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C’è campo per Dio?

Una serie di eventi interamente dedicati ai giovani in vista del Sinodo dei Giovani indetto da Papa Francesco.
Dal titolo simpatico e provocatorio: “C’è campo per Dio? Giovani sulle tracce di Dio”. L’ambiziosa iniziativa del Servizio Diocesano per il progetto Culturale durata quattro mesi e declinata in otto appuntamenti, arriva ora al traguardo. E lo fa da vero “sprinter” della comunicazione, mettendo in pista due vincenti come il sociologo Franco Garelli, autore della ricerca Piccoli atei crescono, e Marco D’Agostino (Rettore del Seminario di Cremona) che proporrà la storia di un giovane descritta nel suo fortunato libro Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca.
L’occasione è la serata “C’è campo per Dio? Giovani sulle tracce di Dio”, venerdì 11 maggio, ossia quale esperienza di Dio vivono i giovani oggi? Quella in programma in Sala Manzoni (ore 20.45, ingresso libero) è un’occasione per adulti e anche per gli stessi giovani, per riflettere sulla realtà dei giovani oggi. A moderare i due campioni ci sarà Simona Mulazzani, il direttore di IcaroTv.
Il titolo dato da Garelli al suo volume è perentorio (Piccoli atei crescono) ma il sottotitolo rimette tutto in discussione: Davvero una generazione senza Dio?. Garelli mette in luce il nuovo che avanza a livello religioso, si basa sull’ampio materiale raccolto nel corso di un’indagine quantitativa dall’Istituto Eurisco, su un campione nazionale di 1.500 giovani tra 18 e 29 anni e attraverso un’indagine qualitativa con domande dirette a 144 studenti universitari di Roma e Torino.
Emergono aspetti apparentemente contraddittori: se i giovani parlano della religiosità dei loro coetanei, viene a delinearsi uno scenario di marcato allontanamento dalla fede (il 70% pensa che pochi abbiano un qualche cammino di fede); se però i giovani rispondono a una domanda rivolta a loro personalmente, allora il 72% dichiara di credere in Dio, e oltre il 70% si dichiara cattolico. “La «coscienza generazionale» è più secolarizzata della coscienza individuale”, commenta Garelli.
Parlare del dolore è difficile e drammatico. Rischia la retorica. E se fosse proprio chi soffre a condurre la riflessione? Allora la prospettiva cambia. Spaccato in due è l’alfabeto di Gianluca, un ragazzo di vent’anni che per due ha combattuto contro un sarcoma osseo, coinvolgendo nella sua lotta amici e compagni di scuola, trasformando, grazie alla fede, la sua e, soprattutto, la loro vita. Gianluca è morto il 30 gennaio 2015, pochi giorni prima dell’uscita del suo libro (scritto da D’Agostino e Gianluca Finetti), che ora resta per tutti come un messaggio di speranza.
“C’è campo per Dio” lancia lo sprint all’Happening dei Giovani #TELODICOIO del giorno seguente in piazza Cavour, e lo fa in modo intelligente e accattivante, proprio come lo sono state le serate organizzate in questi mesi dal Servizio per il Progetto Culturale. “L’obiettivo di questo lungo e articolato ciclo – spiega Maurizio Mussoni, responsabile del Servizio per il Progetto Culturale – al quale hanno aderito tante sigle, movimenti e associazioni cattoliche della diocesi, era quello di proporre temi di approfondimento sui giovani, la vita e la Chiesa, in sintonia con il percorso proposto dalla Diocesi , anche in vista del Sinodo dei giovani”
Un percorso di avvicinamento in vista della conferenza finale che si è articolato in diverse attività, non solo conferenze. Affrontando il tema degli adulti e l’orizzonte dei giovani, lo sport che ti forma e la rivoluzione digitale, i giovani che si prendono cura e la festa dell’amicizia fra i popoli per un mondo unito. Tanti piccoli segnali di giovani sulle tracce di Dio.

Paolo Guiducci