Home Attualita C’è un artigianato da salvare: ecco il Protocollo salva-credito

C’è un artigianato da salvare: ecco il Protocollo salva-credito

La situazione economica è quanto mai delicata, e visto che la crisi non accenna a mollare la presa, associazioni artigiane e banche cercano di attuare una sinergia volta a dare respiro alle piccole e medie imprese. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto il 24 settembre da Confartigianato, CNA, Banca di Rimini e Banca Malatestiana, che prevede la possibilità per le aziende associate (oltre 10.000 in provincia) di accedere a finanziamenti entro i 200.000 euro per investimenti (durata massima 60 mesi), per alimentare liquidità (durata massima 12 mesi) o per operazioni ipotecarie (durata massima 120 mesi).

Approfondiamo il tema con il presidente di Banca Malatestiana Enrica Cavalli.
Quali sono i motivi che hanno spinto Banca Malatestiana a firmare il Protocollo insieme a Banca di Rimini, con le due associazioni artigiane?

“I motivi della firma congiunta del Protocollo sono quelli che da sempre contraddistinguono il nostro modo di fare banca, il nostro impegno e la nostra responsabilità, e cioè mostrare una presenza viva sul territorio, rivolgere un’attenzione particolare alle esigenze delle imprese produttive che del territorio sono motore propulsivo, ricercare sviluppo e non semplice crescita.
Il Protocollo rappresenta un forte segnale verso quella unità di intenti e quel comune agire tra banche, imprese e associazioni, indispensabili per affrontare uniti, attrezzati e fiduciosi un momento così difficile e dagli approdi ancora così incerti.
Noi banche cooperative siamo presenti per fare la nostra parte, e lo siamo attraverso un dialogo aperto, trasparente, in stretta alleanza con il mondo imprenditoriale. Perché oggi non ci si salva da soli, ma insieme e uniti”.

Cosa cambia, di fatto, con il Protocollo?
“Il Protocollo, più che cambiare uno stato delle cose, tende a riaffermare ancora una volta quello che è stato il nostro impegno di banca cooperativa negli anni, impegno a cui non ci siamo mai sottratti, neppure durante i momenti più feroci della crisi, e cioè sostenere le imprese locali, in particolare le piccole e le medie imprese che costituiscono la forza trainante del nostro tessuto economico, attraverso finanziamenti agli investimenti, produttivi e strumentali, iniezioni di liquidità e rinegoziazioni di debito. Tutto questo con la consapevolezza che le banche di credito cooperativo possono crescere e svilupparsi solo se il territorio di competenza cresce e si sviluppa in maniera sana e onesta, allontanando qualsiasi deriva di malaffare di cui, purtroppo, sempre più spesso sentiamo parlare”.

Banca Malatestiana cosa ha fatto, prima di questo Protocollo, per sostenere le imprese locali in questo momento di forte crisi?
“Ha sempre dimostrato nei fatti il suo essere banca cooperativa locale, per cui, grazie alla quotidiana vicinanza ai propri portatori di interessi, clienti, soci, imprese, famiglie, enti e comunità territoriali, e alla mission di azione per il bene comune del territorio, ha sempre mantenuto aperte le porte del credito, sia in tempi buoni che in tempi difficili, promuovendo per di più iniziative dedicate, stanziamenti finalizzati, condizioni agevolate.
Il nostro modello bancario è prevalentemente basato su un approccio a lungo termine, che si concentra sulla solidità e fedeltà dei clienti, con l’obiettivo più ampio di finanziare e sostenere l’economia reale, le famiglie, le imprese del territorio di cui la banca stessa è parte integrante e attiva”.

uali sono le maggiori preoccupazioni per voi, in questo periodo?
“Le preoccupazioni delle banche di oggi non inquietano meno di quanto il credit crunch (restringimento del credito, ndr.) spaventi le imprese, e si iscrivono essenzialmente alle voci spread tra rendimenti di titoli governativi, costo della raccolta, insolvenze sui crediti erogati.
Da un recente studio di Banca d’Italia emerge che un incremento di 100 punti base nello spread tra titoli di stato italiani e tedeschi, si è tradotto, dopo un trimestre, in un rincaro di 50 punti base sui tassi alle imprese. Questo perché aumenta il costo della raccolta per le banche, sia all’ingrosso che al dettaglio, e di conseguenza il costo del credito.
Le insolvenze sui crediti erogati rappresentano per di più un ulteriore serio elemento di difficoltà, in quanto incidono sulla redditività delle banche, quindi sulla loro patrimonializzazione, riducendone la possibilità di erogare credito e rendendo ulteriormente indispensabili progetti di coesione e di solidarietà quali il Protocollo siglato”.

Alessandra Leardini