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Brontoloni in pantofole

“Abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo intonato un canto triste e non avete pianto…” Doveva essere ben arrabbiato Gesù con i farisei quando ha citato questo brano e certo lo sarebbe oggi con noi. Siamo sempre pronti a criticare, ma senza alzarci dal divano, col dito puntato, ma sempre in pantofole, senza metterci gli scarponi per affrontare il fango. Popolo di brontoloni, gente che passa la vita a dare la colpa agli altri per quello che invece ognuno di noi è. Tuo figlio si droga, colpa della società; va male a scuola, colpa dei professori; la crisi economica è colpa dell’euro; non paghi le tasse, per forza i politici sono ladri; passi col rosso, la colpa è di quello davanti che non si sbrigava; piove? Governo ladro! Mai contenti. Insoddisfatti verso Dio, la chiesa, gli altri… Sta crescendo, vertiginosamente lo scaricabarile degli errori, ovunque, sui social ma anche nei discorsi al bar o in attesa di tuo figlio a scuola. Tutta questa negatività… degli altri, che ti fa sentire a posto, anche quando fai le peggiori nefandezze. Ti senti in colpa quando vedi un bimbo morto spiaggiato su di un’isola greca, ma 24 ore dopo guardi con sospetto l’operaio di colore che è in fila con te al pronto soccorso (“ecco dove finiscono tutti i nostri soldi della sanità”)… Siamo impegnati ogni giorno a spendere almeno un’ora del nostro tempo ad autocompiangerci. Siamo vittime di tutto, la colpa è sempre degli altri. Ce lo dice anche la politica ogni giorno. Non c’è sera che alla tv qualcuno non ci spieghi che la colpa è di… Onestamente questo spaventa. All’orizzonte di una logica simile c’è solo la distruzione di massa. La Bibbia ha il coraggio di dire una cosa: l’essere umano in sé ha una tendenza alla distruzione; noi lo chiamiamo peccato originale. Il vizio e la virtù, di antica memoria, sono la possibilità che ognuno ha di trasformare la situazione in qualcosa di negativo o di positivo. Perché dobbiamo smettere di raccontarci balle. Nessuno di noi è il risultato determinato dei suoi errori o degli errori degli altri, siamo liberi di scegliere. No, se le cose non vanno è anche colpa mia, delle mie scelte come pure delle mie omissioni, della mia assenza. Non c’è un fato, un destino, qualcosa di incredibile e indecifrabile. La mia vita è questa. Ognuno nasce con la sua borsa piena di qualcosa di unico. Lo afferma anche il DNA,sempre diverso e originale. Certamente tutti vediamo le cose che non vanno, in noi e intorno a noi. Bene, mi attiverò per cambiarle, mettendo a frutto quella mia borsa. Smettiamo di giudicare il mondo sulle colpe. Siamo drammaticamente condannati alla libertà, diceva Sartre, ma è questo che ci fa diversi dagli animali. Potenzialmente in meglio, tante volte in peggio.

Giovanni  Tonelli