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Bonus Cultura e quei 500 euro da spendere

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Farraginoso, complesso, poco immediato. In poche parole: Italian style. Così si presenta il Bonus Cultura di 500 euro, messo a disposizione dei 570mila giovani italiani, classe 1998, da spendere entro la fine dell’anno.
Annunciato con largo anticipo, solo verso la fine dello scorso anno si sono avute idee più chiare, ma soprattutto è stata creata la piattaforma internet 18.app.italia dalla quale era possibile iscriversi e generare i buoni da spendere nei negozi fisici e online.
Fortemente “sbandierato” dall’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’utilizzo di questo bonus non è stato indolore e nasconde delle criticità che sono state in parte risolte e in parte lasciate a loro stesse. Ad ogni modo, ad oggi non c’è più modo di sistemare le cose, visto che le iscrizioni alla piattaforma si sono chiuse a giugno 2017, anche se i beneficiari possono spendere il loro tesoretto entro il 31 dicembre 2017.
All’inizio i ragazzi hanno avuto un po’ di problemi con la registrazione perché per ottenere il Bonus è stato necessario creare uno Spid, ossia un’identità digitale univoca e riconosciuta dalla Pubblica Amministrazione. Solo in questo modo era possibile generare dei buoni spendibili. Creare questo Spid, dicevamo, non è stato semplice. Bisognava recarsi alle Poste oppure utilizzare una delle società private abilitate (presenti sul sito 18.app), alcune gratuite altre a pagamento.
I fortunati che possono spendere i 500 euro si trovano davanti ad una lista di esercenti “fisici” (divisi per comuni) e una lista di negozi online.
Si possono usare per cinema, concerti, spettacoli teatrali, eventi musicali e musei. Grandi esclusi i cd e i dvd, sia in formato fisico che sottoforma di file digitale. Cosa, questa che ha destato un po’ di scalpore. Perché considerare cultura un film visto al cinema e non su dvd? Idem per la musica con la contrapposizione concerto/cd. Altro tema quello della digitalità dell’opera. Sì, al libro in digitale (ebook). No a film e musica (file di film e dischi). Insomma un po’ di confuzione si è venuta a creare. I ragazzi, però, se la sono cavata. Al 15 maggio 2017 (dati del Ministero) 341.761 ragazzi si erano già registrati su 18app, il 60% degli aventi diritto; i bonus  spesi in negozi online ammontavano a 32.906.504 euro, impiegati per il 78% dei casi nei libri e nel 18% nei concerti. Nei negozi fisici, invece, sono stati spesi 25.043.021 euro; anche in questo caso vittoria schiacciante per i libri che raggiungono il 76%, seguiti dal 18% impiegati per il cinema.

Rimini e dintorni, un’occasione persa?

Forse è stata persa un’occasione. Dal sito internet 18.app.italia è possibile individuare – comune per comune – negozi fisici e realtà culturali dove impiegare i soldi messi a disposizione dal Bonus Cultura. Suddivisi per “categorie culturali” (cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, teatro e danza) siamo andati a vedere dove possono andare i ragazzi di Rimini, Riccione, Santarcangelo, Cattolica, Verucchio, Bellaria e Coriano. Putroppo, abbiamo scoperto che ci sono comuni che si sono completamente tirati indietro su questo fronte, offrendo poco o niente. Ma andiamo per ordine e cominciamo con Rimini, l’unica ad offire opportunità su ogni categoria culturale. Si può andare al “cinema” de Le Befane, acquistare biglietti per i “concerti” al Palacongressi, Teatro degli Atti e Teatro Novelli. Quest’ultimi due compaiono anche nella sezione “teatro e danza”. Per gli “eventi culturali” viene segnalata la libreria Viale dei Ciliegi, ipotizziamo per la rassegna Mare di Libri che organizzano tutte le estati; per i “musei”, invece, Domus del Chirurgo e Museo della Città. La parte del leone la fanno, però, i librai. Figurano nella lista: Caimi, Comet, Centro Commerciale I Malatesta, Libreria del Professionista, Jaca Book, Libreria Riminese, Mondadori, Feltrinelli e Viale dei Ciliegi.
Adesso cominciano le note dolenti con Riccione che compare solo con il “cinema” Multisala Cinepalace e i “libri” acquistabili alla Comet, alla Coop Berlinguer e alla libreria Bianca e Volta. Rimangono fuori: il teatro – e questo non ce lo aspettavamo vista la forza con la quale la città spinge lo Spazio Tondelli, ex Teatro del Mare e il suo cartellone de “La bella Stagione” – e tutte le altre categorie culturali, compresi i musei.
Restano tristemente a quota zero realtà come Santarcangelo e Bellaria, che ci aspettavamo di trovare anch’esse almeno per quel che riguarda il teatro. Vedi Santarcangelo dei Teatri, Bellaria Film Festival, da Aspera ad Astra, etc… Fuori anche Verucchio (che poteva starci con il bellissimo Museo Villanoviano) e Coriano, quest’ultima – ci chiediamo – poteva forse considerare il teatro Cor.Te. anch’esso con un interessante cartellone autunnale? Si difende, infine, Cattolica che con il Teatro della Regina e il Salone Snaporaz copre le sezioni “teatro e danza”. Il Teatro della Regina, inoltre, compare nella sezione “concerti”; mentre lo Snaporaz compare anche nelle categorie “cinema” ed “eventi culturali”, ottimo segno per questa interessante realtà che negli ultimi anni ha lavorato moltissimo per portare in provincia qualcosa di bello e nuovo. Bene anche per le librerie cattolichine che sono presenti con: Libreria del Giardino di Gulliver, Mondadori e Rapsodia. Diciamo che, iL generale, in quadro non è dei migliori. Un’occasione persa?

 

Spendere i buoni nei negozi online. Chi ci guadagna?

Passiamo al magico mondo del web. La prima domanda che ci poniamo è: venderanno solo libri e cultura? Per andare a vedere che cosa effettivamente si può acquistare nei negozi che si sono resi disponibili sul web è necessario avere le credenziali di accesso, mentre è pubblica la lista degli esercenti che aderiscono. Ma, ascoltando il chiacchiericcio dei diciottenni (esiste un gruppo chiuso Facebook “18app-Bonus Cultura 500 euro 18enni” con 13mila membri iscritti) sul web… se ne scoprono delle belle. C’è chi ha comprato cover per e-reader Kindle, chi è riuscito ad accaparrarsi quaderni e agende e chi addirittura ha acquistato un trolley. Inoltre, Amazon fa pagare sempre le spese di spedizione (che sono azzerate per ordini superiori a 29 euro) perché usando un buono il carrello rimane formalmente a “zero”. Non è chiaro nemmeno cosa accade ai soldi spesi in caso il libro venga reso.
Segnalo, poi, quello che mi pare un piccolo cortocircuito. Amazon, in Italia, è nel  mezzo di una bufera per la questione del pagamento delle tasse sul territorio nazionale. Era proprio il caso di dare la possibilità ad una realtà così “fiscalmente chiacchierata” di usufruire dei pagamenti che derivano da un contributo statale? Non era forse il caso di dare la possibilità ad aziende che fatturano in Italia gli acquisti fatti da utenti che risiedono nel territorio, soprattutto se si parla di soldi dello Stato?

Angela De Rubeis