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Da Righetti alle questioni controverse

Questioni controverse. È il titolo per la verità un po’ sibillino delle iniziative culturali della riminese Fondazione “I. Righetti” (via Cairoli 63). Abbiamo chiesto spiegazioni su titolo, programma e contenuti delle proposte al presidente della Fondazione.
Professor Pier Giorgio Grassi, cosa ci dobbiamo attendere dalle “Questioni controverse” che la Righetti propone quest’anno?
“Le abbiamo chiamate così perché oggetto di dibattito saranno argomenti di interesse generale, sui quali nella società civile esistono opinioni nettamente differenziate. Vogliamo mantenerci nello spirito che ha animato alle origini questa istituzione e che era tipico anche di Igino Righetti, presidente nazionale FUCI prima e fondatore del Movimento Laureati poi, in piena sintonia con mons. Giovan Battista Montini, il futuro Paolo VI. Vorremmo pertanto creare uno spazio pubblico nel quale sia possibile affrontare questioni anche scottanti, cercando di sfuggire al condizionamento delle appartenenze partitiche, anche se la soluzione in ultima istanza dovrà essere data dai partiti e dalle istituzioni. La politica ha un ruolo decisivo nella elaborazione delle leggi e nella loro rigorosa applicazione, ma i cittadini hanno il diritto-dovere di discutere in maniera spregiudicata, voglio dire senza pregiudizi, fissando lo sguardo attento su ciò che li riguarda da vicino, utilizzando gli strumenti culturali più aggiornati per farsi un’opinione precisa dei valori che sono in gioco e per far valere convinzioni seriamente maturate”.
Cerchiamo di capire meglio. Il primo argomento, che verrà affrontato il prosssimo 11 novembre dal costituzionalista Marco Olivetti è il futuro della nostra Costituzione…
“Esatto. La nostra Costituzione è stata promulgata sessanta anni orsono ed elaborata con il contributo di molti e qualificati giuristi cattolici. Con il passare del tempo sono sorti problemi di applicazione. Soprattutto la seconda parte mostra rughe profonde. Ci sono stati diversi tentativi in Parlamento di arrivare a soluzioni concordate per modificarla. C’è stata infine l’approvazione di una legge che ha modificato in maniera sostanziale la seconda parte della Costituzione e che non è stata confermata dal referendum del luglio 2006. Ora, all’inizio di una nuova legislatura, si ricomincia a discutere sul da farsi. Forse è giunto il momento di avere una visione più distaccata e,com’è stato detto da alcuni studiosi, è necessario che il valore e la portata della Carta siano apprezzati al di fuori e in un certo senso indipendentemente dalle caratteristiche del nostro sistema politico e dei suoi cambiamenti e degli specifici problemi e indirizzi che esso esprime. Forse bisogna fare anche un passo in più avanti: sprovincializzare il dibattito e mettere a confronto i punti di vista con quanto accade in altri paesi europei. Abbiamo chiesto a Marco Olivetti, che è un giovane costituzionalista di valore, autore di un ottimo Commentario della nostra Costituzione, pubblicato dalla prestigiosa Casa editrice UTET di Torino, di animare questo primo incontro con la sua relazione introduttiva”.
Il secondo tema che proponete al dibattito pubblico (20 novembre), riguarda i rapporti tra Stato italiano e le diverse confessioni religiose. Un tema delicato perché tocca da vicino una materia caldissima: i rapporti tra Stato italiano e le diverse confessioni religiose, specie l’Islam.
“È un tema davvero caldo, per questo è necessario affrontarlo nelle sue implicazioni più profonde. Si tratta di superare pregiudizi antichi e di mettere in evidenza quali siano i veri nodi da sciogliere per garantire una convivenza pacifica e ordinata tra persone che si richiamano a tradizioni religiose diverse, facendo tesoro anche delle esperienze di altri paesi (vedi Francia, Inghilterra o Germania). Uno studioso di diritto ecclesiatico, come Carlo Cardia, noto per aver partecipato in primo persona alla stesura dei documenti più importanti che fissano i rapporti tra Chiesa e Stato in Italia e per aver coordinato i lavori del Comitato scientifico promosso dal Ministero dell’interno per la stesura della Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione, può aiutarci a comprendere una situazione davvero nuova per il nostro paese e a cercare sentieri inediti di soluzione. Tra l’altro, come editorialista del quotidiano Avvenire, Cardia è intervenuto più volte sull’argomento con proposte originali. (l.c.)