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Casa, bollette, lavoro: emergenza… Comune

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Sfratti, distacco delle utenze domestiche, mancanza di lavoro. L’emergenza bussa allo sportello e parla sempre più italiano. Dall’altra parte dell’uscio, i Comuni sono sempre più chiamati a rispondere con contributi economici, con la consapevolezza però che non è sufficiente aprire il portafoglio: come ci viene sottolineato da più incaricati, gli Sportelli sociali comunali non sono tanto “bancomat del bisogno” da cui attingere, quanto realtà chiamate a fornire un’assistenza a 360 gradi ai propri cittadini in difficoltà. Quanta discrepanza ci sia, poi, tra i buoni propositi e l’aiuto concreto fornito, questo solo i diretti interessati possono saperlo, dovendolo testare sulla propria pelle, nella propria quotidianità. Quel che è certo, è che alla luce anche dell’aumento delle situazioni di povertà nel territorio, e soprattutto della loro complessità, già da alcuni anni anche gli sportelli sociali delle amministrazioni comunali hanno rafforzato il lavoro di squadra con le associazioni operanti nel settore. Un esempio pratico è anche il lavoro in rete portato avanti con la Caritas diocesana sia nella redazione dell’annuale Rapporto sulle povertà sia nella focalizzazione dei bisogni primari sui quali intervenire. Ma quali sono questi bisogni e quali le risposte fornite?

I DATI
Il nostro tour nell’emergenza povertà comincia dallo Sportello sociale comunale di <+nero>Rimini<+testo>. Qui, da gennaio a giugno si è registrato un aumento, rispetto al primo semestre del 2015, sia del numero di persone incontrate sia degli interventi effettuati. Dei 786 utenti (contro i 762 del primo semestre 2015), più della metà è rappresentato da italiani (473, il 60%) e la metà da famiglie con minori che hanno chiesto aiuto, perlopiù, per l’impossibilità di pagare l’affitto, quando non per sfratti già subiti, o per essersi visti staccare, sempre per problemi economici, acqua, luce o gas. La mancanza di un lavoro è spesso, ci riferiscono dallo Sportello, la motivazione principale alla base di questa difficoltà. In risposta alle varie emergenze, gli interventi sono stati 233, superiori ai 214 del primo semestre 2015.
Un altro fenomeno da tenere sotto la lente, ci riferiscono dalla sede di via Ducale, è la sofferenza sempre più diffusa tra i cittadini con più di 50 anni: già nel 2015 era stato riscontrato un aumento degli utenti di questa fascia di età (+3%, pari al 32% del totale), perlopiù per difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Preoccupante anche la crescita degli utenti con problemi di disabilità (+4%, ossia 209 persone).

Da Santarcangelo segnalano, in particolare, il forte aumento degli italiani costretti a chiedere aiuto in Comune, nell’anno in corso, come nel 2015 e 2014: sono arrivati a raggiungere la metà dei 523 utenti assistiti da gennaio al 30 giugno 2016, e 116 di questi non avevano mai chiesto aiuto prima d’ora. “E non accedono allo Sportello sociale tutti quei cittadini che necessitano di informazioni sui bandi comunali o contributi quali l’assegno di maternità o l’assegno al nucleo familiare… Un dato che induce a pensare che il numero di cittadini che si presentano allo Sportello sociale non sia rappresentativo di tutto il disagio presente sul territorio” fanno presente dall’ufficio del Comune clementino.
La fascia di età più colpita va dai 30 ai 55 anni, con o senza la presenza di minori all’interno del nucleo familiare, mentre le difficoltà maggiori riguardano – anche qui – il lavoro, per quasi la totalità degli assistiti (disoccupazione, ricerca di una nuova occupazione o situazioni di cassa integrazione) e la casa (con casi di morosità di affitti, sfratti e morosità di utenze domestiche).
Per far fronte all’emergenza, dallo scorso giugno lo Sportello sociale professionale è aperto anche nel Comune di PoggioTorriana, per interventi che vanno dalla semplice informazione su benefici e contributi, alla consulenza sulle opportunità sociali offerte dal territorio anche in ambito lavorativo.

Quanto il lavoro sia diventato un’emergenza, appare chiaramente anche dai numeri dello Sportello comunale di Riccione che in questo caso, però, si fermano al 2015. In questo anno sono state assistite 340 persone “ed è aumentato il numero di chi ha chiesto informazioni legate all’ambito lavorativo”. Tra le famiglie assistite prevalgono quelle di nazionalità italiana, seguite da albanesi, rumene, ucraine e marocchine. Ma cosa può fare concretamente un Comune oltre ad erogare contributi? Anche in questo caso si sottolinea tra le varie azioni, la collaborazione con i Servizi territoriali e il Privato sociale “per creare percorsi e progetti condivisi”.

L’emergenza continua a bussare forte anche per la Regina. A Cattolica, tornando al primo semestre 2016, si sono rivolte allo Sportello sociale 239 persone (194 italiani e 45 stranieri) di cui 39 famiglie con minori. I colloqui finalizzati alla risoluzione di tali emergenze sono stati però quasi il triplo (615). In 244 casi sono stati chiesti contributi economici per il pagamento delle utenze, acquisto di generi alimentari, affitto, pagamento di rette scolastiche e strutture residenziali per anziani, nonché per buoni spesa e buoni farmacia. In 51 sistuazioni è stato chiesto sostegno per il problema casa, in 47 per altre tipologie di aiuto come l’attivazione di un pasto caldo alla Caritas o di un pacco spesa a domicilio, 31 colloqui invece sono stati finalizzati alla ricerca di un lavoro. In risposta, 239 sono stati i contributi economici erogati, come spiegano dalla Regina, tra i quali, accanto al sostegno per le utenze domestiche non sono mancati contributi per il pagamento rette scolastiche. Anche la scuola, come un piatto caldo, può diventare un lusso.

“Le situazioni sono sempre più gravi e più complesse e richiedono un’azione sinergica da parte di tutti gli attori presenti sul territorio” commenta Isabella Mancino, responsabile dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas diocesana. “La forbice della povertà si è allargata: chi è in difficoltà da tempo, chi invece fino al giorno prima aveva un lavoro, una casa e una famiglia; italiani, immigrati dal sud come riminesi sempre vissuti sul territorio; stranieri arrivati in Italia da oltre vent’anni, come profughi; individui soli e interi nuclei familiari; giovani e anziani. Tutti richiedono ascolto, sostegno e percorsi personalizzati, perché ciascuno, per quanto povero sia, è comunque anche portatore di capacità, ma deve ritrovare la forza e le occasioni per rimettersi in gioco e per poterle far nuovamente fruttare”. Il compito degli Sportelli è di “indirizzare gli utenti a bandi e/o agevolazioni fiscali in base ad ogni specifico caso. Un risultato di questo lavoro, per lo Sportello di Rimini – prosegue Mancino – è stato anche la raccolta dei documenti necessari per l’accesso all’Emporio Solidale, il servizio che consente anche a chi è in difficoltà di fare la spesa di generi di prima necessità. Dallo Sportello di Rimini, in un mese e mezzo, vi sono state inviate 50 famiglie”.

Alessandra Leardini
(ha collaborato Simone Santini)