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Avis: giovani che donano se stessi

“Se molti donano sangue, il sangue c’è per tutti”, recita lo slogan di AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue).

Chi è AVIS? AVIS è un’associazione che si fonda sulla libera partecipazione e soprattutto sul volontariato, elemento fondamentale di solidarietà umana. Il suo compito è quello di garantire un’adeguata disponibilità di sangue e plasma a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza alcuna discriminazione, lottando anche contro la compravendita del sangue. I donatori sono dei volontari che rimangono anonimi.

Chi può definirsi socio di AVIS? Il socio è colui che si impegna a donare in modo continuativo, oppure chi ha smesso di donare per motivi di età e salute, ma ancora partecipa alle attività dell’associazione. Sempre più giovani riminesi,

una volta raggiunta la maggiore età, compiono la scelta di diventare donatori, spinti dallo scopo di aiutare il prossimo.

Un esempio è Eleonora (nome di fantasia), neodiciottenne, frequentante l’ultimo anno del liceo Classico.

“Essere donatori è un’azione che caratterizza la mia famiglia: anche mio fratello lo è e io ho cominciato ispirandomi a lui. Durante questi mesi rifletto molto su quali decisioni prendere per il mio futuro e anche la scuola occupa molto del mio tempo – racconta Eleonora – e così non riesco a dedicarmi agli altri tramite il volontariato. Donare sangue mi è sembrata l’azione maggiormente significativa e immediata per aiutare il prossimo, per dare il mio contributo”.

Una spinta a dare e donarsi, letteralmente, per gli altri, che si avverte forte tra i ragazzi riminesi. Riccardo (nome di fantasia), diciannovenne frequentante il primo anno di università che è appena diventato donatore, è un altro esempio di questa spinta di solidarietà tutta nostrana.

Riccardo, quando hai iniziato a donare? E come sei entrato in contatto col mondo dell’AVIS?

“Ho cominciato a donare all’inizio di quest’anno scolastico, attraverso la scuola. L’anno scorso, alcuni rappresentanti dell’AVIS sono venuti a scuola e hanno raccontato a tutte le classi quinte il significato di diventare donatore, i requisiti che bisogna avere e il motivo per cui si dona. Hanno anche proposto ai più interessati di fare le analisi del sangue per vedere se fossero idonei alla donazione”.

Perché hai scelto di diventare un donatore?

“Innanzitutto, rispetto ad altri miei compagni, io non ho paura degli aghi. Mi ha colpito molto il progetto che l’AVIS ha fatto con la scuola: grazie a loro ho capito quanto sia importante donare per salvare delle vite umane”.

Quali sensazioni hai provato dopo la prima donazione? Ne è valsa la pena?

“Mi piace molto il gesto del donare e lì, dopo la prima donazione, ho avuto la consapevolezza di essermi reso utile a qualcuno che potrebbe averne davvero bisogno, anche se non so chi”.

Hai trovato accogliente l’ambiente dell’AVIS?

“L’AVIS è molto accogliente, e i medici sono molto amichevoli e cordiali. Prima della donazione, occorre compilare un questionario al fine di vedere se sei idoneo alla donazione e non hai infezioni. Anche in quel momento, il personale è stato davvero professionale nel mettermi al mio agio per rispondere alle domande, cercando di alleggerire la situazione anche attraverso l’ironia. Un altro gesto che dimostra la loro accoglienza è il fatto che dopo che hai donato ti offrono la colazione. Sono consapevoli del fatto che donare richieda molte energie. È un ambiente molto rilassante, i medici ti trattano con estrema cortesia e delicatezza”.

Ci sono degli svantaggi?

“No, essendo un ambiente così curato e non facendomi impressione l’ago, non trovo lati negativi, davvero”.

Eravate in molti della vostra scuola che avete scelto di donare? Perché credi che così tanti giovani abbiano scelto di donare, nonostante ci siano anche tanti altri modi per aiutare il prossimo?

“In media, eravamo dieci donatori per classe. La donazione è un gesto concreto e immediato. È indiretto, non sai chi aiuti ed è questa la cosa bella. Doni volontariamente sangue senza sapere chi sia il destinatario, sai solamente di poter stare salvando una vita. Io, con le mie capacità, non potrei mai salvare una persona, invece il mio sangue può farlo”.

Anna Gianfrini