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Cittadini cristiani guardano alla Città

L’evento prossimo delle elezioni amministrative ci fa sentire ancor più partecipi della vita cittadina. Esso ci offre l’occasione per una riflessione sulla nostra città circa alcuni aspetti particolarmente importanti per lo sviluppo del “bene comune”, che poniamo all’attenzione dei politici e dei nostri concittadini.

1. Lo stile della politica ed i cittadini
La Chiesa ha un’alta stima per la genuina azione politica, intesa come attività umana per promuovere il “bene comune”.
Se è legittimo avere diverse opinioni circa i mezzi per conseguire il bene comune, non è tuttavia mai lecito subordinare questo ad interessi propri o di parte. La società necessita di politici competenti e responsabili, capaci di esprimere alte idealità. Il dibattito anche vivace sulle idee è naturale, sano e democratico, il confronto serrato è arricchente, mentre la litigiosità è vuota ed avvilente.
I cittadini hanno diritto a vedere nei politici che li rappresentano una capacità di confrontarsi che sia civile e rispettosa delle persone e della diversità delle idee, che non scada mai nell’offesa e nell’insulto.
Facciamo quindi un richiamo allo stile alto del confronto politico.
Gli uomini impegnati in politica, pur avendo ruoli e compiti diversi, debbono perseguire sempre l’obiettivo del “bene comune” e lo devono fare indipendentemente da chi, maggioranza od opposizione, fa proposte che tendono a questo.
La ricerca del bene comune deve arricchirsi della partecipazione di tutte le persone, evitando la loro riduzione al solo ruolo di “consumatori” di beni e servizi. E’ importante che la gente avverta le istituzioni come realtà propria e si “innamori” della politica come strumento per il conseguimento del “bene comune”.

2. La sussidiarietà
Per favorire ciò si deve puntare non soltanto al rispetto del diritto di libertà individuale e all’accesso equo di tutti i cittadini ai beni economici e culturali, ma anche al principio di sussidiarietà, favorendo l’iniziativa autonoma dei singoli, delle famiglie, delle associazioni e dei corpi intermedi.
Fanno parte infatti, del “bene comune” non soltanto il rispetto della libertà individuale e dell’accesso equo di tutti i cittadini ai beni economici e culturali prodotti dalla comune collaborazione, ma anche la promozione dell’iniziativa autonoma dei singoli, delle famiglie e delle società intermedie, come vuole il “principio di sussidiarietà”: l’istituzione non deve sottrarre agli individui e alle società intermedie, come sono anzitutto le famiglie, le associazioni civili, i gruppi sociali o culturali, quei compiti e quegli ambiti di autonomia che esse possono gestire con pari efficacia e beneficio sociale.

3. Verso la famiglia
La famiglia deve essere riscoperta e valorizzata; il suo stato di “sofferenza” non è più limitato ad alcuni casi ma appare generalizzato e gravido di incognite per il futuro dell’intera comunità e delle giovani generazioni.
In questo campo occorre una politica che, sapendo salvaguardare e valorizzare la vita in tutte le sue espressioni, aiuti e promuova la famiglia nel suo costituirsi e nei suoi compiti, con particolare attenzione ad aiutare i nuclei con prole numerosa.
In tale linea è importante anche sostenere tutte le iniziative di autentica educazione delle giovani generazioni, specie quelle non mosse da interessi economici.

4. Le politiche giovanili
Nella nostra città si nota un diffuso culto dell’apparire, che sembra distinguere molti nostri giovani da quelli del circondario: è diffuso l’attaccamento al capo firmato ed al bell’aspetto, congiunto ad una certa superficialità nella gestione dei rapporti interpersonali.
Questi modelli veicolati nel tempo associati alla crisi della famiglia creano vuoti educativi e disagio anche in giovani di ceto sociale benestante: ragazzi fragili tra i quali si diffonde l’abuso di alcool ed il desiderio dello “sballo” in tutte le sue manifestazioni.
Per fare proposte serie è necessario partire dai bisogni autentici dei giovani, dai problemi delle famiglie.
Riteniamo importante valorizzare e sostenere tutte le iniziative che puntano ad educare i giovani favorendone l’aggregazione incentivando in esse la presenza di educatori.

5. Gli anziani ed i malati
L’evolversi della scienza medica ed il maggior benessere hanno allungato la vita dell’uomo, aumentando il numero degli anziani nella nostra città, però, ancora molti anziani e molti malati sono assistiti e curati dalle famiglie ed assistiti da associazioni di volontariato che si adoperano sul territorio, grazie al fatto che esiste ancora una buona “coesione sociale”.
Riteniamo questo fatto e questa coesione una autentica risorsa da tutelare e valorizzare adeguatamente: l’aiuto alle persone anziane e malate deve passare quindi anche attraverso il sostegno alle famiglie ed alle associazioni di volontariato.
Per quanto riguarda l’assistenza ai malati terminali (spesso allontanati da Riccione perché manca una struttura di lunga degenza) ci sembra importante aiutare quelle famiglie che decidono di tenerli in casa nonché di attrezzare un settore dell’Ospedale Ceccarini a questo scopo.

6. Il problema della casa
Nella nostra città un problema serio è ancora costituito dall’alto costo della casa, il fenomeno è paradossale perché ciò avviene in presenza di migliaia di appartamenti sfitti.
Il disagio di questa situazione è subito in particolare dalle giovani coppie e dalle fasce più deboli della società: la fuga delle giovani coppie da Riccione è fenomeno preoccupante e gravido di conseguenze sociali perché così la nostra città tende ad invecchiare ed i paesi dell’entroterra rischiano di ridursi a “dormitori”.
Riproporre la politica della casa attraverso la leva fiscale (cfr.ICI) e degli incentivi è una soluzione che può consentire di risparmiare il territorio da ulteriori edificazioni: occorre un “ufficio casa” operativo e dotato di mezzi e personale, per rederlo capace di incidere efficacemente su di una situazione così grave.

7. Le nuove povertà e la crisi economica
Riccione, nell’immaginario collettivo, è una città ricca e spensierata; sono però presenti anche da noi preoccupanti e crescenti fenomeni di nuove povertà a cui occorre fare fronte. Accanto alle classiche forme di disagio aumenta il numero di famiglie “normali” con seri problemi di bilancio, attualmente aggravati dalla crisi economica in corso
Vivere a Riccione è più caro che altrove, sia per il costo della casa, sia per i consumi e le tariffe. L’impossibilità di dare una dignitosa risposta alle necessità familiari provoca sofferenza ed umiliazione.
Il fenomeno crescente della presenza di extracomunitari è da leggersi nel senso delle opportunità e dei benefici che porta alla società; occorre però chiedersi quale accoglienza dare a queste persone nel reciproco rispetto della loro e della nostra identità. A fronte di questi fenomeni è necessario aumentare la collaborazione tra l’ente pubblico e le realtà associative (in particolare la Caritas interparrocchiale) presenti sul territorio, per offrire risposte concrete e non episodiche a tali disagi.
L’attuale grave crisi investe ogni attività e coloro che soffrono maggiormente sono sempre i più deboli. A nostro parere gli effetti più deleteri emergeranno a fine stagione 2009: occorre prevedere correttivi ed interventi per limitare i danni che ne potranno derivare.

8. Una direzione per la cultura
La cultura a Riccione presenta una certa vivacità da parte del mondo delle associazioni e anche nel numero e nella qualità delle iniziative pubbliche. Talvolta si assiste però ad una pluralità di “animazioni” fini a se stesse e veicolanti messaggi negativi o quantomeno banali, come quelli che enfatizzano la nostra città come sede dei divertimenti ad ogni costo.
Al contrario, occorre valorizzare e promuovere tutte quelle iniziative tese alla crescita dell’uomo nelle sue diverse dimensioni: intellettuale, razionale, spirituale, etica, ecc.

9. L’identità della città
Particolare attenzione deve essere posta alla crescita di una identità sociale, culturale e spirituale di Riccione e dei suoi quartieri: la città si è formata in breve tempo nel secondo dopoguerra sulla spinta dello sviluppo turistico, senza possedere né un centro storico né un’”anima” propria.
Riteniamo fondamentale che sia dato impulso e sostegno a tutte le iniziative sia urbanistiche che culturali tese ad unificare le diverse anime della città (utilizzando al meglio anche quelle identità che già esistono, come le Parrocchie).

10. Il turismo
Il Turismo caratterizza la nostra città, il cui “prodotto” è conosciuto e stimato a livello internazionale nel tradizionale aspetto di vacanza per le famiglie, ma anche in quello – a nostro avviso molto meno positivo – di città del divertimento ad ogni costo. In questi ultimi anni l’offerta del divertimento è andata deteriorandosi verso forme discutibili quali sale da gioco, night con “spogliarelli” e addirittura spaccio di sostanze allucinogene “legali”.
La discontinuità estate – inverno, indotta dal turismo, provoca disagi a tutti, specie i giovani ne soffrono maggiormente per l’inadeguatezza di servizi forniti da strutture concepite specificamente per i turisti.
La positività di questo settore e delle iniziative connesse non può essere valutata solo in base profitto economico immediato, ma anche considerando la sua capacità di favorire la crescita umana e culturale della città e dei suoi ospiti. È importante che il turismo superi la “monocultura vacanziera” frivola ed evasiva e si dilati a tutto ciò che rende l’uomo più colto, più civile, più spirituale.

11. La coesione sociale
In questi ultimi anni è stata proposta la politica dei “centri del buon vicinato”, che in diverse situazioni ci sembra essere una soluzione efficace per lo sviluppo di una città più unita, coesa e nella quale si collabora.
Crediamo sia necessario continuare a valorizzare tutte le iniziative che vanno in questa direzione; guardando anche alle esperienze positive e più avanzate che già esistono in altre città.

L’Equipe di Pastorale Sociale delle Parrocchie di Riccione