Home Attualita Dal tramonto all’alba il “Fellini” cambia rotta

Dal tramonto all’alba il “Fellini” cambia rotta

Il nuovo piano di salvataggio del “Fellini” è racchiuso tutto nella seconda proposta di concordato che i vertici di Aeradria hanno depositato in tribunale martedì 16 luglio. Per ottenere l’ok dei giudici (tanto più con un’inchiesta penale sul CdA con l’accusa di falso in bilancio, sul groppone) era vietato “sgarrare” sui conti anche solo di una virgola. Per questo motivo, nel bilancio 2012 approvato in extremis lunedì dall’assemblea dei soci, parte dei crediti vantati da Aeradria, sono stati conteggiati come soldi persi. In primis i soldi che Aeradria deve avere da Windjet, 8 milioni: se andrà bene, ne verrà recuperata una minima percentuale. Il debito complessivo della società che gestisce lo scalo di Miramare, sale da 47 a 52 milioni. Le perdite solo nell’ultimo anno sono state di 21 milioni ma come sottolinea il presidente di Aeradria Massimo Masini, “in questa somma rientrano anche le partite aperte come quella con Windjet”. La parte straordinaria si divide da quella gestionale vera e propria che nel 2012 conta un passivo di 6 milioni di euro.
La strada è tutta in salita. Ma questa volta, rispetto al primo piano di concordato, nelle carte portate in tribunale c’erano anche delle maggiori certezze su come ripianare il buco sui conti, diventato ormai una voragine. La prima? La disponibilità dei maggiori creditori di Aeradria (in testa Carim) a convertire 20 milioni di euro di crediti in azioni.
Sempre Carim (l’istituto di credito più esposto nei confronti di Aeradria, con 9 milioni), ha aggiunto altre risorse fresche partecipando al bando rivolto ai privati per la ricapitalizzazione.
Il traguardo degli attuali gestori del “Fellini” era di arrivare ai 6 milioni di euro che non potevano più essere sborsati dai soci pubblici.
A metterci la pezza sono intervenuti oltre alla Carim con tre milioni di euro, Asset Banca con un milione, la Camera di San Marino con un altro milione, il tour operator riminese Italcamel Travel Agency con 200mila euro e Confindustria Rimini con 100mila euro, la somma minima prevista. Mancano ancora 700mila euro per raggiungere i fatidici 6 milioni, ma altri privati potranno aderire fino al 25 luglio (nuovo termine deciso per dare almeno un’altra settimana di tempo dal sì al concordato).

Tra i “ritardatari” è molto probabile che si aggiunga l’Associazione Albergatori di Rimini, perlomeno per sgombrare il campo dalle accuse. Il fatto che tra i salvatori del “Fellini” ci siano gli industriali e non gli operatori turistici, aveva suscitato non poco stupore – per usare un eufemismo – anche negli stessi corridoi del “Fellini”.
La difesa è arrivata dalla presidente degli albergatori di Rimini, Patrizia Rinaldis, in occasione della seduta della quinta commissione comunale fissata lo scorso 11 luglio per dare il via libera del Comune di Rimini e della partecipata Rimini Holding alla nuova proposta di concordato.
Perché l’AIA di Rimini non mette risorse fresche nell’aeroporto? “Noi nello scalo abbiamo già investito 400mila euro” rinfresca la memoria la Rinaldis ricordando le quote di azioni dell’aeroporto, già acquistate quando la presidenza della Provincia di Rimini (socio maggioritario di Aeradria) era ancora di Nando Fabbri. “L’impegno della Provincia – aggiunge Rinaldis – era stato di rimborsare in futuro le azioni al valore nominale. Ora invece la quota ha azzerato il suo valore”.
Il numero uno degli albergatori riminesi ricorda anche l’operazione “Rimini Go”, nata nel 2007 per far aumentare il numero di passeggeri (allora erano poco più di 200mila) dirottando a Miramare i principali tour operator turistici. Per acquistare in anticipo dalle compagnie aeree il numero necessario di biglietti, era nata una società ad hoc, Riviera di Rimini Promotions, capitanata proprio dagli albergatori riminesi. “Per anni abbiamo speso dai 3 ai 6 milioni di euro per garantire la copertura quasi completa dei posti – continua Rinaldis – in questo modo l’aeroporto ha cominciato ad andare in utile e noi a perdere. Oggi ci troviamo ad avere importanti sofferenze con le banche a causa del fallimento Wind Jet e dell’acquisto di biglietti rimasti invenduti. Colpa anche del mancato sostegno di alcune Amministrazioni Pubbliche. A nostro carico – conclude – abbiamo ancora importanti fidejussioni bancarie garantite con le nostre sedi e in alcuni casi anche personali”. La Rinaldis non esclude comunque un ulteriore impegno, anche alla luce dell’esito del secondo piano di concordato.

Il piano. Ma vediamo intanto i contenuti di questo secondo concordato, che farebbero la vera differenza rispetto alla prima proposta bocciata dal Tribunale.
L’aeroporto verrà privatizzato lasciando complessivamente agli attuali soci pubblici (che oggi hanno il 90%) il 20%. La Provincia scenderà dal 38 al 5%, Il Comune di Rimini (tramite la partecipata Rimini Holding) dal 18 al 3%. I privati, oggi al 2,78%, potranno salire al 78%. Praticamente una rivoluzione.
A rendere più appetibile la proposta agli occhi dei giudici è anche la maggiore precisione nel trattamento dei creditori, suddivisi in quattro categorie. I “privilegiati” (tra cui i dipendenti, Enac e gli istituti di previdenza) vantano un credito di circa 7 milioni: saranno saldati al 100%. I creditori di prima classe aspettano 1 milione e 185mila euro: avranno il 50%. Quelli di seconda classe vantano una somma complessiva di 10 milioni e 428mila euro e dovranno accontentarsi del 30%. Infine a quelli di terza classe non andranno liquidi: i crediti (33,6 milioni di euro) verranno rimborsati con azioni pari al 56% del valore.

I tempi. Il Tribunale ha fino ad un mese di tempo, una volta ricevute le carte, per dare il suo parere definitivo sul concordato. Se tutto procederà per il meglio, i creditori saranno chiamati a dare il loro beneplacito entro ottobre facendo così scattare la conversione in azioni. Quindi si potrà procedere all’aumento di capitale che al momento, appunto, è di 5,3 milioni, e al nuovo assetto azionario. Una volta che la società sarà in mani private, si potrà lanciare la gara per la ricerca di un partner industriale strategico.
In attesa della rivoluzione e del passaggio ai privati, almeno fino ad ottobre il pilota di Aeradria continuerà ad essere Massimo Masini con l’intero CdA: le loro dimissioni sono state respinte.

Alessandra Leardini