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C’è vita oltre il tunnel

Andrea, 34 anni, di cui oltre 20 spesi tra illegalità, tossicodipendenza e carcere, quando la sua esistenza sembrava senza via d’uscita, ha aderito alla proposta della associazione Papa Giovanni XXIII, rialzando testa e cuore. “Ho imparato dagli amici di don Benzi ad essere me stesso, ho capito che la vita è un dono come pure la fede”: ora è disponibile ad un anno di volontariato in una casa famiglia. Andrea è uno dei 96 ragazzi usciti dal tunnel che fanno giustamente festa insieme ad amici, parenti e familiari. Fanno festa fuori dalla dipendenza, per affrontare la vita a viso aperto e con la gioia nel cuore. Sono recuperati dalla tossicodipendenza, dall’alcol e dal gioco d’azzardo, una nuova piaga che colpisce uomini maturi e mette a dura prova non solo i conti in banca ma anche e soprattutto le relazioni tra persone e intere famiglie. Secondo la tradizione iniziata oltre vent’anni fa dal fondatore don Oreste Benzi, il 26 dicembre si celebra a Rimini nella parrocchia della Grotta Rossa la “Festa del Riconoscimento”, la messa solenne nella quale la comunità gioisce alla mensa di Cristo per i ragazzi e le ragazze giunti al termine dei tre anni del percorso di recupero dalla dipendenza.

Il Riconoscimento 2012 festeggia 96 persone, tra cui alcuni provenienti dalle comunità in Bolivia, Brasile, Cile e sei Croati. Gli altri arrivano da tutt’Italia, anche da Rimini e Riccione. In gran parte sono uomini, il più giovane è un ragazzo di 23 anni, il più maturo ne ha 51, arrivato in comunità dopo aver cercato rifugio negli stupefacenti.
A presiedere la messa c’era mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata. Accanto a lui i “don” storici della comunità Giovanni XXIII, don Elio Piccari e don Nevio Faitanini, e al direttore della Caritas riminese don Renzo Gradara. La chiesa era straripante, affollata dai genitori e dai parenti dei recuperati, ma anche dai ragazzi tornati alla libertà gli anni scorsi e dalle loro famiglie. Mons. Giuliodori si è rivolto direttamente ai ragazzi: “Riconoscere per voi in primo luogo significa riconoscere l’incontro con i valori che danno significato e senso pieno alla vita. Il Vangelo che vi viene consegnato è la pietra angolare che dà senso a questa festa, l’unione intima col Signore rende pienezza alla vita e rende possibile il vostro nuovo inizio, un vero percorso della vita”. La carica dei 100 è proseguita con la recita della formula con la quale si impegnano a essere fedeli a verità e giustizia e a relazioni sincere con le persone. Ciascuno ha ricevuto dalle mani del vescovo di Macerata rosario e vangelo, segni concreti della promessa di nuova vita. “Don Oreste era molto legato a questo appuntamento. – ricorda il responsabile della comunità, Giovanni Paolo Ramonda – In questo momento di difficoltà e crisi, questa festa è certamente un grande segno di speranza”. La dipendenza è alle spalle, ora si può affrontare la vita a viso aperto e con la gioia nel cuore.

Paolo Guiducci