Home Attualita Ogni alba è una rinascita. Vivo per miracolo

Ogni alba è una rinascita. Vivo per miracolo

Lo spettacolo di una nuova giornata che nasce. Alle luci di un’alba nuova.
Esattamente 13 anni fa, il 26 luglio, Stefano Vitali veniva operato di tumore. E i medici non avevano lasciato tante speranze. 13 anni dopo Stefano ha scritto un libro. “Sono un adolescente” si definisce Vitali scherzando ma non troppo, che ha scelto Bagno 62 Le Spiagge, a Rimini, per presentare il suo volume “Vivo per miracolo”. La storia di una guarigione miracolosa, per intercessione di Sandra Sabattini, la giovane riminese prossima alla beatificazione.
“Per chi, come me, la vive quasi ogni giorno, l’alba non è mai uguale a se stessa, proprio come la vita. È un bel regalo per cominciare la giornata”.
Tutto è cominciato all’età di 40 anni, quando da credere in Dio è facile passare a sentirsi Dio, “con il tempo illimitato in tasca: non mi mancava qualcosa, avevo troppo”.
La sera prima dell’intervento entra in camera don Oreste Benzi (di cui Stefano è stato segretario per anni, prima di intraprendere la carriera politica ed essere eletto presidente della Provincia dopo aver ricoperto il ruolo di assessore nel comune di Rimini). “Ha calmato le mie ansie”. Ma c’erano 300 metri da percorrere, i 300 mt più lunghi della vita: quelli che portavano alla sala operatoria. È la svolta medica. Ma il 10 agosto, dopo un’operazione comunque positiva, alla consegna della cartella clinica, Stefano comprende che il tempo è finito. Sviene, è ricoverato, resta in ospedale da solo e vive una vera “notte oscura”.
Incalzato amichevolmente dalla giornalista Simona Mulazzani, con il sottofondo delle musiche cantate da Paolo Sgallini e dei brani eseguiti dal Coro “Carla Amori” (diretto fa Andrea Angelini), Vitali ripercorre i giorni del decorso, la lotta contro il tumore: “vivere il tempo giocando positivamente in attacco prima del game over”. Alla disperazione Stefano ha opposto il “Tutto è grazia” che tante volte aveva visto vivere nei momenti drammatici da don Oreste. E lasciare eredità ai figli non economica ma la positività dei giorni. “Ogni mattina volevo indossare il sorriso più bello”. La malattia è fatica, sofferenza, dramma ma anche una buona occasione: vivere il tempo assaporando ogni attimo, “e il tempo si dilata”.
Il 3 settembre don Oreste avverte Stefano e la.
moglie Lolli di averlo affidato alla preghiera di Sandra Sabattini. Un mese dopo il dottor Alberto Ravaioli gli comunica: “Non chiedermi perché, ma i tuoi valori stanno tornando nella norma”. Due giorni dopo la morte di don Oreste, Stefano Vitali è “negativizzato”.
E ritorna ad essere Dio. Inizia la corsa alla presidenza della provincia. Muoiono due giovani ragazzi e altre persone con cui Vitali aveva costruirono relazioni. “Lui non ce l’ha fatta” mi disse una mia collaboratrice riferendosi ad uno dei ragazzi deceduti. Stefano è scosso.
I medici e le cartelle cliniche non mentono: Vitali è un sopravvissuto. “Come si può restare indifferenti di fronte a ciò? E ho ripreso in mano il timone della vita. Perché ero ancora in viaggio?”. “Stavo giocando i tempi supplementari – racconta il 53enne riminese – dunque non potevo giocarli per il mio ego. Se era tempo regalato, per me sopravvissuto – doveva essere anche tempo restituito”.
Il rapporto con Sandra Sabattini diventa vitale. Una ragazza che diceva sempre si. Diventa una figura che accompagna quotidianamente la vita di Stefano. “Continuamente mi chiedo: come avrebbe vissuto questa esperienza Sandra?”.
Vitali si mette a disposizione della comunità Papa Giovanni XXIII, nella quale ha maturato la sua vocazione. “Per me, che attraversare il Ponte di Tiberio era già un viaggio, l’APG 23 riserva il ruolo dei progetti nel mondo”. Deve fidarsi, dire sì. “E sono stati 6 anni meravigliosi”. Iniziati ogni giorno, ogni mattina alzandosi presto, quando i raggi del sole devono spazzare via le tenebre della notte. Come un cercatore di albe.