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Api e arnie in stato di crisi

La crisi? Si annida anche nell’alveare. E pure in questo caso si impreca al maltempo. Il colpevole, però, non è la siccità ma – soprattutto nel caso dell’acacia – il maltempo: freddo e vento che hanno spazzato la primavera, la stagione della delicata fioritura dell’acacia, il cui calo si aggira attorno al 40%. “12 kg ad alveare rispetto ai 42 della stagione precedente, un crollo vertiginoso” è sconsolato Angelo Dettori, uno dei più importanti produttori di miele riminesi e romagnoli, 300 alveari con apiari in Piemonte, Liguria e Toscana. Gli fa eco Carlo Cuccia, uno dei primi produttori bio, a Vergiano. “La avverse condizioni meteo primaverili hanno danneggiato la delicata fioritura dell’acacia” assicura.
Mettiamoci che il 20-25% del miele è composto di acqua, che necessita di acqua e umidità; l’estate senza pioggia ha smorzato l’entusiasmo degli utili e instancabili insetti giallo-neri, con il risultato che il miele italiano sulle nostre tavole sarà ovviamente minore.
A macchia di leopardo la situazione del millefiori. Gli apiari più vicini alla riviera sbandierano una stagione brillante, mentre i produttori in collina e in Appennino registrano produzioni inferiori. “A Sant’Agata e nel Montefeltro, dove abbiamo alcuni apiari – prosegue Dettori – abbiamo smelato a fine agosto, ma con risulatti meno brillanti del 2011”. Discreta invece l’annata del tiglio, mentre pollice verso si registra anche per l’eucalipto.
E la qualità? Purtroppo il miele non è come l’uva, che anche a bassa produzione può reglare vino egregio. Il miele più viene prodotto e più è buono. E anche il prezzo risentirà della battuta d’arresto della produzione. A livello di ingrosso e in grandi partite l’acacia si aggira sui 6 euro al kg mentre il millefiori viaggia sui 4 euro. Sugli scaffali dei supermercati l’aumento si sentirà e non poco, dunque. Altrimenti ci si può rivolgere all’apicoltore di fiducia e per passione.
Una particolarità Rimini ce l’ha in questa “industria” dolce e trasparente: è la provincia più biologica della regione. “Gli apicoltori riminesi sono più orientati sul biologico, – conferma il tecnico Riccardo Babini dell’Associazione Romagnola Apicoltori – anche se la scelta ancora non paga a livello economico”.
Anche in questo campo Dettori è sugli scudi, promotore com’è stato di una delle prime leggi italiane in materia.

Paolo Guiducci