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Cenoni e canoni

Come se non bastasse che è stato il più lungo del mondo, al Capodanno di Rimini da bravi riminesi ci abbiamo aggiunto anche l’immancabile dibattito a posteriori. In particolare, per una domanda che non avrà mai una risposta definitiva: a fare fatturare a Capodanno è o non è la Rai? Inutile chiederlo a quelli di Courmayeur: loro tanto il pienone lo facevano lo stesso, hanno spiegato dopo essersi accaparrati la diretta. Beati loro, che possono permettersi di portarsi a casa così per sfizio una trasmissione che per Rimini era così fondamentale da tassare i passi carrai pur di averla, mentre lassù di passi non ne hanno tassato nessuno, né carraio né alpino. Adesso che ce ne siamo liberati, pardon separati, in molti si sono sentiti liberi di esplicitarlo: ma che ci trovava di tanto attraente in quella trasmissione la gente per venire a Rimini apposta? Ma qualche effetto positivo lo aveva. I riminesi che restavano a casa magari durante il cenone ci stavano dietro per vedere se in piazzale Fellini inquadravano qualche loro conoscenza. Quest’anno che mancava il “diversivo”, invece, si sono riversati con maggior vigore in strada a far esplodere botti, che sotto casa mia han fatto un bulirone pirotecnico che il comitato turistico se lo sogna. Fatto sta che ormai bisogna mettersi il cuore in pace, la Rai è acqua passata. A parte per il bollettino del canone trovato nella buchetta il mattino del due gennaio. Volevano farcela pagare? Ma no, sono stati carini: erano preoccupati che sentissimo la loro mancanza.