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Crisi Wind Jet, qualcuno sapeva

Lo stop dei voli della compagnia low cost Wind Jet, proprio quella su cui l’aeroporto di Rimini aveva puntato per il grande salto, ha causato giorni di fuoco, come in tutti gli scali italiani, anche a Miramare. Per continuare a garantire i voli da e per le città italiane ed europee prima collegate con la compagnia siciliana, il “Fellini” ha già provveduto al cambio di rotta grazie all’accordo lampo con la compagnia Livingston. La crisi di Wind Jet però lascia molte perplessità, come sottolinea di seguito l’intervento dell’esperto Giampiero Gentili.

Comunque vada a finire, anche con la riprotezione di circa 300.000 passeggeri con altri vettori, al costo ”irrisorio” di 80 euro o più a biglietto, la vicenda ha dell’incredibile.
È incredibile che nel 2012 una compagnia aerea arrivi alla bancarotta e ad un passo dal fallimento lasciando a terra centinaia di migliaia di passeggeri titolari di un biglietto di trasporto regolarmente rilasciato.
Incredibile che una società di trasporto aereo con AOC in corso di validità e titolata ad operare una flotta di 12 aerei, seppure in leasing, nel giro di un mese, debba cessare le operazioni.
Incredibile che la situazione finanziaria creatasi all’interno della società, sia stata portata a dominio pubblico solo in un così breve periodo di tempo, nonostante i disservizi operativi fossero, già da prima, all’ordine del giorno.
Ne va della credibilità ed attendibilità di tutto il sistema di trasporto aereo italiano che in quanto pubblico, non è più solo italiano, ma, come minimo, comunitario. A dettare le regole commerciali, finanziarie ed operative, da parecchi anni è l’agenzia europea per la sicurezza del volo (EASA).

Alitalia ha colpa?
Se corrisponde a verità quanto riportato dagli organi di stampa, è incredibile che il presidente dell’ente nazionale di controllo dell’aviazione civile abbia accusato Alitalia (smettiamola di chiamarla “compagnia di bandiera”: dal 1994, con la liberalizzazione, non esistono più compagnie “elitarie”) di essere corresponsabile.
Alitalia ha le proprie colpe, cominciate ad accumularsi dopo la presidenza Velani, quando atterrava a Rimini con i primi Caravelles portando frotte di inglesi fra cui i migliori clienti del Grand Hotel. Quanto sia costata la “compagnia di bandiera” alle tasche degli italiani sarebbe bello quantificarlo. Certamente più di una mini finanziaria; con gestioni allegre, sindacalizzate e politicizzate. Quanto sono costate le sponsorizzazioni Alitalia, dai convegni alle gare fondistiche (la millegrobbe), sempre con i soldi degli italiani? È ancora poco chiara la gestione della compagnia con recenti richieste alla Commissione europea di deroghe ai principi del divieto di sussidi, promesse di risanamento finanziario, slittamenti nei progressi di “messa in ordine” dei conti, ecc.
Eh sì, perchè, se già con il trattato di Roma istitutivo della Comunità Economica Europea di 55 anni fa, ai Paesi firmatari ed aderenti era garantita la libertà di concorrenza, via via, furono messi i paletti per garantire che questa libertà non fosse oggetto di sperequazioni, primi fra tutti: i sussidi statali alle aziende in crisi ed il ripianamento dei bilanci da parte dello Stato. Mosse che avrebbero svilito il concetto di concorrenza.
Nella vicenda Wind Jet, Alitalia ha agito negli interessi aziendali, nulla di più. E, in, fondo, negli interessi del contribuente italiano. E sempre Alitalia, per la prima volta, si è sentita svincolata dai “sentimenti di riconoscenza” verso il “padrone Stato” che tante volte ha messo a posto i conti deficitari con le proprie casse: quelle dei cittadini.

Il vero colpevole: i controlli
Nella vicenda Wind Jet, sarà bene analizzare piuttosto le negligenze e la gestione dei controlli sugli operatori aerei. L’AOC (Air Operator Certificate), documento con valore europeo, viene rilasciato dall’ente nazionale deputato al controllo dell’aviazione civile e convalidato a seguito della verifica del mantenimento, da parte dell’operatore, dei requisiti richiesti. Orbene, la verifica dei requisiti include l’aspetto economico e finanziario dell’azienda. Una compagnia non fallisce dall’oggi al domani. Quindi viene da pensare: o all’interno di ENAC non c’era personale professionalmente preparato a svolgere i ruoli di verifica e controllo finanziario; o non è risultato competente per svolgere il compito assegnato; o ha svolto diligentemente il proprio compito ed ha trasmesso le proprie valutazioni “in alto” e lì queste si sono fermate.
Chi doveva attivare le procedure conseguenti alle segnalazioni di inadempienze? I vertici di ENAC. Siccome, in altri settori dell’aviazione civile, i controlli, le verifiche, i rapporti vengono fatti in primis verso le società di gestione aeroportuali che affrontano visite ed ispezioni mensili, non si capisce come la situazione Wind Jet non sia stata adeguatamente monitorata.

Come vola l’improvvisazione!
Ha anche del grottesco la ridda di informazioni, assicurazioni, contrordini, dichiarazioni, smentite, precisazioni, prese di posizione apparse in ogni dove dal 5 agosto ad oggi. Almeno per chi è del settore, tutto ciò può dare la sensazione che il sistema del trasporto aereo italiano sia nelle mani di pochi improvvisatori, regolatori non sempre attenti o approssimati, legati mani, piedi e lingua a gruppi di potere economici e politici. Imprenditori piuttosto spregiudicati (basta contare i vettori aerei falliti o cessati negli ultimi 20 anni), condizionati da interessi locali, che volano ben al di sopra, e noncuranti, delle regole europee. Sembra di rivivere situazioni come quella della Gran Bretagna dove negli anni ’70 i charter nascevano e morivano nel lasso di tempo di una stagione turistica. Parliamo però di 40 anni fa.

Le “burle” di Enac
Ha, poi, del burlesco la dichiarazione del presidente dell’ENAC, che avrebbe dato disposizione affinchè gli aeroporti maggiori aprissero anche di notte per consentire i voli di riprotezione dei passeggeri Wind Jet in qualsiasi momento. A parte il fatto che tutti i maggiori aeroporti italiani sono già aperti di notte, non vedo come Vito Riggio possa, di punto in bianco, ordinare al service provider del controllo del traffico aereo (ENAV), di fornire servizi altamente complessi e responsabilizzanti; oppure disporre alle società di gestione degli aeroporti di attrezzare servizi non previsti dalle convenzioni di concessione; o, infine, modificare unilateralmente la normativa sulle fascie orarie di protezione dall’inquinamento acustico.
L’atteggiamento dei vertici ENAC, unito alle dichiarazioni, assurde ed istigatrici alla violazione delle norme comunitarie, del vicepresidente della regione Sicilia formano un cocktail che emana profumi strani, di interessi particolari e locali, estranei a qualsiasi regola e buonsenso comunitario.

…E noi paghiamo!
Siccome i riflessi della vicenda Wind Jet si ripercuotono anche a livello locale, preoccupa che l’ammontare della esposizione del vettore (120 milioni) possa includere qualche milioncino dovutole dalla società di gestione di casa. Una volta le compagnie chiedevano di venire a Rimini, adesso i riminesi devono pagare per avere i voli; non i riminesi che volano, ma quelli che, magari, hanno paura di volare.

Giampiero Gentili
direttore di aeroporto in quiescenza