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Chi non lavora… non guida

Bollo, carburante, Rc auto… Senza contare le spese per il mantenimento e il costo iniziale legato all’acquisto, spalmato o meno negli anni, a tasso zero (o quasi). La cara vecchia amica a quattroruote rischia di diventare un “peso sul groppone”, difficile da reggere. Solo nel 2012 la Federconsumatori ha calcolato un aumento delle spese a carico degli automobilisti, di 481 euro per le auto a benzina e di 538 euro per quelle a gasolio. Se poi si viaggia lungo le tortuose strade della crisi, tra l’incertezza legata al lavoro e la fatica di arrivare a fine mese, ecco che l’auto può veramente diventare un lusso.

Vendite a picco. Il primo risultato immediato della crisi è il calo vertiginoso delle vendite. In cinque anni il giro nelle concessionarie riminesi si è dimezzato. Nel 2012 sono state vendute 6.881 vetture, il 22% in meno rispetto al 2011, quando già era cominciata la discesa e le macchine vendute furono 8mila. Se si confrontano questi numeri con quelli degli anni pre-crisi (nel 2007 furono 14mila le immatricolazioni nel Riminese) il crollo appare ancora più evidente. Secondo i dati diffusi dall’ACI Rimini l’anno scorso è stata addirittura ultima in regione. Soffre la Fiat con un calo del 13%, ma ancora di più marchi destinati ad un target superiore, come Volkswagen (-24%) e Mercedes (-50%). Il tramonto di un impero come Autopronti, il colosso di Santarcangelo di cui è sopravvissuta solo l’officina con la neonata Procar, e la forte crisi che sta attraversando un altro gigante storico delle quattroruote come Vernocchi (70 addetti e cinque officine tra Rimini e Pesaro) la dicono lunga sulla gravità della situazione.
Nel 2012 abbiamo perso il 20% rispetto all’anno precedente e in questa prima parte del 2013 stiamo perdendo un altro 20%” afferma Paolo Ricci, presidente dei concessionari della provincia. “Sul mercato– spiega Ricci – pesa l’anomalia tutta riminese legata alla stagione: molti operatori turistici rimandano gli acquisti dopo il periodo estivo. Aspettiamo settembre per vedere quale sarà il trend effettivo, resto fiducioso in una ripresa”. Ciò non toglie che, complice lo stop improvviso degli incentivi statali che per anni hanno spinto quasi in maniera esagerata il mercato, “sempre più persone oggi rinunciano all’acquisto di una nuova automobile”. Soffre molto il lusso, stando alla fotografia scattata da Ricci, “il segmento oltre i 2500 di cilindrata, quello più nel mirino del fisco” ma soffrono anche le auto medio-piccole “perché è il loro target potenziale ad essere maggiormente colpito dalla crisi”.
Cosa cambia allora per le concessionarie? Come affrontare questo ostico periodo? “Cerchiamo tutti di contenere i costi interni ricorrendo in alcuni casi alla cassa integrazione per i nostri dipendenti, e stando molto attenti agli stock di magazzino. Ma soprattutto<+testo_band> – conclude Ricci – <+cors>spostiamo risorse sull’assistenza: le officine per fortuna stanno andando bene con riparazioni anche importanti. Si aggiusta la frizione, si fa un bel tagliando e si mettono a posto le gomme. Nell’incertezza, si rimanda l’acquisto al prossimo anno e si spendono anche 1.000-1.500 euro in manutenzione”.

Più lavoro per le officine? Veramente i riminesi sono disposti a tutto pur di salvare la propria auto? Giancarlo Micheli dell’officina Garage Check Up Auto di Cattolica (attiva dal 1990, prima come officina autorizzata Volvo, poi per la Peugeot) non è così ottimista. “Quest’anno un po’ di lavoro in più rispetto al 2012 lo riscontriamo, ma resta il fatto che la gente non ha soldi, sta molto attenta ai prezzi e si rivolge a più officine prima di scegliere. Così lavoriamo sempre di più su preventivi”.
Nonostante questo, Micheli non ha voluto cedere a gare al ribasso. “Non abbiamo abbassato i prezzi per una questione di principio. Abbiamo molte spese da affrontare”. Archiviato il marchio Peugeot (“le spese da affrontare erano troppe: 6.000 euro l’anno solo di documentazione, 20.000 obbligatoriamente in ricambi”) si continua a lavorare ma non mancano casi al limite dell’assurdo con “persone che portano i pezzi già acquistati e chiedono solo di montarli”.

E il traffico? Se è vero che, in tempi ostici come questi, l’auto si tiene ancora più stretta, viene da chiedersi un’ultima cosa: con la crisi, viste le considerevoli spese per il carburante, si è anche pronti a rinunciare un po’ di più alle quattroruote, almeno per spostamenti brevi? Sembrerebbe di sì.
I dati Istat (Indicatori ambientali urbani) relativi alla vendita della benzina, parlano di un calo, dal 2007 al 2009 in provincia, da 73mila a 65mila tonnellate (-11%). Gli addetti al settore confermano. “Negli ultimi anni la domanda si è ritratta del 25%” osserva Marco Ragni, funzionario della Faib Confesercenti di Rimini. Proprio la crisi del mercato, secondo Ragni, sembra essere la prima causa di sofferenza per i benzinai.
Parallelamente però, un uso minore dell’auto non provoca un aumento dei passeggeri del trasporto pubblico: erano 99 per ogni residente nel 1999 e sono scesi a 85 nel 2011 senza aver mai mostrato un’inversione di tendenza. C’è chi opta per la bici, magari elettrica (articolo in basso) ma da qui a pensare che la crisi sia così potente da cambiare le abitudini quotidiane, ne resta di strada da fare. Forse la conclusione più plausibile è che l’auto si lascia in garage perché – molto più semplicemente – si lavora di meno, quindi ci si sposta meno. Non è un caso che molte compagnie d’assicurazione optino per tariffe commisurate ai chilometri annui. Cosa non si fa per non perdere i clienti!

Alessandra Leardini