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Amazzonia e modelli di sviluppo

La parola Amazzonia cosa ci fa pensare? Foreste, serpenti, animali pericolosi… In realtà possiamo definirlo un ’mondo’. È una terra di oltre 7 milioni di chilometri quadrati. Metà dell’America Latina, che si stende a cavallo di 9 paesi, dalle Ande fino all’estuario del Rio delle Amazzoni sull’Atlantico. É il regolatore del clima e ha 1/5 delle acque dolci della Terra. Ultimamente ne abbiamo sentito parlare per gli incendi appiccati per liberare le terre e sfruttarle da parte delle lobby internazionali. Ma questi incendi non sono un fatto naturale e nemmeno accidentale.

Il Sinodo che si è aperto domenica scorsa, non può essere ridotto a una questione politico-ideologica, e nemmeno può essere vista con uno sguardo distratto, perché secondo qualcuno non ci riguarda. Perché, tanto per chiarire, in Amazzonia vivono oltre 35 milioni di persone, di cui il 10% è costituito da popoli indigeni, da sempre suoi custodi. Sono proprio questi popoli che hanno trovato un modo di vivere senza stravolgere l’ecosistema, vivendo quella che papa Francesco chiama l’Ecologia integrale proposta con la enciclica Laudato sì.

È la cura della casa comune in cui l’uomo è inserito, che tiene conto anche della biodiversità, non solo ambientale, ma anche umana. Mettendo al centro l’Amazzonia, quello della cura della casa comune diventa un tema globale che chiama in causa il nostro modello di sviluppo per le generazioni future.

Il processo sinodale ha già messo in luce tanti problemi e angosce di quelle popolazioni, e dell’ambiente. Ma il Sinodo sta affrontando di fatto un grande tema che segna tutto il pontificato di papa Francesco: il rapporto con l’altro. Gli indigeni chiedono il diritto alla loro esistenza nel loro ambiente e con il loro sistema di sviluppo. Mentre, silenziosamente, si sta compiendo una sorta di sterminio di quei popoli.

In questo mese missionario può essere utile ripensare il nostro personale sistema di vita, perché non riduciamo la questione ambientale all’emergenza climatica, ma facciamo invece che l’ecologia integrale interpelli la responsabilità di ognuno di noi a partire dalle piccole scelte di tutti i giorni.

Tiziano Zoli