti che da noi non c’è. La 42 socie hanno costituito un fondo con un versamento speciale, si sono così potuti acquistare sacchi, carriole, vanghe, divise, insomma l’occorrente per il lavoro. Hanno accolto l’iniziativa 3072 famiglie che pagano l’equivalente di 0,60 euro al mese per farsi portare via l’immondizia da casa. Con questa somma riusciamo a dare alle 80 donne che lavorano un compenso giornaliero di circa 0,90 euro e a pagare il camion che trasporta alla discarica i materiali e che, dopo la selezione, risulta inservibile”.
    Come avviene la selezione?
    “Tutto viene svolto a mano e senza guanti che si rompono presto e costano tanto. Si separa dal resto tutto quello che si può bruciare. Di recente, è partito un progetto sotto la direzione di Tecnici Senza Frontiere del Belgio: produrre combustibile da cucina, essiccando bucce di banane. Adesso è in corso lo stoccaggio e, se l’esperimento riuscirà, potremo avere più introiti, alzare le paghe, dare più lavoro…”.
    Chi sono le donne che impiegate?
    “Ce ne sono di vecchie e di giovani, sono vedove, ragazze madri e, prostitute, donne il cui marito è in carcere, alcune sono malate di HIV, comunque donne sole e spesso con figli da allevare. Accanto al lavoro che le riabilita alla dignità, noi offriamo loro un programma di formazione nel lavoro, nella gestione delle malattie, del denaro… abbiamo con loro un rapporto molto stretto, direi quotidiano”.
    Avete aiuti dal Governo?
    “Nessuno, ma tante belle parole. Ci ha aiutate invece, un’associazione belga di donne cristiane di Anversa che ci ha conosciuto per caso: hanno pagato i tecnici e le spese legali occorrenti per dare alla nostra iniziativa un contenuto ben articolato e una forma legale. Adesso siamo una ong riconosciuta ed abbiamo anche un ufficio”.
    L’idea ha avuto successo, è ben organizzata, ormai siete fuori dai problemi…

    Bambini spazzini
    “Non è proprio così, un giorno si è presentata in ufficio, al termine del lavoro, una donna. Mi ha detto che la sua bimba, quella che ancora era legata al suo dorso, era morta. Già la mattina stava male ma lei non aveva nessuno a cui lasciarla perciò l’aveva portata con sè, non poteva rinunciare assolutamente alla paga giornaliera. A questo punto sono entrata in crisi, ho rivisto le immagini dei tanti bimbetti delle nostre donne trotterellare dietro le mamme o ciondolare nel sacco sulla schiena, per ore, nel caldo… spazzini anche loro! Mi sono chiesta se il nostro progetto invece di migliorare le cose, non le peggiorasse… Volevo lasciare, poi, invece, mi è venuta l’idea di organizzare un asilo per quei bambini. Ed ecco che ci aiuta di nuovo il gruppo di Anversa donandoci 4450 euro. Così abbiamo potuto affittare per 60 euro mensili, una grande casa con 6 camere ed un salone. Abbiamo comprato 10 lettini e 10 materassi e, visto che i bambino sono 85, ne facciamo stare 4 per ogni letto. I bambini hanno dai 2 ai 6 anni, alcuni li abbiamo trovati per strada, abbandonati, e ce ne sono anche di sieropositivi. Delle cure per i malati ci occupiamo noi e, se occorre, li seguiamo anche all’ospedale. Ogni giorno li diamo la colazione il mattino e il pranzo a mezzogiorno. Questo ci costa circa 400 euro al mese, poi bisogna provvedere alle spese per la casa e alla paga delle 4 donne che si occupano dei bambini”.
    Su quali fondi potete contare?
    “Le socie di Amizero versano ciascuna 4 euro l’anno. Per due anni l’associazione Amici dei Popol di Bologna ha contribuito con 2mila euro l’anno, l’aiuto però è terminato. Abbiamo poi 49 bambini adottati a distanza grazie alla comunità di Sant’Egidio. Tutto qui”.
    E gli altri 36? Come fate a coprire le spese?
    “Facciamo i debiti e preghiamo, speriamo di trovare qualche benefattore. A volte capita un incontro fortuito ed ecco che arriva un aiuto… Una volta una signora di Roma ci ha mandato un intero container di meravigliosi giocattoli, che festa! Una provvidenza… E chissà che non trovi qualcuno che mi regali un computer, mi occorre proprio mi renderebbe il lavoro molto più semplice…”.
    Florida, in partenza per il Belgio dove si sottoporrà ad un intervento chirurgico, ci saluta con questa riflessione: “In Ruanda molti hanno perso molto, tanti hanno perso tutto. Io sono stata fortunata”.

    Luciana Ricci