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Cananzi, un ritorno da ridere

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Il riminese che d’estate è alla ricerca di un locale dove bere un daiquiri in compagnia, non si pone minimamente il problema: “Dove andare?”, avendo a disposizione millanta e più alternative. Ma nei confronti di un suo concittadino alla ricerca d’altro, magari di uno spettacolo comico, magari di qualità, dobbiamo ammettere che Rimini non è altrettanto generosa. Capite dunque la mia gioia quando la scorsa estate ho scoperto che il Festival “Le Città Visibili” avrebbe ospitato quello che da anni è uno degli artefici nazionali del miglior umorismo in circolazione, ovvero Paolo Cananzi (nella foto © Marina Alessi), con il suo spettacolo Reunion, che lo ha visto nuovamente sul palco dopo quasi due decenni di assenza.
Il nome di Cananzi è quello in cui gli appassionati di comicità si sono imbattuti leggendo i titoli di coda dei più celebri programmi televisivi degli ultimi anni, vedi “L’ottavo nano”, “Love Bugs”, “Comedy Central News” ma anche di film come Chiedimi se sono felice. Dal 1987 al ’97 gira l’Italia con i suoi spettacoli di “cabaret con diapositive”, ma eccolo maturare la decisione di abbandonare le scene e dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Nel 2015 “con la voglia che covava da tempo”, decide di tornare nuovamente alla ribalta, come certe band che mettono da parte vecchi rancori per tornare a suonare insieme: ecco fatta la reunion, in cui Cananzi ricompone la sua anima di entertainer con quella di ghostwriter e che dopo aver debuttato a Rimini e divertito il pubblico padovano e per due volte quello milanese, è tornato in zona con una emozionante replica a Pennabilli.

“Reunion” ha compiuto il suo primo anno di vita, ma come è stato tornare sul palco dopo 20 anni, soprattutto nella tua città?
“L’emozione è stata enorme! È come se su quel palco stessi ricominciando a camminare, un passo per volta. Tornare a sentire la mia voce amplificata, dopo tanti anni, mi ha fatto bene alla salute: mi sembrava di essere su un podio appena vinta la medaglia d’oro. Certo, non sono mancate le perplessità che fino all’ultimo mi hanno accompagnato: a questo proposito devo ringraziare Marina (Massironi, compagna di Paolo, ndr) che mi ha aiutato, consigliato e… evitato di fare figuracce eliminando alcune cose durante le prove fatte nel salotto di casa; e le organizzatrici del Festival «Le Città Visibili» (Linda Gennari e Tamara Balducci, ndr) per la fiducia che hanno dimostrato nei miei confronti”.
A questo punto devi parlarci di “Reunion”…
“Non esiste un altro spettacolo simile. Si tratta di una forma molto personale di cabaret basata sull’ibridazione di diverse forme di comunicazione: immagini, video, poesie… È un intrattenimento innovativo e contemporaneo. Lo spettatore assiste per 70 minuti ad un surreale ciclo di microconferenze: non sono battute, ma vere e proprie rubriche comiche della durata di pochi secondi! Sul palco solo io e un videoproiettore con i quali avvio le animazioni. Sembra tutto molto immediato, ma dietro ci sono ore di fatica. Pensa che lo spettacolo prevede circa 300 click di telecomando!”.

Com’è cambiato il pubblico in questi 20 anni? Come vive questo spettacolo uno spettatore di oggi?
“La prima impressione che prova è senz’altro lo stupore di trovarsi davanti ad un comico che non ha mai visto in TV o su YouTube: lo sta scoprendo in quel momento, come farà a raccontarlo? 20 anni fa era il pubblico il solo e unico talent scout per gli artisti, quella dello spettatore era una vera e propria professione. Oggi invece? Ammetto di aver trovato un pubblico meno critico del previsto. Ma la gente continua ad avere tanta voglia di ridere ed essere stupita, e per fortuna mi accompagna con un sorriso costante fino alla fine dello spettacolo”.
Uno spettacolo quindi in sintonia con il pubblico e la società di oggi?
“Sì. Considera che la spinta che mi muove verso l’affrontare certe tematiche è la pretesa, che io reputo ottusa ma tipica dei nostri tempi, di una frettolosa esaustività. Proprio su questo ho voluto puntare la mia sperimentazione: finalizzata al puro intrattenimento, certo, ma che stia al passo con lo stile ed il ritmo degli attuali social network. Reunion non ha nulla da invidiare ai prodotti youtubers che spopolano ai nostri giorni, ed io potrei definirmi il primo «Youtuber senza YouTube»” (ride)…

Su questo non ci piove. Nonostante appartenga ad una generazione abituata a lavorare guardando negli occhi la macchina per scrivere, Cananzi e il suo personalissimo stile dialogano come meglio non potrebbero con il Presente. E anche il più irriducibile dei teenagers, di quelli devoti alla realtà virtuale e che magari non ha mai visto uno spettacolo di cabaret live, se andasse a teatro a vedere Reunion si farebbe delle gran risate. L’opportunità la offre Coriano: lo spettacolo sarà in cartellone nella prossima stagione teatrale. Correte al botteghino e accaparratevi un biglietto: con Cananzi si ride. Sul serio.

Alessandro Ciacci