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Il bicchiere minorenne è sempre più fondo

Quindici anni, voleva festeggiare, è finito in ospedale, tra flebo e lavanda gastrica. La prima festa in spiaggia della stagione, per il ragazzino di San Mauro Pascoli si è rivelata un boomerang. Alle tre di notte, nella zona del Beky Bay a Igea Marina, la musica non basta più e così si trangugia alcol. Il ragazzino stramazza per terra. Gli amici chiedono aiuto, arriva il 118, trasportato con codice di massima gravità al pronto soccorso di Rimini.
Poche settimane fa, la stessa sorte era toccata ad una studentessa tedesca di sedici anni, finita all’ospedale di Rimini in coma etilico: tre giorni di prognosi per “intossicazione grave da alcol”. Insieme ad altri amici, parte di una scolaresca tedesca in gita a Bellaria-Igea Marina, litorale nord della riviera romagnola, avevano “scolato” mercoledì scorso in poco tempo due bottiglie di vodka e un numero imprecisato di lattine e bottiglie di birra. Lei è crollata a terra svenuta, i coetanei in spiaggia temendo il peggio urlano come disperati. Per fortuna un uomo che passeggia sul lungomare accorre, chiama il 118 e l’ambulanza carica la ragazzina fino al nosocomio. I carabinieri di Bellaria hanno ricostruito l’accaduto e sanzionato un commerciante di origini bengalesi che ha venduto i superalcolici in un’attività delle vicinanze: 333,3 euro la multa.
Quello della vendita di superalcolici ai minorenni e del relativo consumo, è un fenomeno ad alta gradazione sulla riviera romagnola, dove i locali ma anche le attività e i minimarket sono diffusi ad ogni angolo in particolare durante la stagione estiva. Il Comune di Rimini, ad esempio, sta affrontato a muso duro la questione. La nuova ordinanza parla chiaro: no alla vendita di alcolici in bottiglie di vetro, no alla vendita di alcol ai minori e dopo la mezzanotte. Per provare a limitare i fenomeni di degrado urbano e la vendita di alcolici ai minori, la nuova ordinanza del Comando di Polizia Municipale vieta la conservazione nelle zone di maggior presenza turistica di bevande alcoliche in apparecchi refrigeranti, staccando la spina, quindi, ai frigoriferi dei mini market. Gli alcolici possono comunque essere venduti, ma solo caldi. La violazione comporta una sanzione amministrativa che va dai 300 ai 500 euro (400 euro se pagati entro i 60 giorni) ed eventuale chiusura dell’attività fino a tre mesi per la vendita di alcol a minori. Un’attività è già caduta nella rete.
Pub, discoteche, attività ed esercizi pubblici messi con le spalle al muro, accusati di dribblare le leggi e fare “bollicine” con i minorenni? Chi non si sottrae dal confronto è la Confcommercio della Provincia di Rimini. “Colpire duro chi lucra sulla salute dei ragazzi”. Gianni Indino a marzo è stato riconfermato presidente di Confcommercio e ha inserito il tema tra quelli più caldi da affrontare come associazione che conta oltre 3.000 associati in provincia, di cui 1.000 pubblici esercizi, oltre il 90% di quelli presenti sul territorio.
Indino assicura: non solo parole.“Una proposta è già stata inviata al Comune di Riccione e a breve arriverà anche a Rimini. Gli esercizi sanzionati per due volte vanno chiusi per un mese, alla terza infrazione chiusura per un anno ed eventuale ritiro della licenza. Non possiamo permetterci che per colpa di qualche mela marcia tutto il settore venga criminalizzato e subisca danni”. Si cerca di scoraggiare la vendita di alcol ai minorenni: ma sul banco degli imputati ci sono proprio i locali, da ballo e gli esercizi pubblici. “Il fenomeno è da contrastare. – rilancia Indino – D’accordo con Fipe, stiamo facendo proposte concrete e una cultura con gli esercenti. Però, spesso i giovani dribblano le norme. A volte sono i maggiorenni ad acquistare alcol anche per i minorenni che attendono fuori dal locale. In altri casi, i ragazzi arrivano in discoteca o al pub che sono già bevuti”.
Gli esercenti puntano poi il dito su un’altra questione, legata ai minimarket soprattutto. A loro dire è qui che avverrebbe la vendita più indiscriminata ai minorenni e fuori dagli orari consentiti. Esistono le sanzioni “ma la stragrande maggioranza di queste attività all’indomani della multa cambia ragione sociale e riparte. – avvertono – E non si rintracciano più. Occorre intervenire in maniera radicale: mettere mani subito nelle tasche di chi viola leggi con la chiusura immediata e l’eventuale ritiro della licenza. Interventi simili esistono già in altri settori”.
Sul lungomare di Rimini o nella movida riccionese non è difficile incontrare pseudo pr che vendono 10 sciortini a 9 euro, 1 litro di gin tonic allo stesso prezzo, 1 litro di mojito a 10 euro, come pure 4 birre e un cocarum. Per gli esercizi “virtuosi” Confocommercio pensa ad un bollino blu, ma non basta. “Non c’è cultura del bere. – è ancora Gianni Indino a parlare – L’Italia dovrebbe imparare dal resto d’Europa dove non si beve ovunque. Servono locali con personale altamente specializzato, senza vivere sempre in deroga tra chioschi al mare, minimarket e festa di piazza dove l’alcol scorre indiscriminatamente a fiumi”.
L’assessore Sadegholvaad ne ha fatto una battaglia anche culturale: “La vendita di alcol a minori o fuori dagli orari consentiti è una cosa odiosa, dagli effetti sociali devastanti specie sui più giovani e sulla repressione di questi comportamenti sleali e disonesti saremo costantemente presenti”.

Paolo Guiducci