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“Chiorre”, un prete da corsa (e non solo)

Melchiorre-BaroneÈ impressionante la partecipazione al funerale di don Melchiorre Baroni. La chiesa di Santa Lucia è occupata in ogni posto disponibile. Giovedì 21 gennaio 37 sacerdoti, diaconi, accoliti, autorità civili col vescovo Francesco che centra la sua bella omelia sul sacerdote e l’eucaristia: inserisce il cammino ed i pensieri del prete nei vari momenti della Messa.
E come “Gesù rese grazie” l’assemblea eucaristica rende grazie al Padre, che ha dato a questa Chiesa don Melchiorre, che ha celebrato la santa Messa per 65 anni: dal 1950 al 2015.

Don Melchiorre, nato a Santarcangelo il 17 agosto 1927, cresciuto nella comunità cristiana di Camerano, terra feconda di vocazioni, lascia le sponde dell’Uso per entrare in seminario nel 1938. Nell’ottobre 1943 deve entrare nel seminario regionale, ma non si può per la guerra. Pure il seminario di Rimini è bombardato. Si va così al santuario della Madonna di Bonora, a Montefiore.
Mons. Pasolini e mons. Polverelli sono le guide, fra i professori don Melchiorre ricorda don Marcaccini. E la guerra arriverà anche lì, ma risparmierà il santuario e i suoi poveri ambienti. In quella valle don Melchiorre alimenta, sotto gli occhi di Maria, fra tanti disagi, la volontà di servire Cristo per tutta la vita.
Vivrà il seminario teologico presso san Giovanni Battista a Rimini, ed infine il regionale nel 1949 per l’ultimo anno.
Il 29 giugno 1950, mons. Luigi Santa, il meraviglioso missionario padre e vescovo della Chiesa di Rimini, lo ordina sacerdote in sant’Agostino assieme a don Redeo Baffoni, don Marco Gasperi, don Emilio Maresi, don Fabio Trevisani, don Italo Urbinati: splendidi presbiteri della nostra Chiesa.
Don Melchiorre non ha ancora compiuto 23 anni. A Santa Lucia di Savignano con don Cesare Mazza si butta a portare ai giovani Cristo e la sua Grazia. È presente nella loro vita, attivo e dinamico. Gioca e cammina con loro per vivere, assieme, con Cristo e per Cristo. Trasmette la sua passione. Nel 1954 è già parroco a Castelvecchio, una parrocchia importante, con forte tradizione cristiana. Lì un fervoroso gruppo di giovani di Azione Cattolica lo affianca. C’è molto da fare e don Melchiorre non si tira indietro. Non dirà mai nella vita: “Sono stanco”.
È attivissimo.  Presente nella dirigenza della squadra di calcio, nella fondazione della banda musicale cittadina, nell’organizzazione di memorabili carnevali. Grazie a Dio, trova il tempo da dedicare alla preghiera, all’ufficio divino, che è il “lavoro” più importante del sacerdote. I preti vicini lo aiutano nella sua giovinezza ed egli contraccambia.
Nel 1966 un bel volo: mons. Emilio Biancheri lo nomina parroco di San Martino di Riccione. Il parroco precedente ha costruito una nuova chiesa, più ampia ed accogliente per la comunità di 10.000 anime. Don Melchiorre trova problemi, ma si butta col solito impegno. Visita le famiglie, va incontro alle tante richieste della gente.
Savignano gli è rimasta nel cuore. Presso il Rubicone la sorella ha provveduto un’abitazione anche per lui. Nel 1973 chiede di ritornare con il caro don Riccardo Cesari. Per sei anni collabora con lui. Si impegna con la scuola media, dove accetterà il compito di vice preside. Prepara i campi estivi di Campamoli. È sempre in contatto con i giovani di ieri e di oggi. Il 13 dicembre 1979 diviene parroco di Santa Lucia. La sua fede ed il suo dinamismo hanno tutto il campo aperto per costruire opere materiali e spirituali. La parrocchia vive momenti belli e produce buoni frutti.

Diremo di alcune opere, premettendo che il “lavoro” del prete più necessario e più vero è quello nascosto, spirituale, che solo Dio conosce.
• La casa di Campamoli è acquistata. Appartiene al Corpo Forestale dello Stato che non vende. Don Melchiorre compra un podere al confine col territorio demaniale. Si fa la permuta col vantaggio di tutti.
• Ottiene dalla Banca di Credito Cooperativo di Savignano il restauro completo della chiesa del Suffragio (del 1600), in memoria del fondatore della banca don Pietro Polazzi.
Il centro giovani di via R. Sanzio era un capannone per la lavorazione del legno. Lo si compra per compiere in esso tante attività giovanili. Lo si intitola a Lucio e Marzio Praconi.
• La Famiglia Gardini offre un terreno nel quartiere Bastia. Don Melchiorre edifica una chiesa dove per diversi anni celebrerà una Messa settimanale. Ora la “Piccola Famiglia dell’Assunta” di Montetauro la animerà e la utilizzerà come centro dell’Amicizia Italia-Cina.
Savignano ha un cuore ed è l’ospedale Santa Colomba, nell’ex convento dei Girolomini presso la Madonna Rossa. ASL lo chiude. Don Melchiorre e tra i leader combattivi contro la chiusura.
• La parrocchia di Santa Lucia ha vari gruppi giovanili e gruppi di apostolato e carità seguiti con passione. Don Melchiorre assieme ad insegnanti e dirigenti fonda anche il “Serra Club” per tutta la zona del Rubicone.
Nel 2002 don Melchiorre lascia la parrocchia e va ad abitare nella sua casa. Il distacco è doloroso, ma ha la gioia di continuare a celebrare l’Eucaristia e le sante Confessioni nella stessa parrocchia. Lo farà con regolarità per 13 anni.
Negli ultimi giorni don Melchiorre è sereno, prega. Mi confida la sua gioia nel dire il Rosario ogni giorno: “S. Maria, madre di Dio, prega per me, peccatore, adesso e nell’ora della mia morte”.
Questa arriva fra le 14 e le 15 del 19 gennaio.  Lascia la sala da pranzo, sostenuto dall’infermiera, per andare nella propria camera. In un istante don Melchiorre rende l’anima a Dio. Ora è la Mamma del cielo che lo sostiene per accompagnarlo… alla beatitudine eterna.

don Vittorio Mancini