Allergia, un male per tre stagioni

    Storia di qualche mese fa. Sabrina, 51 anni si reca al cimitero di Rimini per dare l’ultimo saluto a un caro parente. Tra rito ed esequie passano circa due ore. Poi il ritorno a casa e la vita che continua nella sua quotidianità. Che però viene spezzata il giorno successivo.
    “Mi ricordo che mi sono alzata, che mi sono guardata allo specchio e che ho visto i miei occhi gonfi e arrossati, avevo anche il naso ostruito, la gola e i bronchi mi bruciavano e mi era venuta anche un po’ di tosse stizzosa. Ma ciò che mi preoccupava più di tutto era quell’enorme peso sul petto, all’altezza dei bronchi, che mi impediva quasi di parlare”.
    Visto che era dicembre, che la temperatura era rigida, Sabrina pensa subito a un colpo di freddo. E lo pensa anche il suo medico che le prescrive un potente antibiotico per una settimana. “Ma come – domanda – ho fatto anche il vaccino per l’influenza, non conta niente?”. La risposta del dottore è lapidaria: “Alle volte l’influenza può appartenere ad un altro ceppo, così la schiantiamo subito”.
    Peccato che dopo una settimana la situazione non solo non migliori ma, anzi, peggiori. Tanto che Sabrina, convinta di non aver l’influenza, si fa visitare da un Pneumologo.
    “Mi dice che soffro di asma bronchiale e mi consiglia di fare il test delle prove allergiche dal quale risulta che ho una feroce allergia alle Cupressacee. Adesso, tutti i giorni, prendo l’antistaminico, uno spray al cortisone, 3 puff di sospensione orale per inalazione, una pastiglia alla sera per l’asma e devo tenere a portata di mano, sempre, il Ventolin, dovesse capitarmi una di quelle crisi respiratorie”.
    Ma è possibile, di punto in bianco, reagire in maniera così estrema al polline? Lo chiediamo allo specialista, il dottor Sergio Pasotti, allergologo e immunologo di Rimini.
    “Sì, anche in età adulta il nostro organismo non è affatto immune da patologie polliniche. Si è riscontrato ultimamente un numero crescente di nuovi casi anche nella terza età, che il mestiere ci insegna essere quella più salvaguardata da certe manifestazioni allergiche. Purtroppo, alle volte, in certe stagioni come quella invernale, le manifestazioni a carico dell’apparato respiratorio un po’ si assomigliano. Naso chiuso, senso di pesantezza alla testa, bruciore agli occhi, starnutazione eccessiva sono consimili, ma ciò che ci deve mettere in guardia è il prurito che viene avvertito dal paziente non solo nel bordo palpebrale, con fotofobia e lacrimazione, ma si estende alle narici con ipersecrezione di liquido acquoso accompagnato da starnutazione a raffica. Inoltre questo prurito intenso interessa le prime vie respiratorie a partire dalla gola; la faringe ne è colpita e, alle volte, lo si può avvertire anche in corrispondenza dell’orecchio. Tutti questi sono segnali inconfutabili: ci troviamo di fronte ad un’allergia da pollini”.
    Una diretta complicanza quindi, se il paziente non viene curato a dovere, può essere l’asma?
    “Purtroppo sì. L’asma, che un tempo si definiva fame d’aria, è una malattia sempre presente anche quando la crisi non è in atto e si respira normalmente. È una patologia fatta di risvegli e remissioni, per questo va sempre tenuta sotto controllo. I sintomi sono: respirazione sibilante e rumorosa, respiro corto o mancanza d’aria, tosse (talora con solletico alla gola), sensazione di torace compresso, non espansibile con facilità. Ogni paziente è un caso a sé stante, nell’ottica del controllo della malattia e della terapia, comunque sia, l’asma può modificare la qualità della vita del soggetto colpito”.
    Quali sono i periodi più dannosi per i malati di allergie da polline?
    “Se un tempo le manifestazioni allergiche erano strettamente connesse al periodo primaverile compreso da aprile a maggio-giugno, in corrispondenza della fioritura delle Graminacee (si parlava di raffreddore da fieno), adesso possiamo parlare di tre stagioni allergiche in un anno: c’è quella tardo invernale con pollini di Cipresso-Nocciolo, quella primaverile con Graminacee-Olivo e Paritaria e quella estiva con Paritaria ed Assenzio”.
    C’è qualche novità nei moderni studi scientifici?
    “Un concetto nuovo è questo: si è potuto notare che il soggetto affetto da pollinosi da cupressacee, può star male anche in agosto o settembre perché questo polline crea nel naso e nelle prime vie respiratorie una condizione di minima infiammazione persistente. Vi sono alcune teorie al riguardo: potrebbero essere pollini di altre piante che cross-reagiscono nelle mucose oppure c’è un’alterazione infiammatoria che ogni tanto si ripresenta, pur manifestandosi nei mesi esclusi dalla pollinosi”.

    Laura Prelati