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Amministratore fedele della Carità cittadina

È  morto Viterbo Tamburini, uno degli ultimi amici e coetanei del beato Alberto Marvelli. Il rapporto con questo grande uomo di fede gli ha trasmesso, quasi per osmosi, una passione per la realtà e per l’annuncio della fede attraverso la costruzione di opere.
Viterbo era profondamente legato al nostro giornale, in quanto “confratello” della Confraternita di Maria S.S. Ausiliatrice, proprietaria ed editrice del settimanale diocesano il Ponte. Per tanti anni ha fatto parte del consiglio di amministrazione del settimanale con l’importante ruolo di segretario, portando la sua lunga esperienza di amministratore.

Viterbo era nato nel 1920 a San Martino in Venti, in una famiglia di agricoltori. Il nome veramente insolito gli viene dal padre che fece il militare nel secondo battaglione granatieri di stanza a Viterbo e voleva ricordare il suo capitano. Sposato da 68 anni con Albertina Gorini, matrimonio dal quale sono nati quattro figli e numerosi nipoti e pronipoti.
Dirigente dello IOR (Istituti Ospedalieri Riuniti) con responsabilità amministrative ha avuto il merito e la soddisfazione di portare a compimento il nuovo Ospedale Infermi inaugurato nel 1974, un’opera di cui ha seguito tutta la parte contrattuale e legale affrontandone tutti gli aspetti operativi. Di questo ente, poi divenuto Ausl, ha curato con passione la parte storico-culturale ed archivistica. Ha prodotto una catalogazione dell’archivio storico – “Relazione sullo stato di conservazione del materiale d’archivio delle Opere pie di Rimini” (1998) – importante documento di lettura e consultazione del patrimonio che era in capo alla ”Congregazione della Carità”. Nel 1994 ha pubblicato con le edizioni il Ponte un volume dal titolo “Pietà e Liberalità a Rimini” dove sviluppa la storia della pubblica beneficenza nella nostra città e dove evidenza come la Misericordia sia stata generatrice di una operosa carità.
Ha seguito poi nel tempo le sorti dell’Istituto Valloni divenendone per anni membro del Consiglio di Amministrazione.

Uomo di grande cultura, educato nel seminario minore di Rimini e poi nei due anni di Teologia al Seminario maggiore di Bologna, scuola di vita e di educazione d’altri tempi. Cresciuto nell’amore e nella dedizione alla Chiesa è divenuto amico tra gli altri di mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea ora ultra novantenne, il quale alla notizia della sua scomparsa ha detto di “essere vicino e presente spiritualmente, mi legava a lui una vecchia e bella amicizia, apprezzavo in lui il rigore e la passione per la Chiesa”. È stato legato a numerose figure del mondo cattolico, in particolare può essere considerato uno degli ultimi superstiti di quella schiera di amici e coetanei del beato Alberto Marvelli. Nel giugno del 2008 ha avuto la soddisfazione di partecipare all’inaugurazione del bassorilievo in bronzo, presso l’Oratorio di San Giovannino, che ricorda il beato.

Già socio della Confraternita di San Girolamo. Di questa antica istituzione (fondata nel 1442) ha seguito con passione e dedizione le vicende, essendo stato anche Presidente per un certo periodo; in particolare ha saputo traghettare la Confraternita nel passaggio da ex Ipab a Fondazione privata di diritto civile riconosciuta con D.P.R. della Regione. Ha fatto parte della Confraternita con uno stuolo di amici del mondo cattolico che da sempre si sono distinti nella società per l’impegno nella costruzione di opere nella prospettiva indicata dalla Dottrina Sociale della Chiesa: il bene comune. È stato da sempre legato da grande amicizia con don Domenico Calandrini, vulcanico sacerdote artefice di tante realizzazioni. All’età di 78 anni Viterbo si è laureato presso l’Istituto di Scienze Religiose con una tesi, poi pubblicata, dal titolo “Le Confraternite nella Diocesi di Rimini: la Confraternita di San Girolamo e della SS. Trinità” (1998).

Viterbo ha avuto un legame profondo, per tutta una vita, con un grande personaggio riminese (in realtà originario di Coriano) con il quale ha condiviso i primi anni di Seminario nel 1933: Padre Pietro Bianchi, vero e proprio pioniere della evangelizzazione, che nel 1937 scelse la via missionaria con i Salesiani, rimanendo nella Missione di Manipur (regione all’estremità nord occidentale dell’India) fino alla morte avvenuta nel 2008. Fitta sarà la corrispondenza tra i due fino ad arrivare a stampare quasi a quattro mani per le edizioni il Ponte “Nel suo nome”, il libro che ricorda l’avventura missionaria di padre Bianchi.
Marco Ferrini

Per motivi di spazio siamo obbligati a rinviare numerosi servizi ed in particolare altri interventi che ricordano don Mario Molari, recentemente scomparso.