Home Attualita All’inizio fu l’Oratorio e il “campo di don Pippo”

All’inizio fu l’Oratorio e il “campo di don Pippo”

Passione, spirito di sacrificio e condivisione, olio di gomito. Per rendere un circolo ANSPI attivo e capace di raggiungere gli obiettivi che si prefigge servono tantissimi ingredienti che, ben dosati e mescolati, creano una pietanza saporita e sostanziosa. Poco importa se tante sono le difficoltà da affrontare per proseguire in una missione educativa sempre più ostacolata dagli effimeri valori che la società contemporanea propone quotidianamente. All’oratorio “Sanges”, che fa riferimento alla parrocchia di San Gaudenzo, lo sanno bene ma la loro realtà ha basi solide e una tradizione formativa che affonda le radici nel 1975. Tanti sono i tesserati: ben 583, secondo nella Provincia di Rimini per numero di soci, con uno sbalorditivo numero di ragazzi (403).“Il nostro circolo è nato ai tempi di Don Alvaro della Bartola – commenta Eugenio Cicchetti, 69 anni, vice presidente del circolo in questione – Fin dalla sua fondazione ho fatto parte di questo oratorio”.

Quali attività proponete come ANSPI?
“Le iniziative principali sono di vario genere, molto spesso sono di carattere formativo riguardo tematiche di grande attualità. Disponiamo di un teatro parrocchiale nel quale vengono realizzate varie rappresentazioni coinvolgendo ragazzi, adulti e bambini. Possiamo contare sulla competenza di una donna che è innamorata del teatro e che fa da preparatrice per gli spettacoli. Assieme al marito propone varie commedie e drammi che trattano argomenti anche di fede. Ad esempio “Processo a Gesù”. Inoltre sono attivi cineforum sia per bambini che per adulti. Da citare anche i campeggi svolti nel periodo estivo con le famiglie e con i ragazzi. Da segnalare le domeniche estive trascorse al campo “Don Pippo”: in quelle giornate raccogliamo la nostra realtà coinvolgendo tutti i gruppi parrocchiali. Il tutto per evitare la dispersione in una città che d’estate sembra dover perdere il senso della cristianità. Infine organizziamo gite per semplici momenti di svago ma anche per visitare alcuni santuari, soprattutto durante il mese di maggio”.

Soffrite la carenza di volontari che dedichino tempo a queste attività?
“No, all’interno dell’oratorio viene tutto portato avanti da alcuni animatori preparati ed entusiasti rispetto a quello che fanno. Se non ci fossero loro la situazione sarebbe difficile. Siamo molto contenti delle risorse umane sulle quali facciamo affidamento”.

Quali sono i problemi che dovete affrontare nello svolgimento delle vostre attività?
“Purtroppo non abbiamo spazi esterni disponibili dove poter praticare attività all’aperto. D’inverno dobbiamo fare tutto all’interno dei saloni parrocchiali: appena usciamo, infatti, siamo immersi nella confusione della città. D’estate, invece, ci rechiamo al campo “Don Pippo” ma è comunque distante dalla nostra chiesa. Per il resto dobbiamo fare i conti con uno scarso ricambio di persone. Basti pensare a tutti i giovani che si devono allontanare da Rimini, e quindi anche dal contesto della comunità, per motivi di lavoro e per percorsi di studio”.

Il circolo “Sanges” come si rapporta con la parrocchia?
“Il rapporto che intercorre è sempre vivo come lo è quello che c’è fra la parrocchia e le altre realtà che gravitano attorno ad essa: si tratta dell’Azione Cattolica, dei movimenti scout dell’AGESCI e del MASCI (rispettivamente “Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani” e “Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani”, n.d.r.) e dei gruppi delle famiglie. Il nostro circolo ANSPI si mette in gioco con tutte queste realtà per far emergere il meglio dell’azione educativa e per non disperdere le forze, con l’obiettivo di promuovere iniziative che abbiano un contesto univoco”.

>Alla luce di tutto ciò, cosa significa educare?
“Vuol dire creare degli individui coscienti, capaci di affrontare le varie difficoltà della vita. Significa istruire ad affrontare il mondo vivendoci”.

Quali obiettivi vi ponete come circolo?
“Nel breve termine cerchiamo di avere la partecipazione e la condivisione dei parrocchiani rispetto la continuità che caratterizza le iniziative che proponiamo. Abbiamo lo scopo di coinvolgere più persone. Nel lungo periodo vogliamo, invece, coinvolgere altre realtà parrocchiali. Dobbiamo farci promotori di una maggiore socializzazione. Infatti molto spesso, nelle nostre parrocchie, ci si trincera relazionandosi con le poche ed approfondite conoscenze che già si hanno. Sarebbe opportuno avere la possibilità di confrontarsi con gli altri per migliorarsi. Inoltre l’azione di apostolato deve smuovere le persone più riluttanti e scettiche”.

Matteo Petrucci