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Lo scenografo del sacro

La storia dell’arte, proprio in quanto storia, deve occuparsi di fenomeni stratificati: non solo di vertici di eccellenza, ma anche di produzioni seriali, non solo di grandi capolavori, ma anche produzioni di autori considerati secondari, sempre con particolare riguardo ai legami tra arte e territorio.
Cesare Pronti (Cattolica, 30 novembre 1626 – Ravenna, 22 ottobre 1708) trova radici e motivazioni per il suo lavoro proprio nella sua terra. Pur formatosi a Bologna, rimane un pittore essenzialmente romagnolo. Oltre alle influenze assorbite grazie agli studi bolognesi presso il Guercino, subisce quelle degli artisti che più ammira, come Cantarini, Cignani, Carracci.
La storica dell’arte moderna, e docente presso l’Università degli Studi di Milano, Fiorella Frisoni, ha affrontato questo artista a Palazzo Buonadrata concludendo la serie autunnale della rassegna “I Maestri e il Tempo – Leggere l’arte, leggere il mondo”, a cura dello storico e critico d’arte Alessandro Giovanardi. Erede di Guercino presso cui aveva completato la formazione artistica, ma attivo anche sulle orme di Cignani, Pronti sa offrire una deliziosa interpretazione della vivacità barocca, conquistando le preferenze dei contemporanei per l’attenzione riservata al tema dell’architettura. “Un artista ancora poco valorizzato – ne è convinta la Frisoni – considerato a lungo secondario rispetto alle grandi figure della storia dell’arte barocca, tuttavia non meno importante rispetto ai colleghi più illustri. Pronti rappresenta un tassello importante per ricostruire un quadro più completo della cultura, dell’arte e della religione romagnola di età barocca”.
Trasferitosi a Rimini, il pittore della Regina veste l’abito talare dei Padri di Sant’Agostino. Quando, all’interno di un Ordine, si trova un artista di valore, non lo si blocca trattenendolo presso il cenobio, ma, al contrario, se ne favoriscono spostamenti e peregrinazioni, sia per dar lustro all’Ordine, sia per migliorarne le competenze.
Nelle opere del Pronti, che troviamo in diverse località della Romagna, si ravvisa sovente una particolare attenzione per il tema architettonico e prospettico. Si è potuto verificare che le architetture rappresentate, estremamente precise ed articolate, reggerebbero da un punto di vista strutturale. Tecnica collegata al tema architettonico è quella della quadratura, grazie alla quale l’osservatore è trasportato all’interno della scena. Tali cifre stilistiche, insieme agli elementi pittoreschi e decorativi, contribuiscono a creare il carattere illusionistico dei dipinti e a determinarne la straordinaria qualità esecutiva da un punto di vista scenografico.
Nella produzione dell’artista romagnolo, che sa essere capace di altissimo livello espressivo, non si riscontrano continuità dal punto di vista stilistico, né costanza da quello qualitativo. Ma se è normale che le componenti stilistiche mutino, come il suo oscillare tra naturalismo e classicismo, per poi abbandonare le istanza classicistiche per un maggiore dinamismo, o l’emergere di tendenze più spiccatamente barocche in seguito ai contatti con l’ambiente romano, meno scontato è il mutare della resa qualitativa, causato forse non soltanto dall’interesse comprensibilmente variabile dell’autore per i soggetti, ma anche dalle richieste dei committenti per opere più semplici e di più immediata lettura.
Per la chiesa, non più esistente, della Confraternita di San Girolamo a Rimini, Pronti realizza, intorno al 1687, un ciclo narrativo di ventisei dipinti raffiguranti altrettanti episodi della vita del Santo patrono, oggi visibili presso l’Oratorio di San Giovannino. Le scene (nella immagine, San Girolamo e il leone), per le quali si sceglie la tecnica monocromatica, meno rara di quanto si pensi, presentano un colore rossiccio, forse per riprendere il colore del rame, e sono sempre accompagnate da un’iscrizione; ambientate di volta in volta in interni o in esterni, offrono scorci meticolosi di paesaggi e architetture, così come dettagli minuziosi di cartigli e lapidi, nell’insieme di un lavoro di carattere grafico ed evocativo.
“Pronti – commenta Giovanardi – è un visionario nel grande come nel piccolo: costruisce per la Confraternita di San Girolamo il suo capolavoro che sta tra il teatro sacro e il libro di fiabe. Un gioiello splendido mal conosciuto dalla Città e che deve, invece, renderci orgogliosi”.
Pronti, la cui opera non riscuote particolare successo durante la sua vita, rappresenta un elemento importante del mosaico artistico e culturale del suo tempo, non meno di artisti contemporanei di maggior rilievo.
Filippo Mancini